Il T, Corriere del Trentino – Sabato 22 Febbraio 2025
Salari più alti per rilanciare i consumi
Sciopero di 12mila metalmeccanici. Fiom Fim Uilm: chiediamo 280 euro in più al mese
ECONOMIA
Riaprire le trattative per il rinnovo del contratto nazionale, che in Trentino riguarda 12mila lavoratori e lavoratrici, con la richiesta di aumento salariale di 280 euro mensili e molte altre proposte, o le proteste proseguiranno. È questa la sollecitazione che arriva dalle sigle sindacali provinciali dei metalmeccanici Fiom, Fim e Uilm in occasione dello sciopero di 8 ore proclamato ieri, a poche settimane dall’ultima mobilitazione: «Siamo qui perché Federmeccanica ancora si rifiuta di aprire un tavolo concreto sulle nostre iniziative – spiega Luciano Remorini, segretario generale della Fim Trentino – Parliamo di una piattaforma che a livello nazionale è stata richiesta da oltre un milione di lavoratori ed è stata snobbata da una controproposta inaccettabile. Quando è stato convocato lo sciopero, Federmeccanica ha richiesto un incontro lo scorso 11 febbraio, a cui siamo andati con la massima disponibilità anche ad annullare la mobilitazione. In realtà però ci è stata confermata l’intenzione, o a mio avviso la mancata volontà, di riaprire questo tavolo per il rinnovo del contratto. Questa cosa è inaccettabile, quindi abbiamo deciso di rilanciare lo sciopero alzando il tiro: è giusto che tutti i lavoratori sappiano cosa rischiano di perdere. E non ci fermeremo fino a quando otterremo la riapertura delle trattative: sappiamo di star chiedendo ai lavoratori dei sacrifici, ma questa è una battaglia che va portata avanti per quelli che sono i nostri diritti».
Una protesta che ha raccolto una buona adesione, stando ai primi dati elencati da Michele Guarda della Fiom: «Alla Meccanica del Sarca l’adesione è del 100%, mentre alla Bonfiglioli, alla Zf e alla Omr si arriva all’80%». Adesione pressoché totale, secondo i sindacati, anche in Sapes, Sandvik e Siemens, del 95% alla Sata e alla Coster 3, del 90% alla Dana di Arco, alla Lincotek, alla Ebara e alla Girardini, dell’80% anche nei call center Gpi (Cup e Dolomiti Energia), del 70% alla Tecnoclima e alla Dto (Depurazione occidentale), del 50% alla Ecodor, al Centro Ricerche Ducati, alla Opt, e all’Adige (Gruppo Blm).
«Quello che ci preme – prosegue Guarda – è che chi ci ascolta capisca che non siamo davanti al solito gioco delle parti fra sindacati e imprese. Siamo di fronte a uno scontro duro, perché della sua posizione sul discorso relativo al contratto e ai salari ormai Federmeccanica ne ha fatto una questione di principio. Questo compromette qualsiasi possibilità di mediazione, perciò le mobilitazioni proseguiranno fino a quando non saranno loro a tornare sui propri passi e riaprire questa trattativa».
Willy Moser, segretario della Uilm, riflette sul significato e gli scenari futuri di questa mobilitazione: «I metalmeccanici si sono sempre contraddistinti per il loro essere innovativi e aver fatto da esempio per altre categorie attraverso le loro mobilitazioni. Sul tema dei contratti, molti altri sono stati rivisti alla luce delle battaglie portate avanti da questa categoria. Quanto ottenuto però non è sufficiente e per questo va sottolineata l’importanza di questo sciopero. I salari vanno alzati per far ripartire l’economia: stipendi più alti corrispondono a maggiori consumi, e quindi alla possibilità di uscire dalla situazione di stagnazione che stiamo vivendo come Paese. E ancora, vogliamo essere avanguardisti sul tema degli orari di lavoro: l’introduzione sempre maggiore dell’intelligenza artificiale porterà a un aumento della produttività, e quindi bisogna già iniziare a immaginare una società di tipo diverso».
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CORRIERE ART metalmeccanici 220225
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