Corriere del Trentino, Il T – 22 novembre 2022

Passa l’accordo Provincia-Comuni ma un terzo dei sindaci si astiene

Che molte amministrazioni trentine non siano affatto soddisfatte di come si è conclusa la trattativa sul Protocollo di finanza locale lo si capisce da com’è andata la votazione finale. Ieri al Consiglio delle autonomie non c’è stata la solita unanimità, ma i favorevoli sono stati solo 18 e gli astenuti 10. Tra questi i sindaci di Trento e Rovereto, di Pergine e Arco ma anche altre sei amministrazioni non se la sono sentita di dare il loro placet. Sui contenuti dell’accordo nulla di nuovo: si confermano i 40 milioni di euro sulla parte corrente ma anche l’eliminazione definitiva delle risorse ex Fim equivalenti, anch’esse infatti di 40 milioni, che però queste ultime potevano essere usate anche in capitoli di investimento. Ed è proprio sul tema degli investimenti che si è manifestata la distanza tra la Provincia e i comuni trentini, perché le amministrazioni potranno sì chiudere i bilanci e pagare i servizi ma non potranno investire in alcun progetto.
Ieri si sono concluse anche le audizioni in Prima commissione sulla manovra finanziaria. Del tutto negative le osservazioni dei sindacati, che hanno deposito un documento di analisi della manovra — sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil — che contiene simbolicamente una pagina del tutto bianca: «In modo da testimoniare il vuoto di prospettive con cui si chiude la legislatura».
Molto più positivo il giudizio della Camera di commercio — con Luca Trentinaglia e Massimo Pavanelli che hanno espresso una sostanziale condivisione della la manovra — e del Coordinamento imprenditori che apprezza il criterio della prudenza adottato per la manovra. Qualche rilievo è stato, però, sollevato da Roberto Busato di Confindustria (foto sopra): «Nei prossimi 10 anni mancheranno persone per far funzionare le aziende. Si parla di inserimento delle donne nel mercato del lavoro ma non si sono ancora adottate misure concrete su questo tema». E su bonus e sgravi: «Se durante la pandemia erano giustificati i ristori, oggi occorre stare attenti a non abituare le aziende a queste politiche».

 

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