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25 Novembre – Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
La UIL è, da sempre, impegnata contro la violenza sulle donne. Qualunque tipo di violenza. Dentro e fuori il contesto lavorativo.
Negli anni, il numero dei femminicidi nel nostro Paese è, purtroppo, rimasto costante. Così come costante è l’alta percentuale di femminicidi commessa da un partner o ex partner. Questo elemento è un’ulteriore dimostrazione di come il fenomeno della violenza contro le donne – compresa la sua espressione più feroce, il femminicidio – siano, prima che un tema di sicurezza, un tema culturale.
Ecco perché lavorare sulla prevenzione significa molte cose: esortare le donne ad allontanarsi e denunciare ai primissimi segnali di atteggiamento abusante o violento (compresa la violenza psicologica e la violenza economica); lavorare per la formazione e la specializzazione degli operatori, sulla violenza di genere e per la rimozione di pregiudizi e stereotipi, soprattutto nei settori professionali che maggiormente possono essere a contatto con episodi di violenza; agire, in ogni modo e con ogni strumento a disposizione, sulla coscienza collettiva, sulla cultura ancora estremamente diffusa che vede le donne come proprietà degli uomini, una mentalità ancora profondamente patriarcale che si esprime in ogni contesto della nostra società.
La UIL è e vuole essere in prima linea su tutti i fronti nei quali possiamo fare la differenza. Non solo nella giornata del 25 novembre ma nella quotidianità della nostra azione e del nostro lavoro, nelle aziende, nei territori e nella società nel suo complesso.
Scarica il pdf: Campagna violenza donne

Legge di stabilità. Nella manovra Pat mancano risposte efficaci contro la crisi. Oggi i direttivi unitari di Cgil Cisl Uil hanno analizzato il testo. Servono misure per tutelare il potere d’acquisto delle famiglie, investimenti in rinnovabili e risorse per casa e sicurezza sul lavoro
La legge di stabilità varata dalla giunta provinciale è inadeguata a rispondere alla situazione di crisi che stanno vivendo famiglie e imprese trentine. Mancano interventi efficaci ed equi per rispondere all’emergenza e non ci sono investimenti strutturali per proiettare il Trentino oltre l’attuale fase di congiuntura negativa. E’ quanto hanno condiviso questa mattina i direttivi di Cgil Cisl Uil riunitisi insieme per discutere delle misure contenute nella manovra finanziaria che a breve arriverà all’esame del consiglio provinciale. “E’ come se la politica vivesse su una dimensione diversa da quella dei cittadini reali, ne ignora le fatiche e i malcontenti concentrandosi solo a discutere di poltrone in vista delle prossime elezioni provinciali. I trentini non possono permettersi un 2023 di campagna elettorale. Servono interventi urgenti per dare risposte a chi non arriva alla fine del mese con un’inflazione che sfiora il 12% e per rilanciare la competitività del nostro sistema economico e creare occupazione di qualità”, è stato detto.
In particolare per Cgil Cisl Uil mancano misure efficaci per le famiglie. Ci si concentra su bonus parziali e iniqui che non risolvono il problema del carovita né riducono la pressione dell’aumento dei prezzi sui ceti più deboli.
Niente si fa sulla casa, mentre aumentano i nuclei con un provvedimento di sfratto. I sindacati hanno chiesto di aumentare i fondi per l’integrazione al canone d’affitto e accelerare sulla ristrutturazione degli alloggi di risulta in possesso di Itea, ma gli appelli rischiano di restare ancora inascoltati.
Totalmente assente anche la voce contratti: non ci sono risorse per i rinnovi dei contratti pubblici né incentivi per spingere la contrattazione decentrata, aziendale e territoriale, e adeguare i salari.
Misure insufficienti anche sul piano della riconversione energetica.
Positivi gli incentivi per spingere le famiglie ad investire sul fotovoltaico, ma è una goccia nel mare. Serve più coraggio e maggiori investimenti.
Sul fronte delle imprese i sindacati lamentano l’assenza di interventi efficaci per contrastare la piaga degli infortuni sul lavoro. La richiesta di incentivi selettivi e sistemi di premialità per chi investe in sicurezza sembrano destinati a restare lettera morta. E nel frattempo la giunta si ostina a confermate gli sgravi Irap a pioggia, sottraendo di fatto risorse agli investimenti per rilanciare innovazione e produttività.
Lunedì Cgil Cisl Uil presenteranno le loro osservazioni in Prima commissione consiliare. Allo stato attuale il giudizio è di insoddisfazione.

IL WELFARE TERRITORIALE È DI TUTTI. Sottoscrivi l’appello ora!
Difendiamo insieme il diritto alla salute e all’assistenza per famiglie, lavoratori/trici e cittadini/e. Pretendiamo politiche ambiziose e condivise. Promuoviamo la valorizzazione e il coinvolgimento delle professionalità del sistema pubblico e del terzo settore
Il Trentino nel corso degli anni ha saputo costruire un sistema di inclusione che ha garantito benessere diffuso e coesione sociale. Lo dimostrano, fino ad oggi, i lusinghieri piazzamenti della nostra provincia nelle diverse classifiche nazionali. Il welfare territoriale nelle sue molteplici componenti (politiche sociali, sanitarie, abitative, politiche del lavoro e per le famiglie) rappresenta da sempre un investimento imprescindibile per il consolidare questi standard e per sperimentare, anche in forza delle possibilità offerte dall’Autonomia speciale, soluzioni innovative di fronte a sfide che, di volta in volta, minacciano i nostri livelli di benessere.
Oggi la pandemia, l’invecchiamento della popolazione, la contrazione della natalità, l’aumento delle disuguaglianze, delle povertà e del lavoro instabile e precario e le conseguenze ormai visibili dei cambiamenti climatici ci dimostrano ogni giorno quanto il nostro welfare sia fragile, a fronte di sempre più forti pressioni sul sistema sanitario e di protezione sociale che mettono a rischio una delle fondamenta del Trentino, il capitale territoriale inteso come equilibrio e rapporto dinamico tra ambiti urbani e delle valli. Queste sfide e le trasformazioni necessarie ad affrontarle, in termini di maggiore prossimità, prevenzione, innovazione, digitalizzazione e personalizzazione delle cure nei servizi sanitari e socio-sanitari, non possono essere vinte con politiche di piccolo cabotaggio, slogan o misure spot dal fiato corto. Serve al contrario una strategia condivisa promossa dal Governo provinciale dentro la quale tutti gli attori del welfare possano riconoscersi.
In particolare la sanità trentina sembra in crescente difficoltà nel far fronte ai bisogni di salute della popolazione, e mancano risposte adeguate tanto negli ospedali, quanto sul territorio e nelle RSA. È solo grazie al prodigarsi dei lavoratori della sanità e del sociale se il sistema socio sanitario trentino ancora sta reggendo. I dati di C.R.E.A. Sanità sulle performance dei servizi sanitari regionali del 2019 ci vedono perdere quattro posizioni (passando dal 1° al 5° posto), mentre quelli di Agenas restituiscono un quadro preoccupante sulle prestazioni sanitarie del 2021, in particolare in campo oncologico, dove in tre anni il Trentino è peggiorato più di tutti gli altri territori del Paese nei tempi di risposta alle richieste di visite specialistiche e di presa in carico per gli interventi chirurgici. Tutti i servizi, i reparti ospedalieri, le Apsp, il territorio sono sempre più in difficoltà.
Mancano professionisti della salute e non vi è la capacità reale di trattenerli e attrarne di nuovi e questo mina la tenuta del sistema sanitario pubblico. Molti fuggono nel privato o verso altre Regioni. Gli operatori del Terzo Settore, sulle spalle dei quali si regge gran parte del sistema di assistenza territoriale, subiscono un gap retributivo ormai insostenibile e il personale fugge in altri ambiti mentre i servizi rischiano di contrarsi.
Le difficoltà che la popolazione ha nel trovare risposte ai bisogni di salute si sommano alla crisi socioeconomica che stiamo vivendo e ai problemi nell’accesso alla casa per troppe persone e questo mina la coesione sociale del nostro territorio. La povertà è uno delle principali determinanti della salute, non ultimo perché ostacola l’accesso alle cure, che in un contesto di privatizzazione più o meno strisciante, è messo a rischio proprio per le fasce più deboli della popolazione. Serve una svolta di metodo: una situazione complessa come quella che sta attraversando il nostro welfare necessita di una sorta di Stati generali che permettano un confronto permanente tra tutte le parti in causa: Provincia, Apss, Consulte, Ordini professionali, sindacati, Upipa, terzo settore, Università, associazionismo. Un luogo dove confrontarsi e addivenire a soluzioni condivise.
Nel merito chiediamo una programmazione complessiva, secondo principi di appropriatezza e qualità delle cure, che dia certezza dei livelli essenziali di assistenza, a partire dai servizi territoriali di prossimità e dall’integrazione socio sanitaria, con l’attuazione originale ed inclusiva del DM 77 e del Pnrr; vanno arginate la deriva verso la privatizzazione dei servizi e la fuga di personale, investendo in possibilità di sviluppo professionale e adeguando i contratti, compresi quelli dei lavoratori delle cooperative sociali; serve ripensare il ruolo delle RSA, potenziare e stratificare ulteriormente l’offerta di servizi per gli anziani, investendo in prevenzione e invecchiamento attivo; infine vanno date risposte ai crescenti bisogni sociali della popolazione più debole, vanno garantite politiche di inclusione per i cittadini stranieri e rese più efficaci le politiche per la casa e per la natalità, superando bonus e iniziative spot.
Firma anche tu!



“Conferenza provinciale per l’edilizia abitativa” : finalmente dopo 5 anni un’occasione di incontro di CGIL CISL UIL con L’Assessorato all’Edilizia Abitativa e Presidenza ITEA. Basta immobilismo. Serve ripristinare dialogo e comunicazione con parti sociali ed enti locali. Più investimenti e azioni concrete per la realizzazione di più alloggi a canone sociale, maggiore velocità nelle assegnazioni e ripartenza del piano di Housing sociale. Richiesta maggior attenzione anche al fenomeno degli sfratti esecutivi ed alle modalità per far fronte al caro energia per gli inquilini delle case in affitto, pubbliche e private..
“Tenere fermi più di 1.200 alloggi Itea, il 10% circa del patrimonio edilizio della Spa, mentre le famiglie faticano a sostenere i costi di un’abitazione e restano in lista d’attesa per anni è sconcertante. Ed è grave che questa situazione non sia dovuta all’oggi, ma vada avanti da tempo. Abbiamo nuovamente sollecitato, questa mattina in sede di “Conferenza provinciale per l’edilizia abitativa”, la Provincia a mettere in campo politiche abitative che vadano incontro ai bisogni della comunità. Così come chiediamo ad Itea di accelerare sugli investimenti in edilizia abitativa e procedure di ripristino e messa a disposizione degli alloggi di risulta. Su entrambi i fronti, nulla o pochissimo si è mosso”. Usano parole dure i segretari di Cgil Cisl Uil, Manuela Faggioni, Michele Bezzi e Walter Alotti nel commentare la partecipazione del Sindacato alla conferenza stessa. I dati rilasciati dai funzionari provinciali comunque confermano un trend che va avanti da tempo, come sottolineano i sindacalisti. “dal 2020, ultimo dato che abbiamo a disposizione sul bilancio sociale, Itea ha assegnato solo 242 alloggi. E’ il dato più basso dal 2007. Ad oggi viene soddisfatto meno del 10% delle richieste in graduatoria”.
Una situazione che si inserisce in un quadro complesso per le famiglie trentine che, a causa prima della crisi Covid, oggi del carovita, della ripresa degli sfratti ed oggi dei costi energetici, fanno sempre più fatica a trovare sul libero mercato un’abitazione. “Proprio per questa ragione chiedere, totalmente inascoltati dall’assessora, abbiamo ribadito la richiesta di attivazione dell’Osservatorio provinciale sulla casa – insistono Faggioni, Bezzi e Alotti -. Sarebbe un primo importante passo per monitorare le dinamiche abitative e mettere in atto soluzioni condivise. Mancano alloggi e mancano, in molti comuni, anche soluzioni per fronteggiare le emergenze abitative. Servirebbe quindi una seria assunzione di responsabilità di Itea e delle istituzioni, Provincia, comunità di valle e comuni. L’Assessore Segnana si è impegnata a prendere in considerazione le proposte delle OO.SS. confederali e delle Associazioni degli Inquilini programmando degli incontri prima possibile.
Riguardo all’emergenza sfratti si procederà ad una verifica che preveda l’attivazione in Trentino del “Fondo per la morosità incolpevole”, che esiste nel resto d’Italia e che potrebbe dare una boccata d’ossigeno a quelle famiglie che per situazioni indipendenti dalla loro volontà non riescono più a sostenere il costo di un affitto.
Altro ragionamento che è scaturito dalla Conferenza sarebbe quella di rielaborare una nuova Legge sull’edilizia pubblica, vista l’intervenuta inadeguatezza della cosiddetta Legge Dalmaso, la L.15 del 2005, rispetto al nuovo contesto sociale, economico e storico.
Anche la legge provinciale che regola l’imposta comunale sulla casa, l’IMIS, che non prevede una penalizzazione fiscale, a differenza di quella statale, per le abitazioni sfitte, private o perché no, pubbliche andrebbe rettificata e integrata.
L’altra leva a medio termine, che ha dato risposte a 700 famiglie trentine ed è scaduta dal 2018 è il decollo, il convenzionamento, la riedizione di un Fondo di Housing Sociale, per alloggi da destinare a chi è troppo abbiente per ottenere un rilascio di alloggi a canone sociale pubblico e non abbastanza ricco per ottenere un mutuo dal sistema creditizio. Nel 2021, a livello nazionale è stata attivata un’altra piattaforma cui ha aderito Cassa Deposito Prestiti e quindi per CGIL CISL e UIL sarebbe opportuna la riproposizione dell’esperienza precedente in alleanza e finanziamento di una SGR, Cassa del Trentino e Provincia autonoma di Trento.
Riguardo all’emergenza “boom” delle spese di riscaldamento è stata proposta una soluzione diversificata per i condomìni privati, quelli pubblici e quelli dove le due diverse tipologie coesistono. Per la prima fattispecie (in affitto da privati) si potrebbe pensare di allargare il numero dei beneficiari del “contributo per l’affitto” (attualmente fino a circa 250€ al mese) alzando la soglia Icef prevista e almeno raddoppiare l’importo minimo del contributo già in essere (almeno da ottobre ’22 a maggio ’23), sperando poi nella normalizzazione della situazione. L’operazione potrebbe avere un costo aggiuntivo per la Pat di circa 5/6 milioni complessivamente per le famiglie che potrebbero eventualmente beneficiarne.
Per le famiglie assegnatarie di alloggi pubblici in ITEA potrebbe essere la stessa società provinciale a prevedere una rateizzazione “spinta” dei costi del riscaldamento degli inquilini in difficoltà, facendo garanzia a Dolomiti Energia, altra società provinciale a maggioranza pubblica, per il pagamento dilazionato nel tempo delle bollette dei tanti impianti centralizzati dei propri condomìni.
Certi della centralità della materia e della comprensione anche da parte dell’Assessora Segnana e di ITEA dell’urgenza ad intervenire, CGIL CISL e UIL trasmetteranno un documento riassuntivo di tutte le problematiche afferenti “la Vertenza Casa”, in attesa dell’apertura del percorso di incontri annunciato quest’oggi in sede di “Conferenza provinciale per l’edilizia abitativa”.
Per CGIL CISL UIL del Trentino
Faggioni Bezzi Alotti
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