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mortalità infantile
21 Ago
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Balzo della Mortalità infantile in Trentino: che dice l’Azienda Sanitaria Provinciale?

Comunicato stampa UIL TRENTINO del 16/8/2017

Balzo della Mortalità infantile in Trentino: che dice l’Azienda Sanitaria Provinciale?

La mortalità infantile (nel primo anno di vita sui nati vivi) in Trentino ha registrato un balzo nel 2016 che ci ha portato dai 2,3 casi su 1000 neonati ai 3,4 casi, ben oltre quanto accaduto nelle regioni italiane ed europea limitrofe, un valore superiore anche a quello dell’Area Euro (3,3 nel 2015).

E se esistono commenti ed analisi dell’ISPAT e di esimi professori e sociologi rispetto a quanto emerso dalla pubblicazione del 7 agosto ultimo scorso dei dati aggiornati riguardo ai tassi di fertilità e natalità, nessuna informazione giunge riguardo a questo dato, certamente preoccupante di primo acchito, tanto più in un frangente in cui le polemiche sono infuocate sia rispetto al tema delle vaccinazioni, che della riorganizzazione dei servizi di neonatologia in Trentino.

La UIL chiede quindi che l’Assessorato alla Salute si esprima quanto prima sul dato emerso, spiegando, se possibile, se tale balzo sia di natura episodica od eventualmente legato effettivamente alle modalità organizzative della sanità trentina o a qualche altra ragione statistica della popolazione trentina.

 

Il Segretario Generale

UIL del Trentino

Walter Alotti

Scarica il pdf: mortalità infantile COM 160817

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impianti
21 Ago
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Impianti. Rolle, Uil critica con Anef «Delladio è da sostenere»

15 agosto 2017 –   Corriere del Trentino (altro…)

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impianti
21 Ago
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Tutto, ma non lezioni e appelli dall’Associazione Impiantisti Trentini

Tutto, ma non lezioni e appelli dall’Associazione Impiantisti Trentini

COM STAMPA 14 AGOSTO 2017

E’ di questi giorni l’intervento pubblico dell’Anef trentina in merito alle ipotesi di investimenti diversi che riguardassero, a Passo Rolle, iniziative in qualche modo alternative sia sul piano ambientale che culturale a quanto, con poco successo, attuato nella stessa area negli ultimi vent’anni.
Tanto più “sfacciato” e “provocatorio” pare allo scrivente il comunicato, a valle (concedete il termine geografico) di quanto appena accaduto a Folgarida, con l’intervento importante – e che tante polemiche e giudizi diversi ha provocato – della Pat, a mezzo Trentino Sviluppo.
Stupefacente, in quanto affermato dai massimi vertici di una categoria imprenditoriale che tanto, troppo ha ottenuto in Trentino investendo ben pochi denari propri,  ma contando piuttosto sull’incessante  intervento pubblico, in funzione di uno sviluppo turistico che effettivamente c’è’ stato, spesso lasciando ai privati i pochi  profitti, quando realizzati ed ai contribuenti, ai cittadini che pagano le imposte, le perdite prodotte da impianti non sufficientemente competitivi e gli investimenti per l’innovazione tecnologica delle infrastrutture stesse e per attutire il forte impatto ambientale. Imprenditori per la maggior parte addomesticati quindi, con le dovute eccezioni, che confermano la regola!
Eccezioni proprio come il Patron del “La Sportiva”,  disponibile ad investire anche  in prima persona nella zona del Rolle, in crisi da tempo, con un progetto nuovo, innovativo che nn prevede ne’ la “rianimazione” , né par di capire, la sostituzione degli impianti obsoleti ancora in esercizio sotto il Cimon  della Pala, là dove le Dolomiti lasciano il passo alle scure rocce del Lagorai.
E’ di questi imprenditori che ha bisogno il Trentino. Purtroppo sono pochi i Dellantonio, più spesso essi vengono da fuori provincia, incentivati sì magari, ma comunque abituati a quel minimo rischio d’impresa che quelli trentini evitano di affrontare, sempre più abituati a farsi coprire o surrogare da “mamma provincia”, proprio come in Val di Sole nella vicenda Folgarida. Ed ad attaccare anche quegli investitori o pochi imprenditori trentini, come Dellantonio, che interpretano correttamente il loro ruolo, lo spirito d’impresa e l’appartenenza al proprio territorio.

Walter Alotti
Segretario Uil del Trentino

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21 Ago
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«Stabilizzazioni e piano lingue la Buona scuola non va»

14 agosto 2017 –   Trentino (altro…)

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21 Ago
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PIANO TRILINGUE A SCUOLA & altro UIL: “alla Buona Scuola assicuriamo verità e un po’ di sano buon Senso.”

PIANO TRILINGUE A SCUOLA & altro

UIL: “alla Buona Scuola assicuriamo verità e un po’ di sano buon Senso.”

Dopo gli annunci di alcuni giorni fa, sintetizzati nei titoli della stampa locale con un “1122 docenti stabilizzati, molto di più del nazionale” – “un altro tassello all’entrata a regime del clil”, siamo andati a riprendere in mano i dati dei pensionamenti dal 2014 ad oggi e i comunicati del marzo 2015 [ne abbiamo ripreso anche il titolo]. Sorprendenti i rilievi e le osservazioni che ponemmo al Presidente sia in ordine alle stabilizzazioni, sia in ordine al cosiddetto “piano trilingue”.

1122 docenti stabilizzati: un numero apparentemente importante, giunto a seguito della pronuncia della Corte di Giustizia europea.

Se proviamo a sottrarre tutti i docenti andati in pensione nel medesimo periodo, dovremmo osservare come gli insegnanti in organico di diritto, da allora ad oggi, siano aumentati di ben poche decine di posti. Se poi differenziassimo gli immessi in ruolo tra vincitori dei nuovi concorsi ordinari banditi e docenti inseriti nelle Graduatorie Provinciali (vincitori di concorsi per titoli), dovremmo ammettere che gli insegnanti “effettivamente stabilizzati” sono ben pochi.

Quanto agli investimenti fatti dalla Amministrazione provinciale, è necessario ricordare come lo sforzo economico relativo a qualche centinaio di stabilizzazioni effettuate, uno sforzo pari a 1,5 / 2 milioni di euro, sia stato caricato interamente sulle spalle di tutti gli insegnanti attraverso il famigerato accordo di luglio 2014. Il ricordo diventa poi doloroso se raffrontiamo quelle risorse con quanto stanziato oggi per le sole funivie dell’Alta Val di Sole.

Ad ogni buon conto: consultiamo le graduatorie provinciali ancora vigenti e quelle di Istituto e chiediamo a tutti i docenti precari, abilitati e non, con ben più di 3 anni di contratti a tempo determinato alle spalle, se quanto fatto a livello provinciale è stato abbastanza.

Norma di attuazione. Da quasi un decennio tutte le Organizzazioni sindacali stanno chiedendo la stabilizzazione del cosiddetto precariato storico: dal 2011 la UIL ha più di 250 insegnanti in ricorso, presentato al Tribunale di Trento. Quanto abbiamo richiesto, a livello unitario, lo ha già fatto Bolzano, senza necessità di norme di attuazione particolari: dallo scorso anno nel vicino Alto Adige immettono in ruolo il personale inserito nelle loro graduatorie.

Nel contempo si è mosso il governo nazionale. E’ del 13 aprile il decreto legislativo su formazione e ruoli dei docenti. Una norma che si avvicina e, in parte, accoglie le legittime aspirazioni dei colleghi precari. Viene istituita una disciplina transitoria per il reclutamento del personale docente: esaurimento delle graduatorie provinciali e percorsi riservati per chi ha maturato esperienza professionale. A questo punto una norma di attuazione, magari a carattere “autonomista”, non appare più di necessità ed urgenza.

Il trilinguismo a scuola. Sono passati due anni dalla introduzione a scuola del “piano trilingue”. Ad oggi, cosa abbiamo potuto constatare?

Nel rendere onore e merito alle decine di insegnanti vincitori di concorso sulle lingue straniera, che ai propri titoli culturali hanno aggiunto anche le competenze linguistiche, dobbiamo osservare come, in particolare modo nella Scuola Primaria, si stia assistendo alla progressiva sostituzione di maestri e maestre su posto comune, con insegnanti selezionati esclusivamente in ragione della loro perfetta conoscenza di una lingua straniera.

Nel contempo, l’Amministrazione ha previsto l’inserimento negli elenchi del personale da utilizzare su clil anche dei docenti non abilitati.

 

Prima si lanciano strali contro le stabilizzazioni dei docenti non abilitati, a loro è stata negata persino la possibilità di partecipare ai concorsi, e poi se ne permette l’utilizzo per il clil.

Senza dimenticare poi che con la legge provinciale di assestamento al bilancio, sia stata introdotta, con una norma di dubbia legittimità costituzionale, la possibilità di contrattualizzare nelle Scuole, personale madrelingua privo di titoli per l’insegnamento (equipollenza). Insomma: basta saperne di tedesco o di inglese e tutto passa in secondo ordine.

Solo tra qualche anno potremo verificare quanto e come abbia inciso il “piano trilingue” sulle competenze disciplinari raggiunte dai nostri ragazzi, in uscita dal percorso di istruzione e formazione. I timori restano moltissimi, in aumento rispetto ai rilievi posti due anni fa.

La Scuola Primaria, in particolare, è stata (s)travolta dalla iniziativa di questa maggioranza: precocemente trasformata in Secondaria a tutti gli effetti. Oggi assistiamo a classi prime elementari con 5 / 6 insegnanti, con lezioni che durano 45 – 50 minuti, con orari spezzatino per poter inserire nelle teste dei nostri bambini di tutto e di più. E’ questa la scuola che vogliamo?

Ci si rende conto della straordinaria distanza creata, per un nostro bambino, tra il mondo e il clima della Scuola dell’Infanzia (quella italiana è un gioiello a livello europeo / mondiale) e quello di una siffatta Scuola Primaria? Numerosissimi insegnanti, ritmi frenetici, fino a 9 ore settimanali di lingua straniera a fronte di sole 5 ore di italiano o di matematica. E’ questa la scuola che vogliamo?

Gli Istituti si affannano, anche in considerazione della esiguità delle risorse, nel tentativo di rispettare previsioni normative volute da chi di Scuola, coi suoi preziosi e delicatissimi meccanismi che stanno alla base della relazione insegnamento / apprendimento, ne sa poco. A loro il compito di armonizzare finalità e obiettivi disciplinari, inseriti nel piani di studio provinciali, e monte ore clil sia in tedesco, sia in inglese. E’ questa la scuola che vogliamo?

La UIL aveva chiesto al Presidente Rossi, ed era marzo 2015, di prestare molta attenzione: la sua giunta provinciale stava compiendo l’ennesima invasione di campo dell’Autonomia della Politica nei confronti dell’Autonomia scolastica. Si era chiesto di non imporre la veicolarità attraverso delibera provinciale, ma di rimandare alle scelte delle singole Istituzioni scolastiche come ampliare l’offerta formativa sulle lingue comunitarie. Ogni singolo Istituto doveva e deve essere lasciato libero di individuare e predisporre, in relazione al proprio contesto – alle risorse e alle competenze professionali disponibili, le strategie e i metodi più opportuni per il perseguimento degli obiettivi generali fissati dalla politica provinciale, pena il rischio di affossamento del progetto stesso.

Tra l’altro i dati offerti dalla ricerca pedagogica nazionale e internazionale non sono affatto univoci, circa l’utilizzo della veicolarità. Alcuni studi metterebbero in guardia sul fatto che il CLIL potrebbe presto o tardi produrre vere e proprie carenze formative nelle stesse discipline veicolate.

“A fronte di annunci relativi a roboanti progetti di innovazione didattica, in vero più di facciata che sostanziali, si sono dovute rilevare forzature burocratico – amministrative, peraltro di scarsa efficacia e di dubbia efficienza. Lo stesso progetto Trentino trilingue, per il versante propriamente scolastico, ha subito non poche incertezze, a tratti delle battute d’arresto”. Così si è espresso il segretario generale della Uil del Trentino, Walter Alotti, all’interno di una più ampia riflessione sugli interventi programmati nella Legge di Assestamento del Bilancio provinciale.

La riforma della Scuola si deve fare con il consenso e con il contributo dei dirigenti, degli insegnanti, del personale ata. Si vada negli istituti scolastici e si chieda ai lavoratori come vivono, quali difficoltà incontrano nella quotidianità: se i ragazzi riescono a star bene e ad apprendere in un buon clima relazionale, lo si deve esclusivamente alle persone che tutti i giorni sono nelle aule scolastiche.

Siamo un po’ “stanchini” di slogan vuoti e, a volte, privi di elementi oggettivi [Folgarida – Marilleva: la vittoria della imprenditoria trentina. – Migliaia di assunzioni, molto di più del nazionale. – …]. Chiediamo massima cura per la Scuola e rispetto per il personale che vi opera. Per questo la UIL annuncia l’avvio di una inchiesta, scuola per scuola, sull’impatto delle riforme – iniziative introdotte nell’ultimo triennio. Dalle risorse in organico, ivi comprese quelle indirizzate agli alunni con bisogni educativi speciali, alla relativa organizzazione interna alle scuola, dalla durata delle unità di lezione alla definizione degli orari settimanali per gli studenti.

Scarica il pdf: Trilinguismo&Co COM130817

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assegni di solidarietà
21 Ago
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Assegni di solidarietà erogati ai lavoratori

11 agosto 2017 –   Trentino, Corriere del Trentino (altro…)

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21 Ago
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«Pari opportunità, un ufficio da tutelare»

10 agosto 2017 –   Trentino (altro…)

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tute blu
21 Ago
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Contratto tute blu artigiane Fiom e Cgil ai ferri corti

10 agosto 2017 –  Corriere del Trentino (altro…)

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LETTERA APERTA ALL'ASSESSORA ALLE PARI OPPORTUNITÀ' SARA FERRARI
09 Ago
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LETTERA APERTA ALL’ASSESSORA ALLE PARI OPPORTUNITÀ’ SARA FERRARI

LETTERA APERTA ALL’ASSESSORA ALLE PARI OPPORTUNITÀ’ SARA FERRARI

Cara Assessora,
sa bene che abbiano a cuore le Pari Opportunità almeno quanto Lei. Per questo siamo preoccupati/e all’idea che l’Ufficio che se ne occupa venga spostato da un’Agenzia ad un’altra, entrambe con competenze settoriali. Non vogliamo ora addentrarci in questioni di metodo sulla possibilità di attribuire o meno competenze sulle Pari Opportunità ad un’Agenzia che per legge si occupa di lavoro. Ciò che ci interessa, è il merito della questione. Le politiche di Pari Opportunità sono un tema nodale nella nostra società e sono poste a fondamento della nostra Repubblica con il secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione. Pari Opportunità significa ridurre la disuguaglianza che di fatto esiste tra donne e uomini, neri e bianchi, omosessuali e eterosessuali, poveri e ricchi, disabili e normodotati. Una riflessione su un allargamento delle azioni delle Pari Opportunità, delle politiche di inclusione e antidiscriminatorie andrebbe fatta, anche in vista della definizione del futuro programma elettorale. Perché non immaginarsi un futuro dipartimento delle Pari Opportunità che gestisca direttamente alcune azioni, soprattutto culturali, e che si interfacci con gli altri dipartimenti per dare impulso, coordinare, supervisionare e verificare gli interventi volti a ridurre le disuguaglianze e rendere la società più inclusiva? Come farlo, se non incardinando l’Ufficio al di fuori di specifici settori d’interesse? Già oggi ci troviamo con una legge che limita le politiche di Pari Opportunità alle sole questioni di genere, perché limitare ulteriormente il campo d’azione al solo tema del lavoro? I percorsi di educazione di genere, il contrasto all’omotransfobia che fine faranno? Perché inserirli forzatamente all’interno di un organismo che per legge si occupa di altro? Non avrebbe più senso incardinare le Pari Opportunità sotto la Direzione Generale, come avviene a livello nazionale, dove sono collocate presso la Presidenza del Consiglio? La questione non è di poco conto. Se davvero riteniamo il tema della Pari Opportunità cruciale  e non una competenza residuale, come spesso accade, allora la collocazione dell’Ufficio che se ne occupa ha una forte valenza politica. Metterlo al centro, sotto la Direzione generale, significa rilanciarne l’azione e svincolarlo da politiche settoriali che ne ridurrebbero la portata. Una Provincia che ha bocciato il ddl sulla doppia preferenza di genere e quello contro l’omotransfobia si meriterebbe di veder rimesso al centro il tema delle Pari Opportunità da tutta la Giunta. E se il centro – leggasi Direzione Generale -fosse precluso per motivi che non ci è dato sapere, almeno si pensi al Dipartimento Cultura. In fondo il tema delle Pari Opportunità è innanzitutto culturale e un incardinamento di questo tipo è già stato attuato nel Comune di Trento. Non approfittare dello spostamento dell’Ufficio per le Pari Opportunità per renderne centrale  l’azione, crediamo sarebbe un’occasione persa. Per questo Le chiediamo la sospensione della delibera e un incontro per ragionare assieme sulla soluzione migliore da percorrere per dare dignità e rilanciare l’azione delle Pari Opportunità.

Zanella, Loro, Alotti

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09 Ago
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Rurali e Bcc Contratto credito coop Fabi: nessuno abbandoni Federcasse

09 agosto 2017 –  Corriere del Trentino (altro…)

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