l’Adige – 26 gennaio 2023

Scuola, riforma delle carriere Sindacato e presidi divisi

Di Fiore (Uil), dubbi sugli aumenti di 350 euro al mese: «Mancano le risorse».

La riforma della carriera dei docenti con aumenti di più di 350 euro al mese per i docenti meritevoli- presentata questo martedì al Ministro dell’Istruzione e del Merito dall’Assessore Mirko Bisesti – sta facendo discutere animatamente il mondo scolastico. Il giudizio di Uil Scuola del Trentino a riguardo è estremamente negativo: «Innanzitutto non ci sono le risorse», esordisce il segretario Pietro di Fiore: «Abbiamo appena firmato un’ipotesi di rinnovo contrattuale che prevede aumenti inferiori ai 100 euro lordi per gli insegnanti e, nel modello ideato dalla Provincia, a regime dovremmo avere un 40% degli insegnanti premiati, con aumenti di 350 euro; è evidente che non ci sono le risorse». Oltretutto, per il segretario, sarebbero ben altri gli elementi che permetterebbero davvero di potenziare la qualità della scuola, di valorizzare e rendere attrattivo il lavoro degli insegnanti: maggiori risorse per gli stipendi, la stabilizzazione degli insegnanti precari – che oggi sono tra il 20% e il 30% – e concludere il numero maggiore possibile di contratti a tempo indeterminato. Anche Leonardo de Caro, insegnante all’Istituto Comprensivo di Mezzocorona, sottolinea l’esigenza di misure diverse da quelle previste dalla riforma: «La vera valorizzazione dei docenti sarebbe innanzitutto economica, perché abbiamo degli stipendi da fame, soprattutto a fronte delle qualifiche che possediamo; e poi, sociale: oggi insegnante è sinonimo di fannullone, incompetente, abbiamo un peso sociale scarsissimo e quello che facciamo viene considerato da niente». La riforma non riconosce, quindi, le azioni che sarebbero da intraprendere per valorizzare davvero gli insegnanti. «Oggi l’insegnante è considerato marginale, un semplice esecutore di procedure», afferma Max Sorci, insegnante all’Istituto Comprensivo Predazzo-Tesero- Panchia’-Ziano. «Ci è stato detto dalla sovrintendente e dall’assessore che la progettazione della riforma è stata partecipata, che ha coinvolto tutte le componenti della comunità scolastica; ma tutto questo coinvolgimento non c’è stato». Ad esempio, racconta Sorci, per tutta la val di Fiemme erano coinvolti soltanto 40 insegnanti. «Neanche il Consiglio del sistema educativo provinciale», un organo consultivo che esprime pareri relativamente al mondo dell’istruzione «è stato consultato sulla tematica». Dalla sezione Trentina dell’Associazione Nazionale Presidi, invece, arriva un parere decisamente diversa: il presidente Paolo Pendenza sostiene la necessità di questa riforma: «La professione di docente sta attraversando un momento di crisi; è sempre più difficile trovare professori e maestri di scuola elementare, perché i giovani laureati preferiscono lavorare in altri ambiti». Secondo Pendenza, la riforma potrebbe alleviare questa crisi, valorizzando la professione e dando un riconoscimento giuridico ed economico a chi si vuole assumere ulteriori responsabilità. «La possibilità di fare carriera e acquisire altre competenze», aggiunge il presidente, «potrebbe essere stimolante per quei docenti che decideranno di fare questo ‘salto di livello’; possibilità che oggi non esiste». Secondo Pendenza, quindi, la riformava nella direzione giusta. «Non dobbiamo dimenticare che l’Italia è uno dei pochi Paesi nei quali non esiste nessuna forma di carriera, nessuna forma di riconoscimento giuridico ed economico dei ruoli differenti che gli insegnanti possono avere». Il presidente evidenzia quindi la necessità del sistema scolastico di «avvicinarsi a quello che avviene nella maggioranza dei Paesi europei». Secondo Pendenza, infine, questa riforma può incoraggiare la cooperazione nel mondo della scuola: «Più gli insegnanti cresceranno dal punto di vista formativo, più si diffonderà l’idea di una scuola dove collaborare è un valore aggiunto».

 

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