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Turismo. Lavoratori senza contratto nazionale dal 2018.
Cgil Cisl Uil: la carenza di manodopera si risolve investendo sul personale
“Non c’è soluzione alla carenza di personale senza la sua valorizzazione. Obiettivo che si realizza anche con il rinnovo del contratto. Per le lavoratrici e i lavoratori del turismo il contratto nazionale è scaduto dal 2018. Quelli della ristorazione sono senza rinnovo da un anno e mezzo. Dunque al di là dei buoni propositi gli imprenditori devono dimostrare ai tavoli contrattuali la volontà di cambiare la situazione”. Il giorno dopo l’assemblea provinciale dell’Associazione albergatori e piccole imprese Cgil Cisl Uil intervengono sull’annoso tema delle difficoltà a trovare personale per le aziende del settore, puntando l’accento sulle condizioni di lavoro. “A gennaio in Trentino imprese e sindacati hanno compiuto un passo avanti importante siglando il contratto integrativo provinciale che mancava da anni e che sicuramente aiuterà a ridurre il gap retributivo con l’Alto Adige – fanno notare i segretari provinciali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. Questo da solo non basta. Con un’inflazione sopra l’8%, il costo della vita in continua salita e potere d’acquisto in caduta libera il rinnovo del contratto nazionale non è più rimandabile”. Anche perché, ricordano i sindacati, in Trentino come nel resto d’Italia il turismo ha registrato un’ottima ripresa dopo il covid. “Le lavoratrici e i lavoratori, invece, si sono impoveriti. Chi può cerca condizioni di lavoro migliori sul piano retributivo, ma anche di conciliazione vita lavoro. Per rendete attrattivo il comparto bisogna investire sul personale, migliorando le condizioni di lavoro, alzando le buste paga e investendo nella formazione oltre che nell’allungamento delle stagioni per assicurare continuità occupazione. Assistiamo, al contrario, ad un aumento dei fatturati delle imprese che non si è tradotto in una redistribuzione sul lavoro. Sempre sui lavoratori che si è rovesciato l’aumento dei costi visto che le aziende hanno reagito alzando i prezzi, come abbiamo letto in questi giorni. Non possono essere sempre i lavoratori a pagare”, proseguono.
Infine il tema degli alloggi. La carenza di case e il costo elevato degli affitti è un ulteriore freno all’attrattività del settore se non risolta dalle aziende direttamente.
Trento, 25 maggio 2023

Ordine del giorno approvato dal 15° Congresso della Confederazione Europea dei Sindacati a Berlino per una mobilitazione europea
Presentato da: CGIL, UIL, USS, CSDL, FO, OeGB, UNSA, UATUC, CFDT, ABVV-FGTB, UGT, ACV-CSC, CGT, CCOO, CGSLB-ACLVB, ZSSS, Eurocadres, EFFAT, EPSU, UNI Europa, IndustriAll Europe, Comitato Giovani, Comitato Donne, ETF, EFBWW
Dopo anni di politiche di austerità, culminate in una disastrosa risposta alla crisi economica e finanziaria globale del 2008, le risposte dell’UE e dei suoi Stati membri alle conseguenze sociali ed economiche della pandemia COVID sono state efficaci e solidali.
L’attuale proposta della Commissione europea di rivedere la governance economica e il Patto di crescita e stabilità rischia di spingere i nostri sistemi nazionali verso politiche restrittive che ostacolano i necessari investimenti economici e sociali. Il movimento sindacale europeo è chiamato a mobilitarsi nella lotta per la solidarietà, per strumenti finanziari europei che sostengano crescita sostenibile e occupazione, e per un’economia che dia risultati concreti ai lavoratori, per salari più alti e posti di lavoro di qualità, per una maggiore protezione sociale, per investimenti in servizi pubblici di qualità che garantiscano i diritti di cittadinanza, per una contrattazione collettiva forte e per il dialogo sociale, per i diritti dei sindacati e dei lavoratori, per un aumento degli investimenti pubblici nelle riconversioni industriali, per una politica fiscale giusta e redistributiva.
Le risposte inadeguate dell’Europa alle conseguenze economiche dell’aggressione russa all’Ucraina e al crescente crisi del costo della vita, così come la mancanza di condizionalità sociale nel Piano industriale europeo Green Deal, minacciano di annullare i progressi raggiunti negli ultimi tempi e dimostrano una mancanza di solidarietà.
Nel frattempo, i salari reali sono diminuiti drasticamente e i salari effettivi sono molto indietro rispetto all’inflazione spinta essenzialmente da profitti straordinari e non da aumenti salariali. I salari reali della maggioranza dei lavoratori erano già diminuiti durante la crisi del Covid 19. Non si assisteva a uno sviluppo così disastroso da molto tempo. La massiccia diminuzione dei salari sta determinando un’enorme redistribuzione dal lavoro al capitale. Le conseguenze di questa crisi del costo della vita sono state aggravate dagli attacchi ai diritti sindacali e alle condizioni di lavoro e, contemporaneamente, i tentativi di criminalizzare la solidarietà sindacale internazionale sono sempre più preoccupanti.
Negli ultimi mesi, lavoratori e pensionati sono scesi in piazza in tutta Europa con gli stessi obiettivi:
per aumenti salariali, per un lavoro sicuro, dignitoso, stabile e non più precario, per investimenti pubblici, per pensioni eque, per la difesa dell’istruzione, della sanità, dell’assistenza e dei servizi pubblici, per un sistema fiscale equo che tolga a chi è più ricco e a chi specula; per la parità di diritti e di salario tra uomini e donne, soprattutto perché sono le donne le persone colpite in modo più sproporzionato dall’austerità e dai tagli; per un nuovo modello di sviluppo europeo basato sulla transizione giusta, sulla giustizia sociale, sull’equità, sull’inclusione, sulla democrazia reale a partire dai luoghi di lavoro.
Su questi obiettivi, il 15° Congresso statutario della CES riunito a Berlino decide di promuovere un percorso di mobilitazione e di azioni a partire dal mese di giugno con diverse iniziative nazionali che porteranno in autunno a una giornata di mobilitazione europea.
Anche i membri della Segretaria e della Presidenza della CES eletti da questo Congresso parteciperanno attivamente a queste iniziative, per dare forza e unità all’azione sindacale europea.
Scarica il pdf: OdG_mobilitazione_europea_IT

Solidarietà Emilia Romagna.
Lavoratrici e lavoratori trentini aderiscono al fondo nazionale
Cgil Cisl Uil del Trentino: scelta obbligata visto il temporeggiare della Provincia. Non era mai accaduto, ma gli aiuti servono adesso
Le lavoratrici e i lavoratori trentini che vogliono sostenere le popolazioni alluvionate dell’Emilia Romagna potranno farlo aderendo al fondo nazionale di solidarietà istituito da Cgil Cisl Uil. Una scelta obbligata visto che ad oggi, a differenza del recente passato, non c’è ancora nessuna iniziativa di raccolta fondi a livello provinciale che coinvolge insieme sindacati, associazioni imprenditoriali e Provincia. Ne hanno preso atto con amarezza le tre confederazioni locali che dopo aver sollecitato Piazza Dante a mettere in campo un’iniziativa analoga a quella realizzata per l’Ucraina, per i terremoti che hanno scosso l’Italia in passato e anche per la tempesta Vaia hanno ritenuto opportuno non attendere oltre, proprio per far arrivare il prima possibile il sostegno anche dei lavoratori trentini alle popolazioni alluvionate. Una situazione analoga si era già verificata sulla raccolta fondi per la Turchia: nonostante le sollecitazioni da parte sindacale il tavolo per la costituzione di un fondo trentino non è mai partito.
“E’ la prima volta che accade una cosa di questo tipo. Rinunciare a gestire a livello locale l’iniziativa di solidarietà, magari scegliendo di finanziare uno specifico progetto, dal nostro punto di vista è una perdita. A questo punto, per non perdere altro tempo prezioso comunicheremo in tutti i luoghi di lavoro le modalità per aderire alla raccolta fondi avviata a livello nazionale”
Le lavoratrici e i lavoratori possono aiutare le popolazioni colpite dalle alluvioni donando il corrispettivo di almeno un’ora di lavoro. Altrettanto potranno fare i datori di lavoro. Le somme verranno versate in un apposito conto corrente.
Le donazioni potranno effettuarsi sul seguente conto corrente intestato a
CGIL CISL UIL SOLIDARIETA’
POPOLAZIONI ALLUVIONATE EMILIA ROMAGNA E MARCHE IBAN IT 26U0103003201000005800010.
Scarica il pdf: Solidarietà Emilia Romagna

Conciliazione vita-lavoro. Servono più servizi per le famiglie con carichi di cura
Indagine sul mercato del lavoro nell’Euregio. In Tirolo, Alto Adige e Trentino buoni livelli di soddisfazione, ma ampi margini per migliorare
In Trentino i carichi familiari sono maggiori che in Alto Adige e in Tirolo. Il 67% di lavoratori e lavoratrici della nostra provincia dichiara, infatti, di dedicarsi tutti i giorni o più volte alla settimana a figli o anziani e disabili presenti in famiglia. Una percentuale che in Alto Adige si ferma al 51% e in Tirolo al 43%. Un dato, quello che emerge dall’indagine Euregio EWCS sui tre mercati del lavoro, che segnala oltre ad una diversa dinamica culturale anche una diversa disponibilità di servizi conciliativi sui tre territori. Su questo aspetto, dunque, c’è ancora un buon margine di miglioramento.
Questa è la lettura di Cgil Cisl Uil del Trentino che oggi hanno partecipato a Bolzano alla presentazione dei risultati dello studio sulla Conciliazione vita-lavoro nell’Euregio che ha coinvolto le tre Agenzie del Lavoro.
Dall’analisi emerge un quadro positivo sulle possibilità di conciliare vita privata e lavoro, in tutte e tre le aree territoriali, con livelli di soddisfazione che superano l’85% in media nell’Euregio e che vedono comunque il Tirolo ad un livello di soddisfazione dell’87%, seguita dal Trentino all’85% e poi Alto Adige all’84%. Entrambe le province autonome si collocano, comunque, sopra la media nazionale che si attesta al 75%.
“Il nostro territorio ha fatto molti passi avanti in termini di conciliazione – commentano i segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti – ma il dato sui carichi di lavoro così come il ricorso al part time dimostrano che oggi c’è ancora molta strada da fare. Per conciliare la strategia, infatti, non può essere solo il lavoro parziale, che comporta non solo redditi più bassi, ma anche pensioni future più basse e minori possibilità di carriera, il più delle volte per le donne. Al contrario bisogna potenziare i servizi e innovare l’organizzazione del lavoro con maggiore flessibilità, smart working e magari riduzione della settimana lavorativa a parità di salario. Questo renderebbe migliore l’organizzazione del lavoro, ridurrebbe i carichi di stress soprattutto sulla componente femminile e incentiverebbe l’occupazione femminile e la propensione a fare figli”.
Dallo studio emerge anche come le situazioni più critiche in termini conciliativi siano legate ai settori dove l’orario di lavoro si articola su 6/7 giorni la settimana, e dunque in settori come il turismo e i trasporti, e nel lavoro più povero. “Chiaramente chi ha stipendi migliori può compensare la minore flessibilità ricorrendo a servizi conciliativi a pagamento. Strada preclusa per chi ha un lavoro povero o precario. E’ anche per questa ragione che i servizi di conciliazione vanno estesi, resi accessibili in termini di costo e devono essere flessibili”, concludono i tre segretari generali.
Trento, 26 maggio 2023
