24 giugno 2020 – Corriere del Trentino

Scuola, il personale Ata «Nuove assunzioni anche per i tecnici»

TRENTO Analisi complessiva della situazione, tempi scolastici pari a quelli pre-Covid, attenzione al personale amministrativo, tecnico e ausiliario che dovrà gestire gli spazi e le strutture nel primo anno di lezioni successivo alla grande pandemia. Sono queste le richieste e i punti di criticità con i quali si dovranno confrontare l’assessore provinciale all’istruzione Mirko Bisesti e il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti per la riapertura delle scuole a settembre. Richieste che vengono da una platea di realtà di rappresentanza del mondo della scuola. Il Consiglio del sistema educativo provinciale in particolare punta il dito contro la gestione dell’emergenza coronavirus in relazione alla gestione di studenti, insegnanti e famiglie: «La politica ha la responsabilità di una visione globale — scrivono nel documento approvano nella seduta di lunedì 22 —. Riguardo alla scuola si chiede in particolare perché non siano stati coinvolti esperti tali da rappresentare i diversi aspetti della questione. Cioè non solo quello sanitario e, di conseguenza, logistico — protezione civile e Dipartimento istruzione — ma anche le implicazioni psicologiche, sociali, rispetto alle famiglie e alla sana socialità degli stessi alunni, e didattiche. Per converso, la vicenda della riapertura parziale delle scuole dell’infanzia sembra confermare la volontà di non coinvolgere i diretti interessati, famiglie e insegnanti».
Critiche vengono anche dalle parti politiche di minoranza, con le proposte per la ripartenza elaborate dalla Commissione Scuola PD.
L’attenzione passa al metodo didattico: «La didattica a distanza può e potrà essere uno strumento aggiuntivo, complementare, integrativo alla didattica in aula ma la vera scuola è quella di “prossimità” — rimarcano i firmatari, segnalando un grave rischio per l’anno scolastico 2020/2021 —. Non si deve dunque avere “meno scuola”, così come è stato previsto per il prossimo anno scolastico. L’organizzazione del primo ciclo pre Covid-19 che prevedeva 30 ore di frequenza deve rimanere tale. Prevedere una scuola a 26 ore, spalmata solo al mattino dal lunedì al sabato compreso, svantaggia gli studenti, che di fatto hanno meno scuola, e causa problemi alla grande maggioranza dei genitori che lavora anche nei pomeriggi. Anche in vista delle elezioni amministrative di settembre le scuole non vengano coinvolte, si cerchino altri spazi».
Ultimi ma non ultimi i rappresentanti del personale Ata che si occupa di gestire le scuole dal punto di vista amministrativo, tecnico e ausiliario: «Il rischio è di finire in secondo piano — commenta Fabrizio Solinas, referente del personale Ata-Ae della Uil, in seguito a un incontro con Bisesti ieri pomeriggio —. Per l’anno che arriva bisogna pensare all’assunzione di nuovo personale per gestire le nuove necessità degli istituti e alla formazione del referente per il Covid-19. Ci è stato annunciato un intervento economico, ma su temi tanto improntati bisognerebbe prima pensare a quello che serve e poi cercare di gestirlo dal punto di vista dei finanziamenti, non il contrario».

 

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