Settore socio-assistenziale. “Su catalogo dei servizi e affidamenti la Giunta non vanifichi quanto fatto fino ad oggi”

L’assessora Segnana ha annunciato il varo del nuovo catalogo e delle linee guida sugli affidamenti. In ballo 9mila addetti e 90 milioni di euro per i servizi affidati al Terzo settore. Per Cgil Cisl Uil, meno appalti e più affidamenti senza ribassi

 

L’assessora provinciale alla salute e alle politiche sociali Stefania Segnana ha recentemente annunciato il varo del catalogo dei servizi socio-assistenziali e delle linee guida per gli affidamenti degli stessi ai soggetti del Terzo settore accreditati. Sul tema intervengono le organizzazioni sindacali per bocca di Andrea grosselli (CGIL), Michele Bezzi (CISL) e Marcella Tomasi (UIL).
“Non si tratta – avvertono i sindacalisti – di due semplici adempimenti burocratici ma di strumenti essenziali per garantire qualità del lavoro per gli operatori professionali e dei servizi per gli utenti. Nell’approcciarsi a queste di delibere confidiamo che la Giunta non vanifichi quanto ha prodotto fino ad oggi il confronto tra tutti gli attori del sistema socio-assistenziale”.
In particolare Cgil Cisl Uil ricordano come i requisiti professionali e i livelli delle prestazioni debbono essere innalzati per venire incontro alle esigenze di un’utenza, in particolare quella degli anziani e dei disabili, che esprime nuovi bisogni. “Per questo motivo – proseguono i Grosselli, Bezzi e Tomasi – insieme alla salvaguardia, già prevista dal sistema di accreditamento, per coloro che privi di titoli specifici operano già all’interno del terzo settore trentino, almeno per le nuove assunzioni debbono essere introdotti requisiti di professionalità come l’iscrizione agli albi professionali, sotto ogni forma e quindi anche negli elenchi speciali, e titoli di studio coerenti con le attività svolte. In aggiunta bisogna definire un sistema di certificazione delle competenze valido per tutti gli operatori dell’assistenza e va rafforzata la formazione continua”. Anche il numero degli operatori, indicato dal catalogo, deve essere interpretato come un livello inderogabile che va poi ridefinito, in fase di convenzione quadro, proprio per rispondere all’obiettivo di qualificare l’offerta dei singoli servizi.
Sullo sfondo poi resta la questione degli affidamenti. “In Trentino si parla di servizi gestiti dalle cooperative sociali – ricordano i sindacalisti – per un valore di quasi 90 milioni di euro annui che coinvolgono almeno 9mila addetti. Su questi temi c’è il rischio di scottarsi. Per questo abbiamo sostenuto la necessità di un’applicazione rigida dei contratti collettivi, a partire dalla copertura degli aumenti del rinnovo nazionale del ccnl cooperative sociali dello scorso anno, ma anche del superamento degli appalti. Esistono altri meccanismi più innovativi (le rette, la co-progettazione, la co-programmazione) che vanno promossi. E ad ogni modo, quando dovessero essere usate le gare, queste dovranno avvenire solo sulla base dell’offerta tecnica, azzerando la componente prezzo”.
“Se i documenti che dovessero uscire dalla Giunta – concludono Grosselli, Bezzi e Tomasi – dovessero discostarsi da questi principi, ci attiveremo in tutte le sedi per far valere le ragioni delle 9mila lavoratrici e lavoratori del settore”.

Trento, 1 febbraio 2020