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Bonus bollette. “La Giunta tradisce le sue promesse, escluse almeno 10mila famiglie con figli” Oggi Fugatti e Spinelli varano il sostegno provinciale. “I costi medi dell’energia in Trentino sono più alti, ma molte famiglie dovranno accontentarsi degli interventi statali: a cosa serve l’Autonomia, a cosa sono serviti gli Stati generali della Montagna?” Esclusi interventi strutturali
“L’intervento varato dalla Giunta è una fregatura bella e buona. In un attimo sono state tradite tutte le promesse fatte da gennaio in avanti quando avevamo chiesto un intervento per le famiglie alle prese col caro bollette. Ma allo stesso tempo sono state tradite le promesse di una legislatura intera: a cosa serve l’Autonomia, a cosa sono serviti gli Stati generali della Montagna, a cosa serve scrivere in delibera che bisogna ristorare le famiglie attraverso l’assegno unico se poi in un sol colpo escludi e abbandoni 10mila nuclei con figli minori?”
E’ con profonda amarezza che i sindacati confederali per bocca dei segretari Grosselli (Cgil), Bezzi (Cisl) e Alotti (Uil) hanno dovuto prendere atto che dopo cinque mesi di tira e molla, la Giunta, impedendo una vera concertazione, ha varato un bonus provinciale per il caro energia che non esitano a definire “inefficace, discriminatorio, iniquo e complicatissimo che invece di semplificare la vita alle famiglie ne esclude migliaia. E’ l’ennesima figuraccia per l’Autonomia governata dalla giunta leghista che ha sempre detto di volere tutelare la gente di montagna. Oggi molte famiglie che debbono far fronte a costi del riscaldamento ben più importanti di chi vive in pianura dovranno accontentarsi dei benefici statali se ne avranno diritto. Per loro e per i loro figli la Giunta Fugatti non ha previsto nulla”. Così, anche questa volta, come purtroppo capita da tempo i provvedimenti del Governo statale risulteranno più efficaci, semplici e lineari. Un passo indietro per la nostra Autonomia.
Il paradosso è che non c’è un problema di soldi, di stanziamenti. “La Giunta – attaccano Grosselli, Bezzi e Alotti – i soldi li ha. Solo che, quando ci sono di mezzo le imprese, aumenta gli stanziamenti a dismisura, quando invece bisogna aiutare famiglie e lavoratori allora cerca di spendere il meno possibile, anche quando stanzia risorse significative”. Così accadrà per il bonus bollette, visto che, rispetto agli stanziamenti annunciati a marzo pari a 25 milioni di euro, ora per i sindacati si arriverà a spenderne forse la metà.
“Il conto è semplice – incalzano i segretari di Cgil Cisl Uil del Trentino -. Saranno circa 17mila famiglie con figli a beneficiare del sostegno provinciale in maniera automatica, per una spesa stimabile intorno ai 6 milioni di euro. Per aggiungere i 10 mila nuclei che Fugatti esclude dal beneficio sarebbero sufficienti 3,5 milioni circa. Insomma con 10 milioni di euro o poco più si garantirebbe un aiuto a tante famiglie con figli. E ne resterebbero altri 15 milioni per coprire chi invece dovrà presentare domanda tramite la nuova piattaforma informatica. Ma anche in questo caso si tratta di una barzelletta: il termine ultimo per chiedere il bonus con la nuova procedura è il 31 maggio, cioè tra venti giorni. Non c’è neppure il tempo di capire di che si tratta che i termini sono già chiusi”.
Per i sindacati poi il carovita continuerà anche nei prossimi mesi. “Per questo abbiamo chiesto interventi strutturali sull’addizionale Irpef, su benefici provinciali per i figli. Ma su questo tema la Giunta Fugatti non si è nemmeno degnata di rispondere. Ormai è chiaro: di famiglie e lavoratori agli emuli trentini di Salvini non importa nulla”.
Trento, 6 maggio 2022

XI Congresso UILTrasporti del Trentino. Ridare dignità al Paese, alle persone, al lavoro.
11 maggio – Museo Gianni Caproni


Sostegno straordinario all’accoglienza. Supporto dei soggetti sottoposti a protezione internazionale e temporanea
Scarica il pdf: CONTATTA LA UILTEMP DEL TRENTINO

Lavoro. La riforma così compromette il valore sociale dello Progettone Cgil Cisl Uil in II commissione chiedono di migliorare il disegno di legge della Giunta perché a pagare non siano lavoratrici e dei lavoratori più deboli: “Serve proteggere chi non può rioccuparsi nel mercato ordinario”
“La finalità sociale del Progettone e la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori deboli devono restare un punto fermo del Progettone. Lo strumento è finalizzato alla coesione e inclusione sociale e tale deve restare. La riforma della Giunta provinciale rischia di ridimensionare fortemente questo aspetto che per noi, invece, rappresenta un punto fermo. Servono garanzie sufficienti nel testo normativo”. E’ quanto hanno ribadito questa mattina Cgil Cisl Uil ai membri della II Commissione durante l’audizione sul disegno di legge 140.
“Non abbiamo alcun pregiudizio e condividiamo la necessità di innovare lo strumento per dargli solidità giuridica, rafforzarne la valenza di politica attiva del lavoro e adeguarlo ai tempi, ma non può essere solo un cambiamento di facciata che alla fine peggiora le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori”, hanno detto Maurizio Zabbeni, Fulvio Bastiani e Walter Largher ai consiglieri presentando un documento con le proposte di modifica del sindacato. Va bene dunque la scelta di rivedere l’impianto generale del Progettone garantendo solidità e certezza giuridica al sistema degli affidamenti al terzo settore e introducendo più forti politiche attive del lavoro, ma non sulla pelle dei più fragili.
I sindacati chiedono che sia scritto nero su bianco nel testo che il Progettone è e resta uno strumento a sostegno dei lavoratori deboli. In tal senso tutti coloro che non potranno o non riusciranno a transitare al mercato del lavoro ordinario dovranno essere adeguatamente tutelati. Va in questa direzione la richiesta di scrivere in legge una clausola sociale per le lavoratrici e i lavoratori del Progettone in eventuali passaggi tra soggetti incaricati e il reinserimento nella misura se la ricollocazione sul mercato del lavoro fallisse. “La Giunta affronta la questione con un atteggiamento ideologico. Lo strumento non va assolutamente snaturato nella sua valenza sociale e su questo non devono esserci ambiguità”.
Altro nodo critico è l’individuazione dei profili che avranno accesso al Progettone. Per Cgil Cisl Uil questi devono essere definiti attraverso l’intesa con le parti sociali. La proposta della Giunta è poco vincolante e lascia spazio ad interpretazioni ambigue.
Infine la questione delle risorse. Cgil Cisl Uil pretendono uno stanziamento certo in legge sul Progettone e le politiche di age management. Per i sindacati il potenziamento quantitativo e qualitativo dei centri per l’impiego è condizione necessaria e indispensabile, ma la Giunta provinciale non assume un impegno sufficientemente forte su questo tema rischiando così di ipotecare l’efficacia della riforma sotto il profilo del reinserimento delle lavoratrici e dei lavoratori.
L’auspicio espresso oggi in Commissione è che il testo possa essere migliorato nel confronto in aula. Se così non fosse Cgil Cisl Uil sono pronti a mobilitare le lavoratrici e i lavoratori.
3 maggio 2022

Bonus Bollette. “La Giunta ha preso in giro le famiglie”. Il 24 marzo Spinelli assicurava che tutti i titolari di assegno unico avrebbero ricevuto un ristoro automatico fino a 400 euro. Non è così: solo per 15mila famiglie su 40mila beneficiari avranno il sostegno.
Dichiarazioni dei segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.
“Se si legge il comunicato e la tabella che campeggia sul sito della Provincia per l’illustrazione della misura contro il caro bollette, molte famiglie rischiano di essere tratte in inganno. La Giunta provinciale, come ha spiegato a noi sindacati lo scorso 24 marzo l’assessore Spinelli, si impegna infatti a garantire un ristoro automatico tra 300 e 400 euro una tantum a tutti i percettori di assegno unico provinciale per famiglie, disabili e nuovi nati con un Icef inferiore a 0,40. Peccato che non sia vero. La Giunta mente spudoratamente e rischia di prendere in giro migliaia di famiglie che oggi non riescono a far fronte alle bollette. Il tutto perché, anche nella comunicazione istituzionale, omette di dire che quel valore Icef viene ricalcolato sulla base di valori molto più restrittivi. Vengono infatti utilizzati i criteri per la determinazione della condizione economica della quota A, quella, per semplificare, riferita ai nuclei in stato di povertà. A fare chiarezza è il testo della delibera che domani verrà discussa in quarta commissione provinciale e che la Giunta dovrebbe approvare venerdì. Così di fatto solo le famiglie con un Icef standard familiare intorno a 0,25 potranno beneficiare del ristoro in automatico. Tutte le altre saranno escluse anche dalla possibilità di presentare una nuova domanda anche nel secondo canale previsto dalla delibera.
Ipotizziamo che su circa 40mila domande presentate per l’assegno unico provinciale ogni anno, solo tra 15 e 18mila famiglie riceveranno il bonus per il caro bollette in automatico. Stimando le domande sovrapposte per quote diverse ed escludendo i nuclei percettori di quota A che dovranno comunque dichiarare di non ricevere i bonus statali, potrebbero essere quasi 15mila i nuclei famigliari percettori di assegno unico completamente esclusi dal bonus energia provinciale. Queste infatti se non lo ricevono tramite l’assegno unico non possono neppure chiederlo nella procedura informatizzata prevista per i non percettori.
Così tra l’altro si crea non solo un grande caos, ma una immane sperequazione tra nuclei familiari. La scelta di aver voluto creare due graduatorie una con l’Icef e una senza invece di semplificare la vita ai cittadini la renderà ancora più complicata. Nessuno saprà bene perché viene escluso o incluso nel novero dei beneficiari. Invece che il principio di equità, la Giunta Fugatti usa il metodo dei “bussolotti”. In pratica si tratta di una lotteria in cui pochissimi alla fine potranno ricevere il bonus. Altro che 70mila famiglie coperte dal nuovo intervento. Considerate le scadenze previste e i requisiti, forse saranno 30mila i nuclei che ne beneficeranno. E così ancora una volta dei 25 milioni di euro stanziati e sbandierati ai quattro venti, nelle tasche delle famiglie in difficoltà ne arriveranno forse la metà. E’ l’ennesima presa in giro dopo gli interventi previsti dalla legge 3/2020 contro la pandemia – 15 milioni stanziati e spesi forse 500mila – e quelli per gli stagionali – 18 milioni previsti e circa 10 milioni spesi. Non si capisce per quale ragione quando si stanziano le risorse per le imprese i cordoni della borsa sono aperti. Per le famiglie si stabiliscono paletti che vanificano in gran parte la misura, spendendo appena un terzo delle risorse previste.
Bisogna rivedere questi meccanismi caotici, e definire un unico metodo, quello dell’Icef allargando le maglie e non stringendole. Mentre la Giunta per una questione ideologica rifiuta l’Icef creando più incertezze.
Abbiamo posto il tema alla Giunta e abbiamo tentato di evidenziare queste criticità anche in IV Commissione, ma il presidente Cia non ha consentito ai sindacati di essere auditi. Già i 25 milioni previsti erano insufficienti visto che noi ne chiedevamo almeno 40. Ma così diventa una presa in giro”.
2 maggio 2022

