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18 Gen
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UN GREEN DEAL PER LE FORESTE DOLOMITICHE. VAIA, DA SCIAGURA AD OPPORTUNITÀ. Un appello della società civile trentina per riavvicinare la comunità alla gestione responsabile del patrimonio forestale attraverso un patto che rilanci l’utilizzo sostenibile delle risorse e tutti gli attori della filiera. Dal bosco una nuova idea di sviluppo per le regioni dolomitiche.

UN GREEN DEAL PER LE FORESTE DOLOMITICHE. VAIA, DA SCIAGURA AD OPPORTUNITÀ. Un appello della società civile trentina per riavvicinare la comunità alla gestione responsabile del patrimonio forestale attraverso un patto che rilanci l’utilizzo sostenibile delle risorse e tutti gli attori della filiera. Dal bosco una nuova idea di sviluppo per le regioni dolomitiche.

Un “green deal” ovvero un patto per lo sviluppo sostenibile rivolto alle foreste dolomitiche dopo la sciagura di Vaia è stato presentato stamane da diversi rappresentanti della società civile trentina: associazioni del privato sociale ed ambientaliste, rappresentanze del mondo dell’impresa, delle professioni e della ricerca.

La tragedia ambientale di Vaia, si scrive nel documento, deve diventare un’opportunità anche attraverso l’iniziativa dal basso dei cittadini e delle loro rappresentanze.

Non si tratta pertanto di una proposta che intende sovrapporsi a quanto fatto fino ad ora dalle istituzioni nel dopo-Vaia ma che punta a creare nuovi livelli di responsabilità sviluppando consapevolezza ed iniziativa a partire dalle rappresentanze sociali e poi dagli enti intermedi e dalle istituzioni per rilanciare le politiche per la montagna sia in chiave di protezione sia per quanto riguarda uno sviluppo compatibile con i sui delicati equilibri.

Vaia, si scrive nel documento, è anche la dimostrazione di quanto possa succedere quando, a livello globale, si superano i limiti dello sviluppo e di sopportabilità della biosfera. “La nostra generazione – si scrive del documento – è pertanto chiamata o ad assumersi delle precise responsabilità per abbassare gli attuali livelli di consumo, contenere le devastanti emissioni di CO2 e mettere in campo le migliori azioni volte ai cambiamenti di paradigma quali l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, un sistema della mobilità non invasivo ed inquinante, un modello produttivo, agricolo e turistico sostenibili”.

I firmatari propongono pertanto un’azione straordinaria per il rilancio della filiera del legno e la messa in sicurezza del territorio attraverso un green deal che intervenga in forma sinergica sul tessuto forestale compromesso da Vaia sia a livello naturalistico, in una logica di protezione e differenziazione paesaggistica, sia a livello economico ed occupazionale, con nuove iniziative pubbliche e private in piena sinergia ed integrazione con i settori dell’agricoltura e del turismo.

I riferimenti sono al PNNR nazionale, al PSR provinciale e a tutte le politiche, iniziative, nuovi fondi e risorse che possono essere individuate grazie alla collaborazione fra la società civile e le istituzioni.

Sul piano degli interventi una prima proposta riguarda il rilancio della filiera del legno attraverso nuove politiche di intervento pubblico “con il rafforzamento dei servizi forestali e di vigilanza boschiva, l’assunzione di nuovi lavoratori e lavoratrici, la valorizzazione di nuovi profili professionali legati alla rigenerazione delle foreste nonché il rilancio della ricerca e della formazione”.

Una particolare attenzione dovrà poi riguardare le nuove azioni di rimboschimento che dovranno tenere conto della necessità di salvaguardare la biodiversità del patrimonio forestale anche attraverso la diffusione di “specie diverse dall’abete rosso, quali il larice, il faggio, l’abete bianco e, a quote inferiori, altre latifoglie come querce, frassini, aceri, diversificando ulteriormente le formazioni”.

Sono poi necessarie azioni immediate per il contenimento del fenomeno di diffusione del bostrico nonché interventi di supporto e recupero degli spazi compromessi quali le aree naturalistiche di pregio.

Vaia può rappresentare inoltre una grande occasione per una nuova pianificazione del territorio attraverso il modello della zonazione al fine di promuovere le migliori pratiche agro-silvo-pastorali individuando e rafforzando nuove zone di protezione, migliorando i prelievo dove necessario, recuperando alcune aree per l’agricoltura con particolare attenzione alle coltivazioni biologiche e a forme di allevamento coerenti con il modello alpino.

Il bosco rappresenta inoltre una grande destinazione turistica di cui il Trentino ha forse poca consapevolezza. Un patrimonio naturalistico e storico all’interno del quale “sviluppare un rapporto olistico con l’ambiente e dove l’attività motoria risulta rilassante, benefica e salutare. In questo quadro, il bosco rappresenta un grande giacimento per un modello turistico orientato alla responsabilità e alla sostenibilità”.

Attraverso la proposta di un nuovo patto di sviluppo per le foreste dolomitiche i firmatari intendono infine promuovere un tavolo di lavoro permanente delle rappresentanze della società civile per avviare momenti di approfondimento e di proposta in tutti i paesi del Trentino e delle altre regioni dolomitiche attivando e coinvolgendo tutti gli attori della filiera del legno (associazioni di categoria, ASUC, Comuni, Provincia autonoma, enti di sviluppo e ricerca) per fare delle foreste un luogo attivo di sperimentazione e proposta di un modello di autogoverno partecipato del territorio e di sviluppo virtuoso e sostenibile che guardi al futuro delle nuove generazioni.

 

Trento, 15 gennaio 2022

 

Hanno finora aderito:

ACLI trentine

Ambiente Trentino

ARCI del Trentino

Arte Sella

Associazione Biodistretto di Trento

Biodistretto Val di Gresta

Centro Studi Judicaria

CGIL del Trentino

CISL, Trentino

Comitato Scientifico di TSM/STEP, Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio

Confindustria Trento

Federazione Trentina Biologico e Biodinamico

Federazione Trentina della Cooperazione

Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani

Italia Nostra

Legambiente del Trentino

Mountain Wilderness

PAN Studio Associato

Officina Comune, Rovereto

PEFC Italia

Slow Food Trentino Alto Adige

Touring Club

UIL del Trentino

Università di Trento, Dipartimento di sociologia e ricerca sociale, Marta Villa, PhD e Research Fellow

WWF Trentino

Prime aziende firmatarie:

La Fonte Azienda Agricola di Montagna

Azienda La Meridiana di Francesco Bigaran

 

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13 Gen
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Cooperazione. Decisivo rafforzare il dialogo sociale per le affrontare le sfide future. Rapporto annuale di Euricse mette in trasparenza i dati sul sistema cooperativo. Cgil Cisl Uil: “su welfare, contrattazione e innovazione organizzativa nel settore è fondamentale continuare il confronto”. Bilateralità ed esternalizzazioni nel mirino dei sindacati.

Cooperazione. Decisivo rafforzare il dialogo sociale per le affrontare le sfide future.
Rapporto annuale di Euricse mette in trasparenza i dati sul sistema cooperativo. Cgil Cisl Uil: “su welfare, contrattazione e innovazione organizzativa nel settore è fondamentale continuare il confronto”. Bilateralità ed esternalizzazioni nel mirino dei sindacati.

Con oltre 30mila posizioni lavorative pari a più di 17mila dipendenti full time equivalenti nel 2020 la cooperazione trentina si conferma un settore centrale per l’economia trentina. Un comparto che, quanto gli altri, sta facendo i conti con gli effetti della pandemia, ma che ora deve scommettere sull’innovazione per il prossimo futuro. “Come tutta l’economia provinciale anche i settori della cooperazione dovranno affrontare le sfide imposte dalle trasformazioni in atto e che in parte il Covid ha accelerato – commentano i segretari provinciali a margine della presentazione dell’ultimo Rapporto Euricse sulla cooperazione trentina -. L’invecchiamento della popolazione, la transizione ecologica e la trasformazione tecnologica sono fenomeni che riguardano trasversalmente tutti i comparti e il mercato del lavoro. Per questa ragione crediamo sia importante continuare a creare occasioni di confronto anche con le organizzazioni dei lavoratori e delle lavoratrici.”
Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti sottolineano come con la presidenza Simoni si sia avviato un dialogo costruttivo. Importante adesso mettere a fuoco gli obiettivi da raggiungere, con strategie condivise, nel prossimo futuro.
“Ora è decisivo rafforzare il dialogo sociale. Per quanto ci riguarda riteniamo prioritario affrontare insieme i nodi della contrattazione di secondo livello, in particolare per il sociale, per rafforzare le retribuzioni, ma anche le questioni relative al welfare contrattuale e a nuovi modelli organizzativi, come lo smart working che la pandemia ha imposto nel solco dell’emergenza e che adesso vanno strutturati. Ci sono poi due temi da definire: il primo è il definitivo avvio di un ente bilaterale del settore come concordato da tempo, il secondo è quello delle esternalizzazioni da limitare anche nei settori privati, mentre oggi siamo di fronte all’appalto del magazzino Sait”.
C’è poi il tema trasversale della produttività. “Una questione che va gestita con determinazione per tutta l’economia trentina, compresi i settori della cooperazione maggiormente aperti al mercato. E’ tempo di lavorare a misure che sostengano gli investimenti e la crescita dimensionale delle imprese e innalzino così la produttività trentina, migliorando anche il funzionamento del nostro mercato del lavoro sotto il profilo della qualità oltre che della quantità di occupazione”, proseguono i tre sindacalisti che esprimono anche apprezzamento per il lavoro svolto da Euricse. “Un’analisi periodica sull’andamento del settore è uno strumento di lavoro prezioso perché consente non solo di monitorare limiti e punti di forza, ma anche di agire su basi solide per stimolare il cambiamento”.

12 gennaio 2022

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13 Gen
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Bonus nascita: il vincolo dei dieci anni contro il diritto europeo e la Costituzione. La Giunta cambi la norma

Bonus nascita: il vincolo dei dieci anni contro il diritto europeo e la Costituzione. La Giunta cambi la norma

Il Giudice delle Leggi ha giudicato incostituzionali le norme che escludono dal bonus bebè nazionale i genitori stranieri con permesso di lavoro, a prescindere dagli anni di residenza

Cgil Cisl Uil e Acli: impossibile ignorare questa decisione; anche la misura trentina va adeguata

Si fa sempre più fragile l’impianto normativo su cui si regge l’assegno di natalità provinciale, che esclude ad oggi tutte le famiglie straniere non residenti in Italia da almeno dieci anni e non titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo (che spetta agli stranieri che soggiornano regolarmente da almeno 5 anni). Ieri la Corte Costituzionale ha dichiarato infatti incostituzionali le norme che escludono dalla concessione del bonus bebè nazionale e dell’assegno maternità “i cittadini di paesi terzi ammessi a fini lavorativi e quelli ammessi a fini diversi dall’attività lavorativa ai quali è consentito lavorare e che sono in possesso di un permesso di soggiorno di durata superiore a sei mesi. Queste norme, infatti, contrastano con gli articoli 3 e 31 della nostra Costituzione.

La sentenza segue quanto deciso nel settembre scorso dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha stabilito che la legge italiana che impone ai cittadini stranieri il possesso del permesso di lungo periodo per accedere alle misure di sostegno economico alle famiglie è in contrasto con il diritto comunitario.

La scelta della Corte costituzionale è importante e non scontata – commentano i segretari provinciali di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti, con il presidente delle Acli trentine, Luca Oliver -. Anche se quella sentenza non si applica in modo diretto al bonus nascita trentino è evidente che se la norma provinciale prevede gli stessi criteri ritenuti incostituzionali sarà essa stessa incostituzionale. Ci auguriamo che la Giunta provinciale non metta la testa sotto la sabbia, prenda atto di questa importante sentenza e modifichi motu proprio la legge trentina, rimuovendo un vincolo che discrimina tra bambini italiani e bambini stranieri”.

La decisione della Corte di Giustizia di settembre aveva già previsto che è direttamente contrastante con il diritto dell’Unione ogni norma nazionale che preveda il vincolo del permesso di lungo periodo per l’erogazione di assegni di carattere familiare. Di conseguenza un qualsiasi giudice potrà disapplicare le norme regionali e provinciali che contengano lo stesso vincolo, applicando il diritto europeo.

Non si dimentichi inoltre che il Parlamento italiano ha già modificato il proprio orientamento per le misure a sostegno della famiglia stabilendo che il nuovo assegno universale è un diritto di tutti i cittadini residenti nel nostro Paese da almeno due anni di residenza. Anche diverse regioni, come Veneto e Friuli Venezia Giulia, hanno previsto requisiti minimi di residenza per accedere alle misure di sostegno al reddito. La giunta Fugatti si adegui.

Trento, 12 gennaio 2021

 

Scarica il Comunicato della Corte Costituzionale: CC_CS_20220112103101

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