Corriere del Trentino – Domenica 26 Ottobre 2025

Boom della cassa integrazione: +75%

 

Autorizzate 1,2 milioni di ore nel primo semestre. I sindacati: «Misure per l’industria»

TRENTO Il tasso di occupazione è record e la disoccupazione sta ai minimi storici, ma avanzano anche le ore autorizzate di cassa integrazione (Cig). Questa la fotografia in chiaroscuro del mercato del lavoro italiano e regionale realizzata dalla Cgia di Mestre mediante l’elaborazione dei dati dell’Inps. Il Trentino, nel primo semestre del 2025, ha visto incrementare le ore autorizzate di Cig del 75,2% rispetto ai primi sei mesi del 2024: si è passati da 679.812 ore a 1.190.798 ore. Bolzano sembra in controtendenza rispetto al resto d’Italia — il cui aumento medio è del 21,8% — perché le ore di Cig sono in leggero calo (-4,2%, da 1.090.535 a 1.044.638), ma restano comunque su livelli elevati.

Bisogna ricordare che il numero di ore autorizzate non equivale a quelle effettivamente utilizzate, di solito se ne usano circa il 30/40%. Ma questo non rende il quadro meno allarmante. L’ufficio studi della Cgia di Mestre non usa mezzi termini: «I risultati ottenuti in materia occupazionale sono stati certamente positivi, anche se il merito è riconducibile più agli imprenditori che alla politica». E aggiunge: «Con una produzione industriale che stenta a riprendersi e il deciso aumento del ricorso alla cassa integrazione, il quadro generale presenta più ombre che luci. Pertanto, se non vogliamo scivolare verso una crisi strisciante che ha già coinvolto la Germania e la Francia, dobbiamo spendere bene e presto i soldi del Pnrr». I settori più colpiti dalla Cig, a livello nazionale, sono il manifatturiero, soprattutto il reparto auto, le imprese metallurgiche e la fabbricazione di apparecchi meccanici.

Andando ad analizzare i dati a livello provinciale, Bolzano è una delle poche aree d’Italia con un calo nelle ore di Cig, ma, come già accennato, il valore era alto fin dal 2024 a causa della crisi della locomotiva economica tedesca. «Sicuramente c’è una situazione di incertezza che ormai è diventata fisiologica», dice la segretaria della Cgil altoatesina Cristina Masera. Anche se l’ammontare della Cig risente dei cantieri edili fermi per maltempo o per il freddo. Ma il vero problema per i lavoratori in Alto Adige non è l’aumento degli ammortizzatori sociali, ma il rischio di chiusura delle aziende. «Ad esempio c’è il caso dell’Iveco. Noi speriamo ancora che ci si renda conto che è insensato far chiudere un’azienda che non ha un problema produttivo e che fa acciaio speciale. Soprattutto in un’Europa dove questa produzione è diventata strategica», spiega Masera.

In Trentino invece è arrivata la ripercussione della crisi della Germania, dei dazi americani e del caro energia. «Il dato di un’impennata del 75% delle ore autorizzate di integrazione salariale conferma gli allarmi che Cgil, Cisl e Uil del Trentino lanciano da ormai un anno», affermano i segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher. L’arrivo ad oltre un milione di ore autorizzate è preoccupante per i rappresentanti dei lavoratori, ma era anche prevedibile. Negli ultimi anni la manifattura trentina ha registrato un rallentamento produttivo costante, seguito da una perdita di posti di lavoro. «Nel recente patto per la crescita delle imprese e per le politiche salariali, avevamo insistito, purtroppo senza successo, sulla necessità di predisporre un piano per il rilancio e la rigenerazione dell’industria e per il rafforzamento del terziario avanzato — dicono i sindacati —. Ora la Giunta sembra aver finalmente cambiato rotta e in vista della predisposizione della legge provinciale di stabilità si annunciano interventi diretti a sostegno del sistema manifatturiero». Cgil, Cisl e Uil chiedono di essere ascoltate per «individuare insieme le migliori azioni per rafforzare il tessuto produttivo locale, gli investimenti in innovazione e l’occupazione stabile e di qualità». E aggiungono: «Ora non c’è più tempo per inerzie o tentennamenti».

 

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CORRIERE cassa ART 261025