l’Adige – 10 ottobre 2022

CASO MEDIOCREDITO. I sindacati: «In passato grande disimpegno degli imprenditori». «Manzana, lacrime di coccodrillo»

«Lacrime di coccodrillo». Questo sarebbero, secondo i sindacati, le parole del presidente di Confindustria Fausto Manzana, davanti alla concreta possibilità di vedersi sfilare Mediocredito, l’unica banca regionale rimasta, dall’Alto Adige. Lacrime di coccodrillo perché Confindustria è «disimpegnata da sempre su questa partita». E quando non giochi, questo è il concetto, non puoi lamentarti di chi vince. Ma per capire le parole del sindacato tocca fare qualche passo indietro. E capire, prima di tutto, perché le sorti di una banca dovrebbero interessare ai rappresentanti dei lavoratori. Mediocredito è una banca corporate. Che significa che presta soldi alle imprese. Nel caso di Mediocredito, alle piccole imprese soprattutto. Ecco perché anche per i sindacati è importante cosa succede in via Paradisi.
I principali azionisti di Mediocredito sono Crr Fin (35,207%) società veicolo di Cassa Raiffeisen (le rurali altoatesine) e Cassa Centrale Banca, e le istituzioni pubbliche Regione, Provincia di Trento e Provincia di Bolzano (52,49%) e altri privati, tra cui Sparkasse (7,802%). In questa fase le Raiffeisen -che già esprimono il vicepresidente e il presidente del neo nominato comitato esecutivo in forza di un patto di sindacato -ha fatto un’offerta proprio a Sparkasse. E di contro, è notizia dei giorni scorsi che la Provincia di Trento è dinamica, nel cercare di mantenere la banca trentina.
Ecco, in questa cornice, il presidente di Confindustria Fausto Manzana, dalle colonne de l’Adige, si augurava un contro piano del sistema trentino. E a lui ora replicano i sindacati, che pure au-
spicano «si riesca a mantenere in Trentino l’ultima roccaforte del credito locale, avendo assunto ormai le Casse rurali un ruolo nazionale con Ccb ed essendo state inglobate Cassa di Risparmio in Unicredito e Btb in Banca Intesa. Certo che il disimpegno proprio degli imprenditori trentini negli anni passati -forse perché potevano contare sempre sul rubinetto aperto di mamma Provincia quando banche e risparmiatori trentini esaurivano il loro credito -e la poca lungimiranza delle giunte trentine, quando era possibile acquisire, neppure a caro prezzo, la maggioranza della banca corporate a Trento, fanno pensare che a breve, se Fugatti non riuscirà ad ottenere una concessione politica da Kompatscher, anche Mediocredito passerà sotto la regia del gruppo Raiffeisen; la terza centrale nazionale del credito rurale autonoma, ma con riferimento territoriale preciso: il Sudtirol».
«Il sindacato confederale -prosegue la nota -aveva lanciato a più riprese l’idea di un azionariato popolare per portare in Cda rappresentanti veri dell’economia trentina, i risparmiatori per esempio, piuttosto che un’imprenditoria locale nominata dalla politica, che neanche un centesimo reale ha investito e si ritrova sugli strapuntini della banca, come controfigura senza alcun potere di indirizzo e valore. E ci sta l’esempio virtuoso di Manzana rispetto a Laborfonds, in cui ricordiamo vi è una governance partecipata dai lavoratori, oltre che dalle imprese e nella quale Trentino e Alto Adige hanno una rappresentanza paritaria nella costruzione di un progetto sociale e finanziario regionale».

 

Scarica il pdf: ADIGE Mediocredito ART 101022