Corriere del Trentino – 11 febbraio 2023

La fusione tra Casse scalda la Cooperazione Mattarei: «Federazione senza strategia»

Dura l’ex presidente: «Fracalossi accelera per avere un peso nazionale». Spinelli: «La Provincia non ha poteri»

TRENTO Succede. Succede quando si perde uno dei due pilastri che reggono quella terza via tra economia capitalistica e statalista che ha sempre caratterizzato il mondo cooperativo. Sulla spinta della riforma Renzi delle banche popolari, si è creata un’onda che ha travolto, trasformandolo, il mondo del credito cooperativo. Tra mutualità e mercato ha prevalso quest’ultimo con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti: le casse si fondono, spariscono gli sportelli periferici nel nome della redditività. È così che una parte del mondo della cooperazione trentina e dei sindacati legge l’ultima mossa, quella annunciata non più tardi di 48 ore fa ovvero l’avvio del processo di aggregazione di Cassa di Trento e Cassa Rurale Novella e Alta Anaunia che diventeranno «Banca per il Trentino Alto Adige-Bank für Trentino Sudtirol-credito cooperativo italiano». Un gruppo che conterà su un patrimonio netto di 321 milioni di euro, oltre 400 dipendenti, una massa amministrata di 7.274 milioni, ben 32.539 soci, depositi per 5159 milioni.
I nomi non sono soltanto forma ma spesso anche sostanza e dunque non è passato inosservato sin dal momento dell’annuncio congiunto di Giorgio Fracalossi e Roberto Graziadei che dopo aver già perso (il riferimento è a Trento ma ora varrà anche per le altre casse coinvolte nell’operazione) il termine «rurale» (che mal si conciliava evidentemente con la presenza nel capoluogo) ora si perde anche quello di «cassa». Con tutto quello che ne consegue nel sotto inteso tanto da aver spiazzato, stando a quanto raccontato da Roberto Simoni, sulle colonne dell’Adige la stessa Federazione della Cooperazione. Una realtà che Marina Mattarei conosce bene, essendo stata al timone dal 2018 al 2020. «Questo non è un discorso di nomi — spiega — ma sancisce l’inadeguatezza e la perdita totale di autorevolezza da parte della Federazione che non sa nulla di quello che succede a livello strategico». Il ruolo. Quello della Federazione traballa: ««Dovrebbe fare da collante tra le varie anime della cooperazione che già sono in fibrillazione per conto loro in quanto tutte alle prese con sfide importantissime e non trovano nella Federazione chi sia in grado di definire strategie».
Parole dure che, stando a quanto spiega l’ex presidente, esprimono un sentimento diffuso all’interno del mondo del creditizio cooperativo: «L’altra sera ho avuto qualche scambio con alcuni presidenti di casse rurali — rivela— e sono tutti sconcertati dal comportamento del presidente della Cassa di Trento che sta forzando molto, accelerando, forse per l’esigenza di rincorrere strategia di crescita quantitativa o dimensionale per pesare a livello nazionale sia nei confronti di Federcassa sia di Icrea. Le logiche di sistema delle casse rurale sono già andate a farsi benedire».
Ma per Mattarei quello che sta accadendo non è una sorpresa: «Il disegno era già scritto e lo stiamo vedendo tutti i giorni sulla operatività delle filiali, gli sportelli che chiudono: succede quando tu persegui solo la logica industriale di efficientamento, del taglio dei costi. Resisteranno solo le casse che sanno tutelare la relazione con il territorio che sanno ancora riconoscere se hanno davanti un artigiano, un imprenditore, una famiglia e non un algoritmo sulla solvibilità e bancabilità del soggetto».
Processi che vengono da lontano, sin dalla riforma delle popolari che secondo l’ex presidente Bolzano è riuscita a gestire e Trento no. «Là non si sono piegati alla riforma e non hanno accettato di essere inclusi in uno dei due gruppi cooperativo. Sono rimasti coerenti». Invece di fare squadra si è sfilacciato il rapporto con i cugini altoatesini «Non c’era più dialogo tra Raiffeisen e Credito cooperativo trentino, bisognava ricostruire da zero le relazioni personali».
I sindacati guardano all’operazione con occhio critico. «Una operazione azzardata», la definisce Walter Alotti, segretario generale della Uil. «Noi sindacati ci eravamo già messi in allarme a suo tempo per questa evoluzione delle casse rurali a gruppo nazionale. Per le imprese potrebbe essere un bene ma per l’utenza abituale — famiglie, contadini, artigiani ovvero i naturali destinatari del credito delle casse rurali — qualche preoccupazione la avvertiamo. Anche pensare di andare Alto Adige a insidiare il gruppo delle Raiffeisen che è il terzo gruppo di credito cooperativo nazionale pare una boutade».
Rimane alla finestra la Provincia. Con l’assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli che preferisce non sbilanciarsi: «Si tratta di una iniziativa privata che ha a che fare con la capacità di stare sul mercato e di accrescere la forza degli istituti. Come si inserisca nel quadro del credito provinciale e regionale è da vedere». E la giunta approfondirà l’argomento? «È presto per fare valutazioni, che a noi non competono» conclude cauto Spinelli.

 

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