29 marzo 2022 – Corriere del Trentino

Pubblico impiego, Roma contro Trento. Lo Stato impugna due articoli della Finanziaria: proroga delle graduatorie incostituzionale. La Provincia resiste

TRENTO La proroga delle graduatorie dei dipendenti pubblici è il nuovo pomo della discordia tra Trento e Roma. Il governo ha infatti impugnato la finanziaria della Provincia per gli articoli 16 e 17, che riguardano appunto il pubblico impiego. Con una delibera la giunta ha deciso di costituirsi in giudizio e difendersi punto su punto.
Il ricorso è stato promosso dal presidente del consiglio dei ministri e notificato agli uffici di Piazza Dante il 25 febbraio. Nel mirino del governo Draghi due articoli della legge di stabilità, approvata dal consiglio provinciale il 27 dicembre del 2021. La modifica introdotta all’articolo 16 dalla Finanziaria estende infatti la validità delle graduatorie del personale provinciale, cui attingere per l’assunzione di personale a tempo indeterminato relative al comparto della autonomie locali, al 31 marzo del 2023. Oltre dunque il 30 giugno 2022 previsto in precedenza. Una decisione che secondo Roma è incostituzionale come il governo stesso specifica nel ricorso, poiché contrasterebbe «i principi di uguaglianza, buona andamento e imparzialità della pubblica amministrazione, nonché con la riserva di competenza esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile, nella quale rientrerebbe la disciplina del pubblico impiego». Insomma, prorogare delle graduatorie e non bandire invece dei concorsi nuovi potrebbe escludere cittadini dalla possibilità di ottenere un posto di lavoro. E se fino a oggi la proroga era giustificata alla luce dell’emergenza dettata dalla pandemia da adesso in poi questa motivazione pare più fragile. Più tecnica la ratio che spinge a contestare l’articolo 17, che riguarda le retribuzioni incentivanti.
«Credo — commenta Giuseppe Pallanch, segretario della Cisl Funzione pubblica, spostando il focus — che la vera cosa da fare sarebbe procedere ad assumere personale». La Provincia però ha ritenuto infondate le censure mosse da Roma «alla luce delle competenze legislative riconosciute alla Provincia di Trento dallo statuto speciale di autonomia e dalle sue norme di attuazione». Per ribadire dunque «la legittimità costituzionale delle norme» Piazza Dante ha affidato la difesa agli avvocati Giacomo Bernardi e Sabrina Azzolini anche alla luce della necessità di «difendere le competenze provinciali».
Un altro contenzioso vedrà la Provincia protagonista a Roma, dal momento che la Uil sta preparando il ricorso al Consiglio di Stato sulle apertura a luglio delle scuole dell’infanzia. Un tema che ha visto il sindacato scontrarsi apertamente con l’assessorato all’istruzione. E che oggi si arricchisce di un nuovo capitolo. Nella seduta della giunta di venerdì infatti è stata deliberata la decisione di concedere cinque giorni di ferie agli insegnanti a tempo indeterminato nei periodi di apertura estiva delle materne, tra giugno e agosto a seconda che si tratti di scuole a calendario ordinario, turistico o speciale. Il personale potrà essere sostituito per un massimo di cinque giorni. Una scelta che ricalca quella dello scorso anno ma che fa nuovamente arrabbiare i sindacati. «È l’ennesimo smacco — afferma decisa Marcella Tomasi della Uil — Si tratta di un criterio che non è previsto dal contratto. Lo abbiamo contestato lo scorso anno e auspicavamo di poterne discutere quest’anno. Invece veniamo di nuovo posti di fronte al fatto compiuto. Inseriremo anche questo passaggio nel ricorso contro l’apertura estiva che stiamo preparando per il Consiglio di Stato».

 

Scarica il pdf: Pubblico Impiego ART 290322 2