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29 Apr
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Vigilanza privata, 2 maggio sciopero nazionale. Vigilanza Privata e Servizi di Sicurezza, Il 2 maggio in sciopero gli addetti da oltre 6 anni e mezzo senza il rinnovo del Contratto Nazionale scaduto nel 2015. Stipendi insufficienti, mancanza di personale e la costante violazione delle norme di legge e della sicurezza sul lavoro fanno il paio con la cronica carenza di tutele nel silenzio assordane delle Istituzioni

Vigilanza privata, 2 maggio sciopero nazionale. Vigilanza Privata e Servizi di Sicurezza, Il 2 maggio in sciopero gli addetti da oltre 6 anni e mezzo senza il rinnovo del Contratto Nazionale scaduto nel 2015. Stipendi insufficienti, mancanza di personale e la costante violazione delle norme di legge e della sicurezza sul lavoro fanno il paio con la cronica carenza di tutele nel silenzio assordane delle Istituzioni

Incroceranno nuovamente le braccia il prossimo 2 maggio gli addetti della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza in attesa da oltre 6 anni e mezzo del rinnovo del contratto nazionale scaduto nel 2015.
La giornata di sciopero nazionale, indetta dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, sarà supportata da una mobilitazione a Roma.
La mobilitazione, decisa al termine dell’Attivo nazionale unitario delle strutture e dei delegati lo scorso 13 aprile, contro l’atteggiamento dilatorio e inconcludente delle associazioni datoriali di settore Assiv, Univ, Anivip, LegaCoop Produzione e Servizi, Agci Servizi e Lavoro, che nell’ultimo incontro di trattativa del 18 marzo, anziché presentare una proposta salariale dignitosa, hanno dichiarato di non aver ricevuto mandato dalle aziende associate, trincerandosi dietro la notizia della nascita di una nuova associazione datoriale appresa attraverso un comunicato stampa, di cui al momento non si ha notizia formale.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs denunciano la situazione drammatica in cui versa il settore e lo stato di sofferenza e di profondo disagio dei lavoratori e delle lavoratrici da oltre sei anni senza un aumento salariale, con stipendi insufficienti, di fronte alla costante violazione delle norme di legge e dei contratti anche in tema di salute e sicurezza e alla cronica carenza di personale e di tutele adeguate rispetto all’evoluzione del settore. Tale atteggiamento ha provocato e provoca una costante fugga da tali settori da parte di lavoratori, peggiora la qualità dei servizi indispensabili per i cittadini e per il buon funzionamento del tessuto economico e mette a rischio la tenuta del settore. Questo è il risultato dell’atteggiamento inaccettabile e dilatatorio delle imprese del settore che fanno profitti sulla pelle dei lavoratori.
Per le tre sigle il mancato adeguamento del salario delle lavoratrici e dei lavoratori costituisce un elemento di estrema gravità, oltre che per il tempo trascorso, soprattutto per l’andamento dell’inflazione che in questo periodo sta comportando una grande penalizzazione del potere d’acquisto dei redditi medio-bassi. Un fattore che si inserisce in un contesto già fortemente difficile per un’attività basata su contratti di appalto pubblici e privati, in cui la mancata definizione di norme adeguate per la tutela della professionalità e dell’occupazione espone migliaia di persone alla mera logica del massimo ribasso.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs denunciano il colpevole “silenzio” delle Istituzioni, a partire dal Ministero dell’Interno, delle Prefetture e del Ministero del Lavoro che, irresponsabilmente, non esercitano la funzione di controllo e intervento loro assegnata dalle norme vigenti.
Un comportamento ancor più inaccettabile se riferito a lavoratori e lavoratrici che quotidianamente garantiscono la sicurezza privata e pubblica, come ampiamente dimostrato dal lodevole impegno espresso durante l’intera fase emergenziale sanitaria, spesso facendosi carico di compiti impropri in nome dell’interesse generale.

FILCAMS CGIL
Paola Bassetti Luigi Bozzato

FISASCAT CISL
Lamberto Avanzo Alberto Pontalti

UILTUCS TRENTINO ALTO ADIGE
Walter Largher Vassilios Bassios

 

Scarica il pdf: Comunicato unitario Sciopero Vigilanza Privata Servizi Fiduciar di Sicurezza 02 maggio 2022

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29 Apr
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Assegno di natalità. “Condotta discriminatoria di Fugatti contro i bambini stranieri” Il Tribunale di Rovereto condanna la Pat per il requisito dei 10 anni di residenza e del permesso per soggiornanti di lungo periodo che ora deve modificare il regolamento. “Lo diciamo da ormai due anni: quel requisito viola i trattati europei. Figuraccia per il Trentino del Family Audit”

Assegno di natalità. “Condotta discriminatoria di Fugatti contro i bambini stranieri”

Il Tribunale di Rovereto condanna la Pat per il requisito dei 10 anni di residenza e del permesso per soggiornanti di lungo periodo che ora deve modificare il regolamento. “Lo diciamo da ormai due anni: quel requisito viola i trattati europei. Figuraccia per il Trentino del Family Audit”

 

Dichiarazioni di Andrea Grosselli (CGIL del Trentino), Michele Bezzi (CISL del Trentino), Walter Alotti (UIL del Trentino) e Luca Oliver (Acli Trentine)

“Ancora una volta Fugatti e la sua Giunta si sono macchiati di condotta discriminatoria, questa volta – ed è un’aggravante – verso i bambini nati in Trentino da figli di cittadini stranieri. Lo ha decretato il Tribunale di Rovereto che ha accolto il ricorso di un cittadino pakistano che si era visto respingere la domanda di assegno provinciale di natalità solo perché privo del requisito dei dieci anni di residenza in Italia e del permesso di soggiorno di lungo periodo. Il giudice Michele Cuccaro ha applicato immediatamente la recente sentenza del Corte costituzionale che ha ritenuto illegittimi vincoli di residenza decennale ma anche il possesso del permesso per lungo soggiornanti concesso da chi vive e lavora in Italia da almeno cinque anni.
La Provincia ora deve eliminare questi requisiti discriminatori 
nel suo regolamento altrimenti dovrà pagare, oltre alle spese legali di oltre 4mila euro, cinquanta euro al giorno di sanzione al ricorrente, in questo caso l’Associazione Asgi, per il mancato rispetto dell’ordinanza. Con questa ordinanza il Tribunale di Rovereto tutti i bambini e le bambine nate in Trentino potranno chiedere l’assegno di natalità a prescindere dalla nazionalità dei loro genitori e anche se hanno solo un permesso di soggiorno biennale.
Si tratta dell’ennesima onta per la Provincia di Trento che ha perseguito politiche discriminatorie come nessuno altro territorio italiano. Né il Veneto, né il Friuli per esempio hanno adottat
o questi criteri, mentre tutto il Parlamento italiano aveva votata a marzo del 2021 il requisito massimo di due anni di residenza per l’accesso al nuovo Assegno unico universale statale.
Avevamo avvertito la Provincia che sarebbe andata così. Sono due anni che facciamo una campagna di sensibilizzazione contro questi provvedimenti discriminatori. Ma Fugatti, nel solco dei suoi riferimenti politici di estrema destra 
e sovranisti a partire da Trump, non ha voluto sentire ragioni. Per fortuna nel nostro Paese vige lo stato di diritto e il tribunale ha riconosciuto la condotta discriminatoria della Provincia perché viola i trattati dell’Unione Europea.
Spiace solo perché questa figuraccia il Trentino poteva risparmiarsela. Il prezioso lavoro fatto dall’Agenzia della Famiglia o dal Family Audit viene spazzato via in un attimo: ora in tutta Italia passeremo per quelli che discriminano i bambini fin dalla culla.
La miopia e l’ottusità della giunta Fugatti su questi temi è pericolosa e controproducente: non mette solo in discussione anni di integrazione come quando ha restituito all’Unione Europea 1,5 milioni di euro utili all’insegnamento della lingua italiana agli stranieri indispensabile per il loro inserimento nel mercato del lavoro, ma rende meno attrattivo il Trentino nel momento in cui le nostre imprese hanno assoluto bisogno di manodopera. Tafazzi non avrebbe saputo fare di meglio”.

Trento, 27 aprile 2022

 

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29 Apr
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ADA – Associazione per i Diritti degli Anziani – Programma 2022 – Gite, soggiorni

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