Corriere del Trentino – Venerdì 14 Febbraio 2025
Registro imprese, il sistema regge aziende in crescita: +72 rispetto al 2023
De Zordo: «Bene, ma ci sono delle problematiche». Dal 2014 attività straniere in aumento del 30%
Trento – Il sistema delle imprese trentine regge. Secondo gli ultimi dati pubblicati dalla Camera di Commercio, le aziende registrate in provincia al 31 dicembre 2024 sono 50.733 (+63 rispetto al 2023) e quelle attive sono 46.611 (+72 rispetto al 2023). A questo numero bisogna aggiungere anche le 13.347 unità locali, ovvero succursali di imprese fuori provincia, e quindi in totale si parla di 64.080 aziende.
Andando più nello specifico, il 24,9% delle aziende è attivo nel settore dell’agricoltura, il commercio e i servizi alle imprese (ovvero quelle attività legate ai servizi di informazione e comunicazione, attività immobiliari e soprattutto quelle professionali, scientifiche e tecniche) rappresentano il 15,5% del totale, mentre il settore delle costruzioni è al 15,2%. Per quanto riguarda la tipologia di attività che svolgono le imprese, in 10 anni sono calate del 15% quelle del commercio (da 8.488 a 7.212) e sono aumentate del 25,5% quelle dei servizi alla persona (da 5.743 a 7.205).
«Grazie al registro delle imprese è possibile identificare la demografia imprenditoriale di un territorio che è uno dei tre indicatori che concorrono a determinare lo stato di salute dell’economia — ha detto il presidente dell’ente camerale Andrea De Zordo —. Il tessuto imprenditoriale trentino regge anche se in presenza di alcune complicazioni e difficoltà». E ha aggiunto: «Non possiamo non evidenziare le criticità del reperimento della manodopera e quelle del passaggio generazionale».
L’età media della classe imprenditoriale si è avvicinata ai 50 anni, anche se il numero delle attività giovanili resta sopra la media nazionale: il 9,7% del totale (+1% rispetto all’Italia e 4.542 in valori assoluti). Ma negli ultimi dieci anni la percentuale non è aumentata. In crescita invece il numero delle attività a conduzione o maggioranza femminile, anche se il dato resta sotto la media del Paese: il 18,6% del totale (-4,1% rispetto all’Italia e 8.651 in valori assoluti). «Il confronto tra il Trentino e l’Italia vede nell’ambito giovanile una percentuale più importante e quindi è la dimostrazione che si cerca di sostenere quel percorso — ha spiegato De Zordo —. Dal punto di vista delle imprese femminili, questo dato era già stato fonte di analisi ed è dovuto ad un basso livello di disoccupazione. Nelle realtà dove questo tasso è più alto, la tendenza all’imprenditoria femminile è più elevata».
Comunque le aziende femminili sono aumentate di circa il 5% negli ultimi 10 anni soprattutto nel comparto agricolo, nel commercio e nei servizi alla persona come i centri estetici e i parrucchieri.
Valori in forte crescita sono quelli legati alle imprese straniere: +6,1% rispetto allo scorso anno e +30% in dieci anni. Ma i numeri sono ancora inferiori alla media nazionale (8,5% rispetto all’11,8% dell’Italia). Queste attività si sviluppano soprattutto nel settore del commercio, delle costruzioni e del turismo e le nazionalità prevalenti sono quella rumena, cinese, albanese e marocchina.
Un dato interessante è quello che emerge nel cambiamento della forma giuridica delle imprese registrate. Sono in crescita le società di capitale (+2,8% in un anno e 12.696 in totale) che rappresentano un quarto del totale. Le imprese individuali restano però la maggioranza (54%), mentre il 19% sono società di persone.
Infine, il registro delle imprese permette di fare una fotografia del territorio e delle sue peculiarità: il 59,1% delle aziende registrate è formato da 0 o 1 addetto, il 27,1% tra 2 e 5 persone e il 6,2% tra 6 e 9 addetti. Quindi, in Trentino il 92,4% delle imprese ha meno di 10 dipendenti. Tra i 10 e i 49 impiegati sono il 6,7% delle aziende, mentre le grandi imprese sono solo lo 0,9% del totale. Questo registro è utile anche alle forze dell’ordine «per poter analizzare le varie aziende e identificare eventuali criticità per ostacolare il più possibile infiltrazioni criminali all’interno del nostro tessuto imprenditoriale», ha detto De Zordo.
Secondo i sindacati trentini il resoconto della Camera di Commercio presenta luci e ombre. «Si confermano i trend che conoscevamo — ha detto Andrea Grosselli, segretario Cgil —. Abbiamo un sottodimensionamento del settore manifatturiero che sono le aziende che pagano di più e sono anche quelle che offrono più lavoro».
Walter Largher, segretario Uil, ha sottolineato che «purtroppo tengono ancora le attività individuali. Vuol dire che non c’è la concezione di fare impresa e questo significa mantenere bassa la produttività, non fare investimenti, innovazione e import/export».
Un dato positivo lo nota Michele Bezzi, segretario Cisl, nell’aumento delle società di capitale: «Questo potrebbe voler dire che le aziende si strutturano in una forma più stabile e potrebbe essere un bel segnale, anche perché sarebbe meglio pure per i lavoratori. Sui servizi alle imprese invece potremmo fare un po’ di più, ma i numeri sono in aumento».
Scarica il pdf: CORRIERE ART imprese 140225
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