Corriere del Trentino – Venerdì 21 Febbraio 2025

Assegno unico, 58.630 beneficiari

 

Interessato il 94% degli aventi diritto. Grosselli: «Meglio di quello provinciale, perché è legato all’aumento dell’inflazione»

Trento

Sono 58.630 le persone in Trentino che nel 2024 hanno richiesto l’Assegno unico universale, una misura di sostegno economico per le famiglie con figli a carico minori di 21 anni. Grazie a questo strumento sono stati erogati aiuti per circa 16,5 milioni di euro. Una media di 281 euro per richiedente. Rispetto al 2023 le persone che hanno chiesto l’assegno unico sono 369 in più, mentre il numero dei figli a carico è rimasto invariato. Per quanto riguarda invece il totale della cifra erogata, rispetto al 2023 si è registrato un aumento di circa un milione di euro.

Ma come funziona l’assegno unico? La misura può essere richiesta dai cittadini che hanno almeno un figlio sotto i 21 anni a carico. Non è prevista nessuna soglia di sbarramento in base all’Isee, ma i fondi erogati sono distribuiti in base alla dichiarazione dei redditi: gli importi variano da circa 57 euro per chi non presenta Isee o supera la soglia massima (45.574,96 euro per il 2024) a 222 euro per la classe di Isee minima (17.090,61 euro per il 2024).

«Come tutti gli strumenti sono necessari, ma forse questo non è quello migliore se lo pensiamo come un incentivo per aumentare la natalità — ha detto Michele Bezzi, segretario della Cisl Trentino —. Servirebbe un investimento maggiore di risorse e anche modalità diverse. Non i bonus a pioggia».

Analizzando i numeri nello specifico emergono due dati curiosi: il Trentino, pur essendo una delle aree più ricche d’Italia, ha l’importo medio mensile per richiedente (267 euro) superiore alla media nazionale (257 euro). Questo è dovuto al fatto che il numero medio di figli per nucleo familiare è di 1,7, superiore di 0,2 alla media italiana. Se si guarda la somma erogata per figlio, invece, il Trentino è sotto media (167 euro contro 172 euro).

Comunque resta il problema che gli importi siano stabiliti a livello nazionale e quindi, in un territorio come il Trentino dove il costo della vita è più alto, la misura è meno efficace. L’altro dato è l’elevata percentuale di persone che richiedono la misura: circa il 94% dei figli è interessato dalla misura (la media italiana è del 93% e quella altoatesina dell’89%).

«In altre regioni c’è meno cultura dal punto di vista della burocrazia, mentre da noi nel 2022 praticamente tutti avevano fatto la domanda — ha spiegato Paola Urmacher, direttrice provinciale Patronato Ital-Uil —. L’assegno unico andava a sostituire quelli che erano gli assegni familiari in busta paga e le detrazioni fiscali. Per cui il primo anno quasi tutti quelli con i requisiti hanno fatto la domanda e poi, una volta effettuata, l’erogazione continua in automatico».

Questo strumento nazionale va a integrarsi con un sussidio messo in campo dalla Provincia di Trento fin dal 2018: l’assegno unico provinciale, il precursore di quello nazionale. A differenza però di quello universale, questo prevede una soglia di sbarramento: possono accedervi solo le famiglie con un figlio con meno di 18 anni e con un Icef (indicatore della Condizione Economica Familiare) inferiore a 0,30.

Poi le somme erogate sono proporzionali alla ricchezza dei richiedenti (escluse le entrate previste dall’assegno unico universale). In totale, questo strumento è usato da 30.293 famiglie trentine.

«La differenza sostanziale tra l’assegno unico nazionale e quello provinciale è che quest’ultimo è agganciato all’inflazione e questo è un vantaggio — ha detto Andrea Grosselli, segretario Cgil Trentino —, mentre per quello provinciale la giunta guidata da Maurizio Fugatti continua a negarci questo meccanismo, il quale è fondamentale per garantire alle famiglie di non impoverirsi».

E ha aggiunto: «Bisogna affiancare a questi strumenti, sia a Roma che a Trento, strumenti di potenziamento dei servizi come i servizi conciliativi, quelli educativi e, per la popolazione straniera, servizi di integrazione e di rafforzamento dell’abbattimento delle disuguaglianze per i giovani delle seconde generazioni».

Infine, mercoledì scorso la Corte d’Appello di Trento ha deciso di includere tra i destinatari dell’assegno unico anche gli extracomunitari titolari di un permesso per «attesa occupazione».

«Questo è importante perché viene risolto un problema che abbiamo contestato anche a livello provinciale quando venivano indicati i 10 anni per l’accesso al bonus nascita, creando delle discriminazioni palesi — ha affermato Grosselli —. Questo è un passo in avanti per garantire a tutti i bambini un’integrazione delle risorse economiche che è fondamentale per la loro crescita».

 

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