14 aprile 2021 – Corriere del Trentino

Stop ai vaccini, la rivolta della scuola:«Decisione grave e contraddittoria» I genitori: «Vicenda gestita in modo imbarazzante» Sindacati netti: «Servono misure di sicurezza»

TRENTO C’è preoccupazione nel mondo della scuola dopo il nuovo cambio di rotta imposto dal governo alla campagna vaccinale, che ha sospeso anche in Trentino l’immunizzazione del personale scolastico per dare priorità assoluta alle persone fragili e anziane (over 60, è stata la soglia posta lunedì dal presidente della Provincia Maurizio Fugatti). Ma non manca pure una certa irritazione. Per Pietro Di Fiore, segretario regionale della Uil scuola, si tratta di una decisione «veramente grave», mentre la segretaria della Flc Cgil Cinzia Mazzacca ne sottolinea la «contraddittorietà rispetto all’annunciata volontà di tenere le scuole aperte». Per Maurizio Freschi, presidente della consulta provinciale dei genitori e vicepresidente del consiglio del sistema educativo, è stata «l’intera campagna vaccinale del personale scolastico ad avere modalità di gestione imbarazzanti, che denotano uno scarso rispetto e considerazione per il mondo della scuola».

I sindacati
Insomma, pur comprendendo le motivazioni dell’ordinanza del commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo «che cerca di dare un po’ di ordine nel nostro Paese» come dice Di Fiore, l’amaro in bocca un po’ rimane. «In analogia con ospedali e Rsa — aggiunge il segretario della Uil scuola — se vogliamo che le scuole siano aperte, per il bene dei nostri ragazzi in primis, ma anche per la libertà dei genitori di lavorare e riprendere tutti una vita normale, non possiamo escludere insegnanti e personale Ata dalle vaccinazioni». La sua richiesta è che i lavoratori della scuola vengano reinseriti tra le categorie da immunizzare prima. O perlomeno che le vaccinazioni riprendano «nel più breve tempo possibile» come esorta Mazzacca, che chiede anche che le prenotazioni già in essere non vengano cancellate, ma solo spostate del tempo necessario: «La gran parte del personale scolastico si è prenotata solo da aprile, per ritardi della Provincia, non si annulli tutto». La segretaria del sindacato Cgil dei lavoratori della conoscenza lamenta inoltre una mancanza di dati: «Non so quanti siano finora i vaccinati, in Trentino la campagna era già in ritardo rispetto al resto del Paese». Di Fiore abbozza «un 30-40% di colleghi che hanno già avuto la prima dose di AstraZeneca. La situazione è migliore sul fronte del personale scolastico che rientra tra i lavoratori iper-fragili, che da una decina di giorni hanno avuto la possibilità di fissare l’appuntamento». «Uso le parole che il dottor Antonio Ferro (il direttore del dipartimento prevenzione dell’Azienda sanitaria, ndr ) utilizzò nell’incontro che abbiamo avuto un mese fa — incalza Mazzacca — la scuola è in sicurezza quando almeno il 70% del personale è vaccinato. Chiedo al presidente della Provincia se sia così. In caso contrario, la scuola non è in sicurezza e questo è contraddittorio con la sua volontà di tenerla aperta nei prossimi due mesi». I due sindacalisti rivolgono poi il pensiero a quella che è la parte più delicata dell’anno scolastico: «Tenere aperta la scuola vuol dire fare scuola — sottolinea Mazzacca — e questo non succede se mancano gli insegnanti perché si ammalano e devono essere sostituiti proprio nella parte finale dell’anno scolastico, quando dovrebbero essere a maggior ragione presenti per garantire continuità didattica». «Si pensi agli esami di maturità — le fa eco Di Fiore — come facciamo se non abbiamo certezza delle persone che sono immunizzate?». Per il sindacato Cgil è indispensabile, inoltre, rafforzare il tracciamento. «Chiediamo screening periodici seri nelle aule, magari sfruttando le potenzialità dei tamponi salivari di cui tanto si parla ma che si sono rivelati un miraggio». Altro tassello di cui non si può fare a meno è la revisione dei protocolli. «Servono regole nuove e soprattutto dispositivi di protezione individuale più efficaci. Molti insegnanti lamentano mascherine non adeguate e non sufficientemente protettive, si distribuiscano le Ffp2 — esorta la segretaria Flc — nessuno vuole passare davanti, ma se realmente si crede nella scuola in sicurezza allora si mettano in atto tutte le misure necessarie. E in attesa dei vaccini non si resti fermi». L’appello è alla Provincia, perché «si attenga con scrupolosità al piano nazionale, stanzi le risorse necessarie per evitare ogni possibile rallentamento organizzativo e soprattutto faccia massima attenzione nell’individuazione delle priorità, senza scorciatoie per nessuno».

La consulta
Per Maurizio Freschi, presidente della consulta provinciale dei genitori e vicepresidente del consiglio del sistema educativo, l’intera vicenda ha avuto contorni gestionali letteralmente «imbarazzanti»: «Trovo assurdo che le informazioni al personale docente siano arrivate a mezzo stampa e il datore di lavoro, cioè la Provincia, tramite l’assessorato e il dipartimento preposto, non abbia dato indicazioni chiare già all’inizio per quanto riguarda tutte le modalità di prenotazione» dichiara. Secondo Freschi tutto concorre a generare ulteriori situazioni di disagio e tensione in un mondo che le sta vivendo tutti i giorni dall’inizio dell’anno scolastico: «Da una parte si chiede di allentare le misure e permettere di rientrare in classe in presenza, compresi gli studenti del secondo ciclo di istruzione, dall’altra i docenti reclamano almeno di essere tutelati: in pratica si scontenta tutti». Per il vicepresidente del consiglio del sistema educativo provinciale il tutto è stato gestito «in modo irrispettoso e superficiale, poco attento ai bisogni dell’utenza, cioè degli studenti, che hanno necessità di avere docenti tranqUilli per poter studiare bene, e degli insegnanti che devono poter lavorare in serenità».

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