4 gennaio 2017 – Trentino

«Voucher, situazione fuori controllo»

I sindacati: «Vanno riportati al loro uso originario». Nel mirino il settore turistico: «Sfruttamento di manodopera»

Tornare alle origini: i voucher per pagare il lavoro occasionale, saltuario, come quello in agricoltura, per contrastare il sommerso. È la richiesta corale dei sindacati trentini, che denunciano: «Sui buoni lavoro la situazione è fuori controllo, in particolare l’aumento esponenziale nel turismo non si giustifica».

I dati dicono che nel 2016 in Trentino sono stati 2 milioni i voucher venduti, 400 mila (il 27,6%) in più rispetto al 2015. L’incremento più forte nel turismo (+19%), seguito dai lavori domestici (+14,3%) e dal commercio (+7,7%). «Il problema non sta nello strumento, ma nel suo uso distorto», ha dichiarato il direttore regionale dell’Inps Marco Zanotelli, dicendosi favorevole alla stretta di cui si sta discutendo in queste settimane a livello nazionale. Sui voucher pende infatti il referendum abrogativo promosso dalla Cgil. «Se non ci fosse stata la nostra iniziativa in campo, oggi non ci sarebbe questa discussione», rivendica il segretario della Cgil trentina Franco Ianeselli. «Il punto è quello evidenziato da Zanotelli, i voucher dovevano servire a far emergere il lavoro nero. Una crescita così forte nel terziario denota invece che in molti casi i voucher hanno sostituito il lavoro dipendente che ha molte più tutele, in primo luogo gli ammortizzatori sociali». Meglio abolire lo strumento, dunque? «Il referendum è per forza di cose abrogativo, dunque cancella tutto. Resta però il tema di come regolamentare i lavoretti occasionali, su questo serve una riflessione».

Durissimo il segretario della Cisl Lorenzo Pomini, che contesta l’utilizzo spropositato dei voucher soprattutto nel turismo: «Un settore che in Trentino è stato foraggiato dal denaro pubblico. E malgrado questo sostegno e una doppia stagione, estate e inverno, i nostri imprenditori non riescono a produrre un’occupazione regolare? La realtà è che il voucher è un abuso in sè, uno sfruttamento di manodopera, se c’è un settore dove andrebbe abolito è questo. È una prestazione pagata a ore, in questo modo che qualità del lavoro si produce?». Pomini resta però contrario all’abolizione tout court: «Significherebbe in certi settori tornare al lavoro nero». Considera invece non più procrastinabile un intervento che ne limiti fortemente l’utilizzo: «Anche perché incalza il sistema pensionistico si regge sui contributi di chi lavora. Pensiamo di pagare le future pensioni con i 2,5 euro dei voucher?». Nei giorni scorsi un report della Uil ha messo in luce la corsa senza fine dei voucher. Per il segretario trentino Walter Alotti «ciò che oggi è legittimo non significa affatto che sia opportuno». «Gli imprenditori, anche quelli trentini, dovrebbero finalmente capire che il voucher è un modo di retribuire il lavoro, non è un rapporto di lavoro. Con i voucher non c’è nessun tipo di tutela e viene a cadere l’investimento professionale sul lavoratore». «Servono delle contromisure per restringere il campo di applicazione». Riformare dunque, e non abrogare come chiede il referendum Cgil su cui si esprimerà, a giorni, la Consulta.

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