Il T – 08 ottobre 2023

«Addio dei medici, ospedali in crisi». L’allarme di Varagone (Uil): difficoltà al Santa Chiara, a Pergine e ad Arco

Due medici, che lavorano in un ambito delicato come il day hospital, specialità medicina interna, hanno scelto di lasciare: uno andrà a lavorare in una clinica privata dell’Alto Garda, l’altro in libera professione. Succede all’ospedale di Arco. Ma a Trento, al Santa Chiara, continuano i problemi con il personale: uno degli allarmi scoppiati di recente riguarda i tecnici del servizio farmaceutico, ne mancano tre su dieci, con tutte le conseguenze del caso. Si tratta di un servizio essenziale perché, tra le altre cose, serve a preparare le cure per i malati oncologici, inclusa la chemioterapia. Le richieste sono continue e urgenti. L’allarme arriva, questa volta, dal sindacato Uil Fpl, che ora chiede una risposta immediata. E che non sia, come sottolinea il segretario provinciale, Giuseppe Varagone — autoassolutorio. «È assurdo — spiega — pensare che dopo molteplici missive di richiesta di assunzioni nelle varie unità operative ancora oggi ci sentiamo rispondere dalla Provincia e dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari che loro hanno assunto il personale medico, enfatizzando l’aumento dello stesso in diverse realtà operative degli ospedali trentini, in particolare dopo la pandemia. Ma si tratta di assunzioni fatte per “ rattoppare gli organici”, per sanare una situazione dovuta a pensionamenti e una serie di dimissioni volontarie».
Nella casistica citata dalla Uil, c’è anche l’ospedale riabilitativo di Pergine Valsugana, Villa Rosa, «Una realtà d’eccellenza trentina — prosegue Varagone — dove per carenza di personale infermieristico e di operatori socio sanitari si deve arrivare a soluzioni estreme come ridimensionamenti di posti letto e sovraccarichi di lavoro per il personale in essere, ormai ridotto allo stremo con continui turni aberranti, straordinari e ferie non concesse».
La soluzione: l’ospedale ha dovuto tagliare i ricoveri, rinunciando a quattro posti letto. Non ha retto a un’ondata di messa in malattia tra il personale infermieristico. Ma per l’appunto si tratta di un caso. E ce ne sono altri.
In più di un’occasione i sindacati hanno sollevato la situazione del principale ospedale di Trento, il Santa Chiara. Secondo la Uil: «La situazione è drammatica: la sofferenza del personale medico, sanitario e degli operatori socio sanitari è diventata cronica, basti pensare che si continua a spostare di continuo il personale in turno per poter garantire il minimo di assistenza ai degenti presente nelle varie unità operative, ciò può comportare un elevato rischio di errore da parte del personale sanitario verso chi è ricoverato». Non c’è solo la già citata farmacia ad avere problemi, ma anche, da anni (e succede un po’ in tutta Italia) il pronto soccorso. «A rendere ancora più difficile il lavoro del servizio di farmacia — nota Varagone — c’è il fatto che mentre il personale è calato del trenta per cento, il lavoro negli ultimi due anni è aumentato più del venti per cento».
Nelle scorse settimane, inoltre, — fa sapere sempre la sigla — un taglio ha riguardato anche il personale infermieristico dell’ospedale di Rovereto: dovrà fare a meno di un infermiere nel turno notturno. Un camice bianco che sarà spostato all’unità operativa di pediatria e di neonatologia. «Una decisione atroce — conclude Varagone — sta comportando un elevato rischio e disagio agli utenti, inoltre non sono più garantiti gli standard minimi di sicurezza sia per i Professionisti in turno che per gli utenti presenti.
E per quanto riguarda l’ospedale di Arco, i recenti addii del personale sta comportando un elevato stress lavorativo mai visto prima del personale rimasto.
Ora, è imperativo che la Provincia convochi un incontro per affrontare con urgenza la questione delle assunzioni. Questa richiesta non è più rinviabile in quanto questa situazione mette a rischio non solo le strutture sanitarie, ma anche i reparti e i servizi che, in queste precarie condizioni rischiano di interrompere l’attività».

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