Nuovo patto per lo sviluppo e unità sindacale: le priorità per il 2018 di Cgil Cisl Uil
Le confederazioni tracciano un bilancio di quest’anno e chiedono più attenzione su conoscenza e politiche del lavoro Un nuovo patto per lo sviluppo e il lavoro, che rimetta al centro temi strategici come la conoscenza, ma anche l’innovazione e le politiche del lavoro. E’ questo l’obiettivo con cui Cgil Cisl Uil del Trentino guardano al nuovo anno, anche in vista dell’importante appuntamento elettorale di ottobre. Le tre confederazioni sottolineano l’opportunità di condividere insieme alle controparti datoriali alcuni assi strategici per sostenere lo sviluppo del territorio e, allo stesso tempo guardano al proprio interno, sottolineando il valore dell’unità sindacale. Per le tre confederazioni trentine l’unità sindacale resta al centro del dibattito. Cgil Cisl Uil rivendicano, infatti, che l’unità di azione è già nei fatti, come dimostra la posizione unitaria che le tre sigle hanno assunto in molte importanti questioni che hanno riguardato il Trentino, sul piano del welfare territoriale, sulla previdenza complementare con l’importante risultato (quasi) raggiunto con Laborfonds, sulla sanità integrativa, ma anche sulle politiche del lavoro, sugli ammortizzatori sociali. Un atteggiamento unitario che ha contraddistinto in questi cinque anni anche le relazioni con il governo provinciale. Il percorso verso l’unità resta, comunque, complesso, e anche nell’ultimo anno, tra le categorie, non sono mancate criticità di rapporti. L’unità sindacale resta comunque un obiettivo a cui tendere nella consapevolezza che essa può garantire una più forte tutela dei lavoratori, un miglior coinvolgimento democratico e maggiore capacità di rappresentanza, soprattutto per i segmenti più deboli e meno tutelati. Le confederazioni, nel rispetto delle dinamiche al proprio interno, lavorano con convinzione verso questo obiettivo. Sul fronte esterno l’attenzione si concentra, in questo ultimo scorcio di legislatura, su due grandi temi, l’investimento in conoscenza e il sostegno forte alle politiche del lavoro. Sul primo fronte Cgil Cisl Uil del Trentino individuano proprio nella formazione una leva fondamentale per uno sviluppo duraturo e non nascondono le proprie perplessità in merito al recente dibattito sul valore dell’università per il nostro territorio. Sul punto i sindacati confederali sono netti: non è accettabile nessun disinvestimento sul piano del sapere, una scelta di tal tipo riporterebbe nel medio termine il Trentino in una situazione di marginalità. Altra parola chiave è il lavoro, che si lega a filo doppio con il sapere. Per Cgil Cisl Uil gli investimenti in politiche del lavoro vanno ulteriormente rafforzati, in particolare nelle politiche attive, anche attraverso un potenziamento dei centri per l’impiego. Anche se i dati sul mercato del lavoro, infatti, hanno fatto registrare un miglioramento con la crescita dell’occupazione, la riduzione della disoccupazione e un saldo positivo tra assunzioni e cessazioni, resta aperto il tema della qualità del lavoro visto l’aumento del part time involontario, l’incidenza dei lavoratori sovra-istruiti e la disoccupazione di lungo periodo. Dinamiche che possono essere invertite con politiche attive mirate e favorendo l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Positivo in questo senso è la creazione di un osservatorio sui fabbisogni occupazionali, che dovrà far capo, per Cgil Cisl Uil, ad Agenzia del Lavoro. Vanno rafforzati ancora gli interventi a sostegno dei segmenti più deboli, dunque dei giovani favorendo un inserimento stabile e qualificato nel mondo del lavoro, dell’occupazione femminile e dei lavoratori over 50. Sul piano delle politiche passive Cgil Cisl Uil del Trentino ritengono sia arrivato il momento di rivedere in maniera innovativa gli strumenti di sostegno al reddito, premiando la capacità delle persone disoccupate di restare attive sul mercato del lavoro. C’è, poi, il tema della finanza pubblica. Fin dall’inizio di questa legislatura i segretari confederali hanno chiesto che le politiche di sviluppo locali fossero fondate su un giusto equilibrio tra agevolazioni fiscali e investimenti in sviluppo. In altri termini gli sgravi alle imprese vanno inseriti in un quadro di selettività, legandoli agli investimenti in innovazione e in occupazione di qualità. Senza dimenticare che le agevolazioni per le imprese devono sempre essere coerenti con quanto previsto a favore di famiglie, lavoratori e pensionati. Non sempre il governo provinciale ha tenuto la barra dritta, cedendo alle pressioni del mondo imprenditoriale. Agli imprenditori Cgil Cisl Uil chiedono un di più di responsabilità, abbandonando le logiche di parte per rinnovare insieme il Patto per lo sviluppo e il lavoro, siglato nel 2014, mettendo al centro la formazione continua e l’apprendimento permanente, l’innovazione, e le politiche per il lavoro. Infine le misure di welfare. I sindacati sono soddisfatti per l’introduzione dell’assegno unico e rivendicano di aver contribuito a creare uno strumento più equo di sostegno al reddito, sia per i soggetti a rischio esclusione sociale sia per le famiglie del ceto medio. Resta aperta invece la partita sulla revisione dell’Icef, che per Cgil Cisl Uil va indicizzato all’inflazione per tutte le misure sociali. Risposte ancora insufficienti anche sulle politiche abitative, che devono trovare nuovo slancio con nuovi investimenti nella realizzazione di alloggi pubblici e a canone moderato e con l’introduzione di forme di risparmio incentivato per l’acquisto della prima casa. Sul piano della qualità del lavoro Cgil Cisl Uil del Trentino sono impegnate nella ripresa della contrattazione di secondo livello, con accordi aziendali e territoriali, per migliorare le condizioni normative e salariali dei lavoratori e delle lavoratrici. E’ questa la strada anche per accrescere i redditi dei lavoratori. I tavoli per la contrattazione di secondo livello possono essere anche l’occasione per introdurre elementi di partecipazione dei lavoratori nella gestione delle aziende. Fronte questo, su cui il Trentino registra una situazione di totale stallo, per una certa reticenza del fronte imprenditoriale.
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