Corriere del Trentino, Il T – 20 maggio 2023

«Riforma carriere, si rischiano più danni che benefici»

TRENTO «Si rischiano più danni che benefici». Si può sintetizzare così il pensiero della professoressa Elina Massimo coordinatrice dell’Area V (dirigenti scolastici) della Uil Scuola che ha inviato un documento puntuale a tutti i colleghi, all’assessorato e al Dipartimento Istruzione sulla riforma delle carriere docenti. Un’analisi dettagliata del disegno di legge dell’assessore Mirko Bisesti che conferma la spaccatura anche all’interno della dirigenza scolastica su quella che è stata definita «una rivoluzione» della scuola trentina, ma che continua ad alimentare dibattiti accesi e malumori, nonostante il parere positivo, seppure con qualche modifica, espresso dell’associazione dei dirigenti scolastici (Anp) nella seduta della Quinta Commissione dell’8 maggio scorso.

«È una riforma importante, la scuola è un mondo delicato e complesso e se l’obiettivo è giusto, il metodo è sbagliato», afferma. Nulla da dire sugli obiettivi. Il miglioramento organizzativo, il potenziamento degli apprendimenti dei ragazzi, l’individuazione di percorsi di sviluppo e la crescita sono passaggi fondamentali per il futuro della scuola, ma «si ritengono inadeguate e controproducenti le ipotesi di intervento tracciate dal decreto». I presidi stigmatizzano lo strumento del concorso per il passaggio di carriera. «Non è opportuno né corretto affidare al dirigente scolastico la pre-selezione per l’accesso al concorso», affermano e ritengono ancora di più «riduttivo, inefficace, se non fuorviante affidare ai concorsi la misurazione di tale professionalità».

«La professionalità dei docenti si costruisce — osservano i presidi — si evolve e si rafforza dalle conoscenze disciplinari e dalle competenze pedagogiche e didattiche; dall’esperienza, dalla passione e dalle capacità di relazione; dalla sperimentazione e dall’innovazione metodologica; da percorsi formativi coerenti con gli interessi e le scelte didattiche e pedagogiche del Progetto di Istituto e del singolo docente». Non può dunque essere misurata attraverso selezioni concorsuali. Secondo i dirigenti scolastici iscritti alla Uil va poi definito il concetto di docente esperto «ipotizzando il ricorso all’osservazione, esterna o di un team interno, e il coinvolgimento di tutti i diversi attori che fanno parte del contesto dei singoli istituti». La ricerca «è parte integrante e imprescindibile della professione docente e il suo sviluppo nella didattica del quotidiano è affidata a progetti che vedono il coinvolgimento dei consigli di classe e di team dedicati», sottolineano nel documento. «L’abbiamo detto in tutte le sedi e lo ribadiamo anche ora — spiega Massimo — il principio è giusto, ma il metodo è sbagliato e c’è maretta anche tra i dirigenti scolastici». Secondo la Uil è stato fatto un errore nel merito perché «è mancato il confronto». È necessario dunque fermarsi e riflettere e «cercare una risposta davvero condivisa e praticabile al legittimo bisogno di riconoscimento dei docenti, che rispetti ruoli e funzioni ma soprattutto il quotidiano lavoro di tutti».

 

Scarica il pdf: CORRIERE, IL T scuola ART 200523