Il T – Venerdì 10 Gennaio 2025

Sanità, Varagone (Uil-Fpl): «Bene i 90 euro, ma occorre attrarre»

 

Punti nascita, servono giovani

«Ecco le criticità della sanità trentina: non attrae i giovani», il Segretario provinciale del Trentino Uil-Fpl Sanità, Giuseppe Varagone fa il punto sulle criticità della sanità pubblica del Trentino. A smuovere il suo concetto, la riflessione sui punti nascita di Cavalese e di Cles, e la mancanza di assistenza medica al carcere di Spini. «La carenza di personale medico ha portato in questi giorni l’Azienda provinciale per i servizi sanitari a bandire una selezione che offre un compenso aggiuntivo di 90 euro all’ora ai medici interni disposti a lavorare in queste aree critiche — spiega Varagone —. L’introduzione del gettone di presenza per i medici interni rappresenta un passo importante verso la stabilizzazione dei servizi sanitari nelle aree montane».

In Trentino, come su tutto il territorio nazionale, c’è carenza di medici. «La situazione in Trentino riflette una tendenza generale a livello nazionale. Anzi è un problema che riguarda tutta l’Europa: è difficile reclutare e trattenere personale medico, soprattutto nelle zone periferiche o in settori considerati meno attrattivi — continua —. La colpa è da ricercare nei tagli ai budget destinati alla sanità». Tagli che, a detta di Varagone, «potrebbero aver reso le condizioni lavorative meno attraenti e i salari meno competitivi». A scoraggiare i giovani medici anche l’assenza di incentivi economici o di carriera. «I giovani sono disincentivati nello scegliere specializzazioni come ginecologia e ostetricia o dal lavorare in zone remote — sottolinea ancora —. Niente rende questa prospettiva attraente».

Varagone a riguardo lancia delle soluzioni concrete: «Per avvicinare i giovani alla medicina in valle o in zone periferiche si potrebbero offrire borse di studio, agevolazioni economiche e percorsi di carriera specifici». Il calo delle nascite all’ospedale di Cles non si arresta, nel 2024 ci sono stati 182 parti, 50 in meno rispetto al 2023, con 182 nati. «Si è parlato di possibile chiusura del punto nascita — riflette Varagone —. Questo pone interrogativi sulla sostenibilità dell’assistenza sanitaria nelle zone montane e sulle scelte politiche in materia di organizzazione territoriale dei servizi». Una situazione che «richiede un’analisi approfondita e un confronto aperto tra tutti gli attori coinvolti. È fondamentale trovare soluzioni sostenibili e durature per garantire l’accesso alle cure a tutti i cittadini, anche in zone remote», conclude il segretario generale.

 

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