08 febbraio 2020 – Corriere del Trentino

«Pubblico impiego, ora la giunta rispetti gli accordi»

I sindacati incalzano Fugatti sul contratto. E lanciano le assemblee con i lavoratori

TRENTO «Il protocollo firmato è un atto di valore politico che impegna il presidente Fugatti e costituisce il tassello fondamentale per il rinnovo del contratto». A quasi un mese di distanza dall’annuncio dei 67 milioni stanziati per il rinnovo dei contratti collettivi 2019-2021 del personale del sistema pubblico provinciale, i tre segretari generali di Fp Cgil (Luigi Diaspro), Cisl Fp (Giuseppe Pallanch) e Uil Fpl (Marcella Tomasi) si sono ritrovati presso la sede del Cgil del Trentino per ribadire la centralità del protocollo firmato, prima di annunciare due grandi assemblee con i lavoratori.
Con l’obiettivo di spiegare al meglio i contenuti dell’intesa raggiunta agli interessati, il 12 febbraio a Trento e il 18 a Rovereto sono previsti due appuntamenti collettivi, per poi partire per un «tour» di incontri sui posti di lavoro in tutto il Trentino, al fine di «raccogliere osservazioni e presentarci al meglio alle contrattazioni».
I lavoratori, secondo i sindacati, hanno avuto «un ruolo fondamentale» per far fare un passo indietro alla Giunta provinciale, che non prevedeva risorse per i 33mila dipendenti pubblici divisi tra scuola, ricerca, enti pubblici e sanità. «Con la manifestazione del 22 novembre siamo riusciti ad aprire un dialogo con la Provincia, che inizialmente — spiega Diaspro — non voleva nemmeno discutere di rinnovo del contratto». E pazienza se alcune sigle sindacali come la Fenalt non hanno firmato il protocollo. «Rappresentiamo almeno il 75% dei lavoratori — commenta Tomasi —, quindi abbiamo diritto di sederci al tavolo delle contrattazioni. Detto questo, ci piacerebbe essere uniti nelle contrattazioni — continua —, ma se ci si dissocia già alla partenza, quando da zero si è passati a 67 milioni allora mi sembra difficile arrivare in fondo insieme».
Il protocollo d’intesa firmato il 14 gennaio, infatti, prevede l’aumento del 4,1% in quattro tranche: dal 1° gennaio 2019 per lo 0,7%, dal primo aprile 2020 per l’1,8%, dal 1° gennaio 2021 per il 3% e dal primo settembre 2021 dell’intera percentuale. «Anche quello delle tempistiche fissate per iscritto è un grande risultato — sottolineano i sindacati — perché all’inizio si parlava di completare gli aumenti entro il 2022, senza paletti prefissati».
Due le clausole che sono state introdotte all’interno del protocollo. La prima riguarda il «trattamento di maggior favore», vale a dire che «la Giunta si impegna a recepire e modificare i contratti provinciali nel caso in cui, in quelli nazionali ci siano condizioni migliore». La seconda, che ha fatto più discutere anche con le altre sigle sindacali che non hanno sottoscritto l’accordo, è quella di salvaguardia. Nel testo si legge che la Provincia si è riservata di rivedere gli accordi presi nel protocollo in caso di «imprevedibili dinamiche recessive del bilancio». «Ma questa formulazione tutela appieno i lavoratori — spiegano le sigle sindacali — perché la revisione non implicherebbe solo i dipendenti pubblici, ma tutte le politiche d’investimento della provincia».
Permane, invece, l’incertezza sull’inizio vero e proprio delle trattative per la rinegoziazione contrattuale. «Prima si devono smaltire le code dell’accordo 2016-2018 — raccontano Cgil, Cisl e Uil — e poi ci devono essere certezze sulla disponibilità delle somme di cui la Provincia può disporre». Prima dello stanziamento effettivo, quindi, il tavolo è destinato a non partire.

 

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