26 ottobre 2018 – Corriere del Trentino

 Sait. Azienda e sindacati, scontro frontale.

Rifiutate le proposte di Cgil, Cisl e Uil.

Si va verso il terzo giorno di sciopero

Lo sciopero continua. Lo hanno annunciato ieri sera Cgil, Cisl e Uil, che hanno proclamato per oggi il terzo giorno consecutivo di mobilitazione dei lavoratori Sait. Non è servito, infatti, l’incontro che i sindacati sono riusciti ad avere ieri pomeriggio con il presidente e il direttore della cooperativa: le offerte dei sindacati hanno incontrato il muro della dirigenza. Muro che, annunciano i sindacati, «dovranno scalfire i lavoratori continuando la protesta».
Fino a ieri a mezzogiorno, il secondo incontro tra i rappresentanti dei lavoratori e la dirigenza della società per ridiscutere il contratto integrativo, rescisso dall’azienda a settembre, era fissato per il 7 novembre. Incontrando i lavoratori in picchetto in corso 3 Novembre, il presidente Sait Renato Dalpalù e il direttore Luca Picciarelli avevano accettato la proposta dei sindacati di vedersi subito. Dal tavolo, tenutosi nel primo pomeriggio, non sono però uscite novità. «Siamo arrivati all’incontro con un approccio propositivo spiega Lamberto Avanzo di Fisascat, esprimendo la posizione comune delle sigle confederali ma è stato tutto inutile. Abbiamo proposto di rinnovare il contratto in scadenza per tutto il 2019 e, nel frattempo, di definire insieme alla direzione i parametri che determineranno il premio di produzione del futuro contratto integrativo. Ci hanno detto no. Allora abbiamo avanzato una seconda proposta: prolunghiamo fino a fine anno l’accordo per quanto riguarda la parte fissa del premio, e intanto discutiamo insieme della parte variabile. Di nuovo, per l’azienda, niente da fare». Nonostante i rifiuti, i sindacati hanno tentato una terza via, chiedendo un incontro con il consiglio di amministrazione di Sait. «Per la terza volta, Dalpalù e Picciarelli hanno rifiutato» racconta Avanzo.
Per i sindacati, a questo punto, non rimane altro da fare che continuare lo sciopero, arrivando oggi al terzo giorno consecutivo di mobilitazione.
«Una situazione mai vista in Sait commenta Roland Caramelle di Filcams ma da parte della dirigenza è stato alzato un muro inconcepibile». Eppure ieri, parlando con i lavoratori in sciopero, Dalpalù aveva sottolineato come portare la questione al tavolo negoziale «senza strumentalizzazioni nè provocazioni» fosse l’unica strada possibile per arrivare a una soluzione.
Soluzione che, tuttavia, sembra ancora lontana dato che le due parti non riescono ad accordarsi neppure sul quadro generale in cui si trova oggi a operare l’azienda. Parte da un dato di fatto il direttore Picciarelli: «Federcoop ha investito 40 milioni in Sait. A fronte di questa cifra, ora chiede risultati. Ciò non dipende né dalla direzione, né dai lavoratori: è, semplicemente, il contesto in cui ci troviamo». Picciarelli prosegue ricordando ai lavoratori che anche per la dirigenza varrà la regola per cui i premi saranno legati alla prestazione. Qui, però, il pettine incontra un nodo: per i sindacati, infatti, la bozza del nuovo accordo integrativo proposto dalla direzione elenca sì i parametri e gli obiettivi su cui si calcolerà il premio di produzione, ma non li quantifica.
Vale poco, quindi, la rassicurazione del presidente che questi parametri saranno ragionevoli e raggiungibili.
Legare il premio agli obiettivi, per i lavoratori, significa esporsi alle intemperie dell’andamento delle vendite. «Si parla sempre di produttività, ma mai di responsabilità – critica Angelo Nicosia di Uiltucs – Questa direzione, di responsabilità, sembra proprio non averne. L’accordo integrativo è stato rescisso senza motivazione, Sait non è in crisi. Certo, il debito c’è, ma di nuovo è frutto della leggerezza con cui la direzione dell’azienda ha lavorato in questi anni. Fuori dal centro di Trento, ci sono negozi che sembrano usciti dagli anni ‘60. Questi erano i fronti su cui serviva investire per rimanere competitivi sul mercato». La preoccupazione che altre catene della grande distribuzione possano soffiare quote di mercato a Sait, infatti, sembra essere la ratio dietro la volontà della direzione di legare premi a produttività. «Dire no a prescindere a ridiscutere i termini del contratto integrativo significa stare fuori dalla realtà», sottolinea Dalpalù. Per i sindacati, però, la storia è diversa. «Non ha senso fare paragoni con altre aziende. Qui non ci sono benefit che hanno i lavoratori altrove – risponde Nicosia – ma se vogliamo pareggiarci alle altre aziende, tanto vale chiudere».
Senza mediazione, il braccio di ferro continua. I lavoratori sono ancora con i sindacati: «Siamo tutti uniti nel voler continuare la mobilitazione» conferma Avanzo. In prospettiva, l’incontro del 7 novembre si annuncia uno scontro frontale.

Scarica il pdf: Sait ART 261018