9 maggio 2017 – Trentino

Sanifonds, corsa al posto in cda

Ma le adesioni al fondo non ci sono Le categorie economiche vogliono esserci. Ianeselli: «Solo se portano iscritti»

L’assemblea che dovrebbe dipanare la matassa è fissata per il 23 maggio, ma la composizione del consiglio di amministrazione di Sanifonds rischia di tradursi nell’ennesima difficoltà da superare per il fondo sanitario integrativo territoriale. A far discutere — almeno per ora — non sono i nomi dei futuri consiglieri, ma il numero dei componenti del board. Le associazioni economiche di categoria vogliono tutte farne parte, non senza un paradosso: non è ancora chiaro chi poi farà aderire i propri iscritti. Tra non molto, quindi, si potrebbe avere un cda in cui siedono rappresentanti di categorie che non aderiscono a Sanifonds.

L’attuale presidente, Roberto De Laurentis, si prepara a cedere il testimone, ma non intende uscire di scena senza avere chiarito il proprio pensiero. «I sindacati hanno proposto un cda composto da sei persone: tre loro e tre delle categorie. Per i confederali il conto è presto fatto, Cgi, Cisl e Uil sono tre. Più complicato per Provincia, Artigiani, Confindustria, Cooperazione, Confcommercio, Confesercenti e Asat. Piuttosto, si faccia un cda a tre: un sindacalista, un rappresentante della Provincia e uno delle categorie economiche, così noi non saremo gli unici a “litigare” per decidere chi può sedere in cda e chi no». Un problema che resta in ogni caso minore rispetto a quello dell’adesione a Sanifonds. Di fatto, fino ad ora il fondo sanitario integrativo nato per essere il corrispettivo del fondo regionale previdenziale (Laborfonds) vede l’adesione dei soli dipendenti pubblici. «A lungo — ricorda De Laurentis — ho letto che sarei stato io a frenare la piena operatività del fondo. Credo che il prossimo futuro si incaricherà di smentire chi ha sostenuto questa tesi. Non credo abbia senso che in consiglio di amministrazione siedano categorie che non aderiscono e non credo saranno molte a farlo. La Cooperazione ha già fatto capire che resterà nel suo di fondo. Gli altri avranno i loro problemi a sganciarsi dai fondi nazionali. Gli Artigiani la trattativa con Roma l’hanno già fatta, vedremo se faranno altrettanto gli altri».

Il presidente di Confcommercio, Gianni Bort, non nega il problema. «Ne discuteremo nella prossima giunta. Il fondo territoriale ha una sua ragione d’essere, visto che il nomenclatore è tarato sulla sanità locale che fornisce servizi altrove a pagamento. Est, il nostro fondo nazionale, però, conta un milione e mezzo di iscritti e se ogni regione si staccasse verrebbe meno la solidarietà nazionale». Insomma, la Cooperazione, messi da parte i discorsi sulla coesione territoriale, con buona probabilità non aderirà. Confcommercio nutre i suoi dubbi. Confesercenti pare abbia analoghe difficoltà con Roma. Confindustria, dopo un primo tentennamento, ha sempre dichiarato di voler aderire, ma solo dopo l’ingresso nel cda.

«Noi confederali — commenta il segretario della Cgil, Franco Ianeselli — la nostra proposta per un cda snello l’abbiamo fatta. Le categorie

hanno problemi di rappresentanza? Facciano una proposta diversa. Da parte nostra non c’è alcuna volontà di impuntarci. Su una cosa, però — sottolinea il segretario generale — non possiamo transigere: chi intende prendere parte al consiglio di amministrazione deve anche promuovere l’adesione dei propri iscritti. Non è ragionevole avere nel massimo organo di governo dell’ente categorie che all’ente nemmeno aderiscono».

Scarica il pdf: Sanifonds ART 090517