Corriere del Trentino – 16 giugno 2022

Sait, la sfida dei magazzinieri «Siamo pronti ad azioni legali»

Nel giorno della protesta, davanti ai cancelli solamente lo strombazzare dei camion in uscita da via Innsbruck, vicini idealmente ai colleghi, riesce a coprire il grido della protesta. «Vergogna, vergogna», ripetono i lavoratori. I numeri sono noti, settantacinque persone, ma le storie meno. Hanno età diverse, chi ha appena acceso un mutuo e chi invece fra poco più di un anno andrà in pensione dopo una vita nei magazzini di Sait. Accanto a loro ci sono i sindacati, Filcams, Fisascat e Uiltucs, che da giorni contestano la scelta del Consorzio delle cooperative di consumo trentino che ha avviato la procedura di licenziamento di 75 addetti alla logistica che hanno davanti una scelta netta: Naspi oppure cessione del contratto alla cooperativa Movitrento (che già impiega 150 persone nello stesso magazzino). «Ma quelle condizioni di lavoro le conosciamo bene e sono inaccettabili, turni fino a 14 ore, nessun servizio mensa, appena 1.200 euro» tuonano i lavoratori.

«Da dodici anni — racconta Daniel D’Agostino, fra i lavoratori più giovani — con il nuovo direttore (Luca Picciarelli, ndr ) oltre al taglio del personale è stato disdetto il contratto integrativo, le buste paga sono state abbassate e ora arriva un nuovo taglio malgrado le rassicurazioni del presidente Renato Dalpalù. Non si capisce il motivo, perché con più di due milioni di utile non è credibile. Risparmiano su di noi». E il passaggio a Movitrento, vedendo chi lavora al loro fianco ma con condizioni diverse, spaventa: «Accumulano ore, entrano ma non sanno quando escono: lavorano 12-13 e arrivano a 14 ore, non hanno pause pranzo e non hanno un posto adibito alla mensa, mangiano sui tavoli in magazzino». Per i dipendenti Sait, viceversa, è previsto come strumento integrativo il servizio mensa. Ma, nella procedura di cessione (per chi accetterà) non è previsto il trasferimento di tali benefit.

«Io lavoro qui dal 2009 — prosegue D’Agostino — da poco ho comprato casa e ho fatto un mutuo enorme, concesso dalla banca sulla busta paga. Ed è la storia di tutti». Ora, prosegue, «spetta ai sindacati trattare, ma a queste condizioni non abbiamo intenzione di accettare e faremo causa all’azienda».

«Io lavoro qui da 33 anni — fa eco Giorgio Debiasi — ne ho viste di tutti i colori e mi manca un anno e mezzo per andare in pensione ma non credo di accettare le condizioni che ci pongono, vediamo ogni giorno come lavorano i colleghi, l’estate finiscono anche alle 2 di notte e mangiano le pizze lì». Orari e salari agitano i lavoratori.

Ma su questo Sait invita i sindacati ad aprire la trattativa e dipanare lì i nodi. «Finora vediamo una protesta mediatica ma al tavolo non si sono visti — riflette il direttore generale, Luca Picciarelli — Non intendiamo licenziare nessuno, l’abbiamo ribadito: questa è una procedura necessaria per avviare il trasferimento». Il direttore spiega

poi le condizioni: «Il contratto di riferimento sarà quello del commercio, al pari di quello attuale e ogni collaboratore manterrà nel trasferimento alla Movitrento il proprio inquadramento, la propria anzianità di servizio oltre ad eventuali ad personam ».

Ma Filcams, Fisascat e Uiltucs rivendicano di essersi sempre seduti al tavolo. «Non ci siamo mai sottratti al confronto, ma abbiamo sempre ribadito con chiarezza la nostra contrarietà all’appalto di servizio perché non ci sono garanzie sufficienti per i lavoratori. Sait però non si è mai mossa di un centimetro. Rifiuta la cessione del ramo d’azienda con giustificazioni a nostro avviso insufficienti», ribadiscono Paola Bassetti (Filcams), Gabriele Goller (Fisascat) e Vassiolios Bassios (Uiltucs).

La verità per i sindacati è un’altra: Sait, dicono, vuole abbattere i costi del magazzino. «Non possiamo accettare un taglio dei costi sulla pelle dei lavoratori quando il consorzio ha chiuso il bilancio con un utile di 2,6 milioni di euro e il magazzino ha raggiunto tutti gli obiettivi, come dimostra l’erogazione del premio di risultato — proseguono — Dove è finita la funzione sociale della cooperazione? Se questo è il percorso intrapreso, con la benedizione di Via Segantini, temiamo anche sulle ripercussioni che questa logica avrà su famiglie cooperative e Superstore».

«Si firmano protocolli d’intesa fra Provincia e Cooperazione con grandi parole — insiste Walter Alotti, segretario della Uil — ma sul lato pratico questi valori non si vedono». Ancora: il segretario punta il dito contro la giunta. «Finora abbiamo notato solamente il silenzio».

E ora? Entro sette giorni i sindacati dovranno rispondere all’avvio di procedura per chiedere l’esame congiunto, che ha una durata di 45 giorni al massimo per la fase sindacale e, se non si conclude, 30 giorni al servizio lavoro. Dunque 72 giorni è il tempo massimo entro cui si deve chiudere la trattativa. Ma tutta la documentazione è ora al vaglio degli uffici legali dei sindacati per verificare che la procedura, fino a qui, sia stata corretta.

 

Scarica il pdf: ART Sait 160622 2 (1)