L’Adige – Giovedì 23 Gennaio 2025

Investimenti, Trentino 103° in Europa

 

I sindacati: «Dati preoccupanti, perché innovazione e trasferimento tecnologico essenziali per produttività e qualità del lavoro; dal forum aspettiamo nuove soluzioni»

RICERCA

Ha ragione l’assessore allo sviluppo economico **Achille Spinelli** quando dice che sugli investimenti in ricerca il Trentino deve cambiare passo. Negli ultimi 10 anni ha fatto quello del gambero. Ovvero, è andato indietro.

Lo dicono i dati dell’Istat. Nel 2013 la spesa in ricerca e sviluppo delle imprese private in Trentino certificata dall’Istituto nazionale di statistica era di **152 milioni di euro**, corrispondenti al **45%** degli investimenti totali, comprensivi di quelli di università e centri di ricerca pubblici. Dieci anni dopo, nel 2022, in una fase di ripresa dell’economia, le imprese in Trentino hanno investito circa **142 milioni**, il **4,5% in meno** del 2013.

A far fare il passo del gambero al Trentino è stata la lenta ma costante riduzione della quota di investimenti privati: oggi sono poco più del **41%** di tutta la spesa in ricerca e sviluppo.

Il confronto con le altre regioni
«I dati parlano chiaro» intervengono i sindacati non nascondendo il loro allarme alla vigilia dell’avvio del **Forum provinciale per la ricerca** che la giunta ha convocato a fine mese all’Itas Forum. Il confronto con le regioni a noi più vicine è diventato sempre più negativo per il Trentino.

Tra il **2013 e il 2022**, per esempio, gli investimenti privati in innovazione sono cresciuti del **20%** in **Friuli**, del **26%** in **Lombardia**, del **35%** in **Veneto**, del **58%** in **Alto Adige** e di ben il **69%** in **Emilia Romagna**.

In queste regioni la maggioranza degli investimenti derivano dalla spesa delle imprese private (dal **54% del Friuli** al **74% della Lombardia**).

Se poi si amplia lo sguardo all’Europa le cose non cambiano molto, anzi. Secondo **Eurostat**, nel **2021** per quanto riguarda gli investimenti in innovazione dei settori privati per abitante, il **Trentino** era al **103° posto** tra le regioni europee con **248 euro ad abitante**.

Fuori scala i confronti con le prime posizioni, come il **Nord Ovest della Svizzera** (**quasi 5.800 euro**), **Stoccarda** (**3.468 euro**), ma penalizzanti anche i raffronti con regioni più vicine e orograficamente simili come il **Vorarlberg** (**901 euro**) e **Tirolo** (**890 euro**).

Per quanto riguarda l’Italia, il Trentino viene dopo **Piemonte** (**509 euro**), **Lombardia** (**387 euro**), ma anche dietro **Liguria** (**300 euro**), **Friuli** (**297 euro**), **Veneto** (**284 euro**), **Toscana** (**276 euro**) e **Lazio** (**255 euro**).

Le richieste dei sindacati
«I dati sono preoccupanti – spiegano i segretari di **Cgil, Cisl e Uil**, **Andrea Grosselli**, **Michele Bezzi** e **Walter Alotti** – perché gli investimenti in ricerca e sviluppo, il trasferimento tecnologico e l’innovazione dei processi produttivi sono essenziali per rafforzare la produttività, la qualità del lavoro e le dinamiche retributive.

Le aziende devono fare di più: il rischio è che il sistema economico locale diventi sempre meno competitivo e attrattivo rispetto ad altre regioni europee».

Per i sindacati allora il nodo va affrontato una volta per tutte. «Le ragioni di questo arretramento sono diverse e riguardano la ridotta dimensione d’impresa, il progressivo ridimensionamento del settore industriale, la qualità della domanda pubblica di beni e servizi, la mancata valutazione delle politiche di incentivo alle imprese e la preponderanza di aziende dei servizi in settori a bassa innovazione.

Ecco allora che per invertire questa pericolosa tendenza servono politiche integrate e strutturali che mettano al primo posto la capacità di innovazione del settore privato».

Un’opportunità dal Forum per la ricerca
Il **Forum per la ricerca** può essere l’occasione non solo per analizzare la situazione ma anche per individuare gli interventi più urgenti che stimolino la crescita degli investimenti privati nel settore dell’innovazione.

«Dopo 5 anni – concludono **Grosselli, Bezzi e Alotti** – il forum deve avere l’ambizione di esplorare soluzioni sperimentali e all’avanguardia per alimentare i progetti di ricerca e sviluppo e il trasferimento tecnologico verso le imprese che non possono più sottrarsi all’obbligo di puntare sull’innovazione».

Scarica il pdf: ADIGE ART investimenti 230125