l’Adige – 26 febbraio 2024

Sanità. La Uil: «Liste d’attesa migliorate? Chi può ormai va dal privato»

«La situazione delle liste d’attesa della Sanità pubblica trentina sarà anche in parte migliorata, a dire del direttore Ferro e dell’assessore Tonina, ma per esperienza di tanti cittadini e cittadine trentine queste affermazioni di ritorno progressivo alla normalità non corrispondono alla realtà di tutti i giorni». Lo dicono il segretario generale della Uil Walter Alotti e il collega di Uil sanità Giuseppe Varagone, che chiedono alla politica di trovare soluzioni ad uno dei problemi che più angoscia i cittadini. Perché i tempi di cura sono un problema. E le rassicurazioni recenti di Azienda sanitarie e Provincia, circa il fatto che i tempi d’attesa si stanno riducendo, non convincono. Queste valutazioni, osservano, «stridono con i dati che arrivano direttamente dall’Apss relativi al finanziamento privato aggiuntivo alla Sanità privata trentina accreditata, chiamata a supplire all’aumento della domanda di prestazioni specialistiche e diagnostiche della cittadinanza. È vero che c’è un problema di carenza di organici e poco incentiva-
ti, a differenza di Bolzano, ma rimane fortemente penalizzante la differenza di tempi di attesa per le prestazioni del servizio pubblico – priorità RAO comprese – con quelle private. Quindi l’Apss, che questa integrazione la paga fior di quattrini – 23 più 6 mln di euro nel 2023 – dovrebbe assolutamente garantire ai cittadini almeno i tempi per le prestazioni Rao, facendole effettuare in convenzione con pagamento del ticket nelle strutture accreditate private».
Che succede nella quotidianità? La Uil un paio di esempi di vita pratica li fa: «Un esempio realmente accaduto: viene richiesto un appuntamento per una visita urologica con Rao C. Il Cuo non ha disponibilità immediata nel tempo previsto -30 giorni – e l’utente viene informato che verrà richiamato. Dopo qualche giorno viene ricontattato dall’unità operativa specifica che dà disponibilità per la visita ben 75 giorni dopo la richiesta. Risultato: l’interessato si rivolge a struttura privata accreditata trentina ed ottiene a pieno pagamento privato appuntamento, da lì a una settimana».
«Il cittadino benestante, con conferma dal medico curante della necessità di qualche accertamento, può permettersi di rivolgersi alle strutture private anche se anch’egli contribuisce con le
proprie imposte al servizio sanitario pubblico – evidenzia la Uil – Ma la persona debole economicamente e socialmente, dall’anziano con pensione sociale alla giovane precaria, cosa fa? Aspetta l’appuntamento fuori tempo, rinuncia alla visita o si reca al pronto soccorso ingolfando così il servizio d’emergenza e l’efficienza e l’efficacia di quell’importante unità operativa? È certamente una situazione complessa e di difficile soluzione, ma la politica deve assumersi delle responsabilità avendo al centro il bene della comunità, evitando di essere o apparire in qualche modo collusa con poteri ed interessi privati sempre più forti anche nel nostro territorio».
Concludono Alotti e Varagone che la scelta della Provincia Autonoma di Trento di finanziare con fior di quattrini le strutture sanitarie private trentine per erogare alcune prestazioni, fra l’altro in concorrenza, non è certo una strategia vincente a lungo termine, anzi si rischia di smantellare lentamente il servizio pubblico trentino.

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