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Energia. Cgil Cisl Uil: “Il ddl sulle concessioni non basta, meglio sarebbe una delega piena al Trentino”. Lo shock provocato dai rincari del gas mette a rischio migliaia di posti di lavoro anche in provincia. Servono interventi per mettere in sicurezza le aziende, evitare la cassa integrazione e rafforzare la filiera dell’energia e delle rinnovabili oggi in crisi.
Dichiarazioni dei segretari generali di CGIL CISL UIL del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti
“La decisione di provare a prorogare le concessioni idroelettriche è pienamente condivisibile. Non possiamo non osservare però la contraddizione di questa scelta visto che piazza Dante solo poco tempo fa aveva dato il via libera alle gare per il rinnovo delle medie derivazioni. Oggi si compie un passo nella direzione opposta che va salutato con favore perché si cerca di superare, in una fase complicatissima per le aziende idroelettriche, lo scoglio del rinnovo a breve termine delle concessioni.
Se il fine è giusto, il metodo però è molto pericoloso. Lo stesso presidente Fugatti ammette che la proroga prevista dal disegno di legge varato dalla Giunta è fortemente a rischio di impugnazione, non solo del Governo, ma anche dei privati che volessero partecipare alle future gare. Va rilevato tra l’altro che a livello nazionale, siamo di fatto isolati come Provincia nella richiesta di proroga, in quanto Lombardia e Veneto hanno tutto l’interesse di bandire le gare per fare cassa, mentre in Alto Adige il problema non sussiste perché la società totalmente pubblica Alperia detiene le concessioni fino al 2040. Una volta approvata, quindi, la legge potrebbe rivelarsi del tutto inefficace per consolidare e dare una prospettiva alla gestione del sistema idroelettrico da parte di Dolomiti Energia e della altre aziende locali.
Per questo motivo sarebbe utile avviare subito un confronto col Governo sulla falsa riga di quanto successo per A22 e concordare il varo di una vera e propria norma di attuazione che conceda una delega piena al Trentino sul tema energia, a partire dalla gestione dell’idroelettrico, ma guardando anche al futuro di un sistema integrato delle rinnovabili (dalle biomasse al fotovoltaico passando per le future tecnologie dell’idrogeno) che avranno come fulcro le comunità energetiche e forme di produzione sempre più articolate e sostenibili.
Ovviamente questo soluzione non risolverebbe l’emergenza in atto. Ma darebbe una maggiore solidità giuridica alla gestione delle concessioni e nel medio periodo potrebbero garantire più sicurezza al nostro sistema economico e sociale nell’affrontare nuovi possibili shock sul fronte energetico. La delega in particolare rafforzerebbe la nostra Autonomia nell’affermare nuovi modelli di produzione e distribuzione rendendoci capaci di diventare energeticamente autonomi e sostenibili prima di quanto previsto dal Piano energetico provinciale.
Per quanto riguarda invece i rischi che il Trentino corre da qui alla prossima primavera, rinnoviamo alla Giunta la richiesta formalmente avanzata nelle scorse settimane di un confronto tra tutti gli attori sociali ed economici. A rischio ci sono migliaia di posti di lavoro anche in Trentino. Dobbiamo scongiurare la possibilità che quest’inverno aumenti a dismisura il ricorso alla cassa integrazione o si moltiplichino le chiusure aziendali costringendo migliaia di famiglie ad affrontare l’impennata dei costi energetici e dell’inflazione con redditi dimezzati.
Serve quindi approntare un piano di sostegno anche per le imprese, in particolare del manifatturiero, realmente in difficoltà per i prezzi o la penuria del gas e mettere in sicurezza le imprese locali dell’energia, senza escluderne la pubblicizzazione, che possono soffrire un mercato dell’energia sempre più esigente verso i venditori retail. Bisogna agire tempestivamente anche a livello territoriale, senza aspettare l’Europa o lo Stato. L’Autonomia serve ad anticipare le possibili soluzioni, senza attendere l’intervento di altri.”
Trento 1 ottobre 2022

Caro energia. La Giunta deve utilizzare al meglio le risorse dell’Autonomia. Cgil Cisl Uil: basta dire che la Specialità non basta, non può essere una giustificazione all’inazione o peggio a scelte sbagliate. Invece che sprecare risorse con bonus per tutti si aiutino subito i ceti medi.
Un aumento del 60% del costo dell’energia elettrica che porta ad un raddoppio secco delle bollette della luce per le famiglie nell’arco di quest’anno. In media una famiglia spenderà 1.300 euro rispetto ai 600 dell’anno scorso. “Sono cifre da far tremare i polsi che mettono in serissima difficoltà molte famiglie di lavoratori e pensionati. Per questa ragione ogni tentennamento o indecisione della Giunta Fugatti in questa fase appare incomprensibile e ingiustificabile – dicono i segretari provinciali di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. L’Autonomia può e deve dare una risposta forte a questa emergenza, partendo dalla classe media. Godiamo di prerogative che altre regioni non hanno e possiamo fare di più e meglio di quanto la Giunta Fugatti abbia fatto fin qui”.
Per le tre organizzazioni “è inutile ripetere all’infinito che l’Autonomia non basta, è solo una giustificazione per nascondere le proprie difficoltà. Stare fermi o assumere misure sbagliate è il contrario di esercitare le prerogative di autogoverno. Di fronte ad uno scenario tanto drammatico, servono responsabilità e scelte coraggiose coinvolgendo tutte le parti sociali per individuare insieme gli interventi indispensabili a contrastare lo shock energetico in atto”.
In primo luogo va modificato il bonus di 180 così come definito due settimane fa. ”Il bonus bollette va rivisto per dare risorse in primo luogo a chi ha redditi medio-bassi e non può sopportare un aumento di quasi 700 euro di bollette elettriche in un anno. La cosa più efficace su questo fronte è integrare il bonus energia statale per non disperdere inutilmente risorse e coprire con sostegni significativi una platea più ampia di famiglie della classe media, a partire dai pensionati e dai nuclei senza figli che fino ad oggi non hanno ricevuto nulla”. Senza correttivi che vadano nella direzione di una maggiore equità e una gradualità della misura in base ai redditi, secondo i sindacati si rischia di sprecare 40 milioni di euro e non avere alcun impatto sociale reale.
E’ chiaro che in questo momento di grave crisi dei prezzi le risorse del fondo di riserva straordinario, i famosi 100 milioni di euro, non saranno sufficienti se davvero si vogliono sostenere famiglie ed imprese. “Bisogna quindi valutare anche di riorientare la spesa per gli investimenti – incalzano Grosselli, Bezzi e Alotti – e soprattutto mettere mano alle risorse disponibili nel bilancio provinciale visto che da anni si registrano avanzi di amministrazione crescenti che, nel 2021, sono arrivati a 300 milioni, per favorire il contenimento dei costi dell’energia per le imprese e per accelerare sulla realizzazione delle infrastrutture indispensabili al potenziamento delle rinnovabili e sull’efficientamento energetico”. Investimenti che avrebbero anche una funzione anticiclica visto il rallentamento del Pil confermato dal Governo nell’ultima versione della nota di aggiornamento al Def. “E se tutto ciò non bastasse non si escluda di sospendere l’avvio di qualche opera stradale, per dirottare quelle risorse su altri obiettivi legati all’emergenza energetica. Va cambiato anche l’indirizzo dei fondi europei Fesr puntando su energie rinnovabili e transizione ecologica invece che sul digitale. Lo avevamo suggerito, ma come spesso accade siamo rimasti inascoltati. Adesso non c’è più tempo da perdere”, concludono.
Trento, 30 settembre 2022