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Focolaio alla Bartolini, controllati settanta dipendenti

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All’asilo distanze impossibili: «A settembre sarà il caos»

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Focolaio Corana Virus Polo Logistico a Rovereto: si intervenga su tutto il personale in modo radicale ed estensivo. Sono 260 le persone coinvolte e non 60 come affermato da Ferro (Aspp).

Focolaio Corana Virus Polo Logistico a Rovereto: si intervenga su tutto il personale in modo radicale ed estensivo. Sono 260 le persone coinvolte e non 60 come affermato da Ferro (Aspp).

Dichiarazione stampa Walter Alotti,

Segretario UIL del Trentino

20 luglio 2020

La Uil chiede un intervento estensivo per tutto il personale che gravita sul Centro Logistico di Rovereto. Oltre ai 60 lavoratori della Bartolini che, a quanto affermato da Ferro saranno sottoposti oggi a tampone, dovrebbero essere coinvolti anche il centinaio di facchini della STL, collocata al piano terra dello stesso stabilimento e il centinaio di “padroncini” che si servono degli uffici e dei magazzini di carico scarico dei furgoni e camion dei corrieri.

Per Alotti, Segretario generale della Uil del Trentino, la situazione purtroppo non è assolutamente sotto controllo ed un intervento, lento e parziale, come quello programmato per oggi dal capo del Dipartimento Prevenzione dell’ASPP Ferro, potrebbe far sfuggire di mano la situazione, come già accaduto in altri centri logistici d’Italia.

Si mantenga alta la guardia, ma la mantenga per prima l’ASPP ed il Dirigente sanitario Ferro, pensando al presente e ai focolai già in essere, polo logistico di Rovereto in primis, senza rimandare all’autunno quanto può essere già effettuato oggi, o peggio ancora, poteva essere stato fatto già nei giorni e settimane scorse.

 

 

Segretario Generale

Uil Trentino

Walter Alotti

Scarica il pdf: Focolaio Covid Rovereto

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«Nei luoghi di lavoro servono più controlli»

20 luglio 2020 – Trentino (altro…)

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La guida per lavoratori stranieri

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«Scuola, troppe lacune nel piano della Provincia»

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LA GIUNTA IRRISPETTOSA DELLE APSP

LA GIUNTA IRRISPETTOSA DELLE APSP

 

L’ennesimo fulmine al ciel sereno, l’ennesima uscita di questa Giunta sulle RSA che non tiene conto del sistema e di chi in quel sistema lavora.

L’emendamento proposto, e approvato dalla Commissione competente, dal Presidente Fugatti che stabilisce che i Dirigenti medici ed i coordinatori delle APSP trentine siano direttamente nominati dalla APSS ci trova fortemente contrari. Le motivazioni? Eccole.

  • ORDINAMENTO REGIONALE DELLE APSP: la Legge Regionale 7 del 2005 disciplina l’istituzione delle APSP e le proprie competenze, stabilendo che ciascuna APSP ha “autonomia statutaria, regolamentale, patrimoniale, contabile gestionale e tecnica”. Emerge in più parti dell’articolato che le competenze sanitarie, compresa l’assunzione o la collaborazione con il personale medico, sono prerogative degli Enti e che possono essere svolte anche tramite la collaborazione con APSS. Con l’emendamento del Presidente si scardina una delle competenze codificate nell’Ordinamento regionale, e quindi si “invade un terreno” che non è di competenza della Provincia Autonoma di Trento.
  • LEGGE PROVINCIALE SULLA SALUTE LP 16 DEL 2010: l’articolo 1 della norma provinciale novella “La Provincia autonoma di Trento, nell’esercizio delle competenze che le sono attribuite ai sensi dello Statuto speciale e in conformità ai principi della normativa statale e comunitaria, garantisce la tutela e la promozione della salute come diritto fondamentale del cittadino e interesse della comunità, assicurando, mediante il servizio sanitario provinciale, i livelli essenziali di assistenza e quelli aggiuntivi definiti in ambito provinciale.” Tutto questo in coerenza con le normative sociali e ambientali provinciali, promuovendo l’integrazione degli interventi socio sanitari del territorio e nel rispetto dell’ambiente naturale per il mantenimento della salute individuale e collettiva. In questo sistema sono ovviamente inserite le RSA trentine come soggetto del sistema sociale: stupisce quindi che un emendamento all’Assestamento di bilancio provinciale intervenga proprio in questa norma che dovrebbe garantire equilibrio al sistema. Questo testo inoltre si inserisce in un articolo della Legge provinciale che si intitola “Enti di gestione e altri soggetti convenzionati” e integra il comma 2 sulle competenze delle RSA (Le residenze sanitarie assistenziali erogano, in ambito distrettuale, prestazioni socio-sanitarie integrate a prevalente valenza sanitaria. Esse rispondono a bisogni, richiedenti trattamenti continui, di anziani non autosufficienti non curabili a domicilio e di persone non autosufficienti o con gravi disabilità fisiche o psichiche) togliendo la possibilità di poter assumere o designare un medico di fiducia del territorio che garantisca continuità ai residenti delle strutture. Inoltre ci chiediamo come possa essere garantita la ”prevalenza sanitaria” se viene tolta la possibilità agli Enti di prevedere il personale, sociale e sanitario, per tale attività.
  • DIRETTIVE PROVINCIALI: le direttive provinciali, emanate annualmente dalla Giunta, declinano tra i finanziamenti spettanti alle RSA, e all’interno della cd “quota sanitaria” una parte teorica riferita all’assistenza medica. Difficile quindi scorporare quello che è il “costo” relativo all’assistenza medica da quello comprensivo della parte completamente sanitaria. Un atto azzardato quindi quello della Giunta, che non tiene conto degli strascichi giuridico operativi che tale intervento porta con se.

Infine ci chiediamo il perché di tutta questa fretta: se veramente la Giunta, come dichiarato dall’Assessora Segnana sulla stampa, aveva in programma da tempo di intervenire sulla norma, per quale motivo non ha previsto l’articolato direttamente nel testo ufficiale dell’Assestamento di bilancio? Per quale motivo si è dovuti intervenire con un emendamento, firmato dal Presidente e non dall’Assessora, anziché confrontarsi su un testo più organico? Per quale motivo non è stato istituito un tavolo tecnico con Enti, Organizzazioni sindacali e Assessorato al fine di confrontarsi su un nuovo modello organizzativo?

Non ci piace questa modalità della Giunta di disporre degli Enti pubblici trentini senza nessuna considerazione per chi, in questi Enti, lavora spesso in situazioni critiche e difficili. Chiediamo quindi all’Assessora Segnana di sospendere l’emendamento proposto dal Presidente e convocare subito un tavolo di confronto sulle APSP trentine.

 

La Segretaria Prov.le

UIL FPL Enti Locali

Marcella Tomasi

Scarica il pdf: 17_07_2020 la giunta irrispettosa delle APSP

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unitn
20 Lug
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Facoltà di medicina. Non risolve il problemi di reclutamento di personale sanitario

Facoltà di medicina. Non risolve il problemi di reclutamento di personale sanitario

Cgil Cisl Uil: per attrarre medici servono il Not, miglioramenti contrattuali, borse di specializzazione ed investimenti su innovazione e telemedicina in ottica almeno regionale.

Se l’avvio formalizzato ieri della Scuola di medicina interuniversitaria tra l’Ateneo di Trento e quello di Verona rappresenta un successo per l’Università trentina perché ne amplia l’offerta formativa, per CGIL CISL e UIL del Trentino non è questa la strada per superare l’ormai cronico deficit di personale sanitario.

“Si tratta di un importante tassello, anche se molto costoso, nella strategia di ulteriore sviluppo dell’offerta formativa della nostra Università, che anche quest’anno si conferma ai vertici della classifica nazionale tra i medi atenei”, commentano i segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.

Resta però sul tavolo e al momento irrisolto il problema della carenza di medici negli ospedali e nelle strutture territoriali della medicina di base e sulla continuità assistenziale. “La Facoltà di medicina non rappresenta la soluzione – insistono i tre segretari -. Per coprire i posti vacanti sul nostro territorio serve istituire un numero maggiore di borse di specializzazione per giovani medici laureati che poi dovrebbero prestare servizio nelle nostre strutture. Solo in questo modo saremo in grado di attrarre giovani medici e dare risposte alla comunità”.

Allo stesso tempo servono garanzie contrattuali e di crescita professionale a tutte le professioni sanitarie all’interno di un sistema sanitario in grado di valorizzare il personale e le competenze. “In questo quadro anche il Not con reparti di alta specializzazione potrà fungere tra attrattore per qualificati professionisti sanitari. Servono poi ingenti investimenti in innovazione e in telemedicina e teleassistenza per mettere a frutto le competenze di specialisti sia nel campo della diagnostica che in quelli della cura. Per fare tutto questo servirebbe un progetto almeno regionale che oggi manca”, concludono Grosselli, Bezzi e Alotti.

Trento, 16 luglio 2020

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