10 maggio 2017 – Trentino, Corriere del Trentino

Preferenza di genere, mancano le firme

Il «supercanguro» di Rossi per superare l’ostruzionismo è azzoppato. Oggi in aula: pressing del Comitato Non Ultimi

 

E cinque. Cinque firme sotto il supercanguro per arrivare alla doppia preferenza di genere ci sono, ma non bastano. La Maggioranza sta tentando la prova di forza per mettere le minoranze davanti alle loro responsabilità. Adesso, negli intenti del presidente Ugo Rossi e dei capigruppo, tocca alle opposizione dire la loro. La maggioranza ha depositato i tre emendamenti che hanno il pregio di saltare a pie’ pari una grandissima parte degli emendamenti ostruzionistici della minoranza. Adesso chi vuole veramente la legge che permetterebbe di avere almeno il 40 per cento di donne in Consiglio non ha altro da fare che mettere le firme accanto a quelle dei capigruppo di maggioranza e di Giacomo Bezzi (Fi) che ieri dopo alcuni tentennamenti ha detto che avrebbe firmato pure lui.

Il fatto è, però, che le due firme mancanti non ci sono e non ci saranno. Tra i capigruppo delle opposizioni nessuno vuole la legge sulla doppia preferenza di genere. Non la vogliono neanche molti peones della maggioranza che nei giorni scorsi si sono dati da fare telefonando in giro per chiedere di non firmare. Hanno i timore di non poter essere rieletti se nelle liste troveranno posto almeno il 40% di donne, come previsto da uno degli emendamenti del supercanguro. E i timori dei peones della maggioranza, unito alla voglia matta delle opposizioni di far fare una brutta figura alla maggioranza, rischiano di avere il sopravvento. Sarà molto difficile, se non impossibile, arrivare alla legge. Il presidente Ugo Rossi probabilmente illustrerà questa mattina gli emendamenti che portano anche la sua firma, oltre a quella dei capigruppo di maggioranza, ma poi la corsa, o meglio il salto, del supercanguro si fermerà. Senza la firma di sette capigruppo, infatti, gli emendamenti non possono essere discussi. Lo stabilisce una prassi d’aula messa nera su bianco ai tempi del presidente del Consiglio provinciale Gianni Kessler: quando sono i iniziati i lavori di discussione di una legge si possono portare in aula solo emendamenti che portino una reale novità e che siano firmati da sette capigruppo. Quindi la maggioranza, a meno di sorprese dell’ultimo minuto, si dovrà accontentare del risultato minimo di poter dire: noi ci abbiamo provato, se la legge non c’è la colpa è di altri. Rispetto al bersaglio grosso della doppia preferenza di genere è ben poca cosa e, infatti, nessuno, a partire da Lucia Maestri, che la legge l’ha proposta, canta vittoria.

Intanto ieri è tornato a farsi sentire il pressing del Comitato Non Ultimi («No a scorciatoie») e della Commissione pari opportunità. E domani anche Cgil Cisl e Uil faranno un presidio in piazza Dante per sostenere la legge.

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