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Piano di sviluppo provinciale, un errore contrapporre città-valli.
Il Trentino cresce insieme dentro l’Euregione
Cgil Cisl Uil: ingiusto svalutare il sistema pubblico che ha sostenuto alla crescita della comunità e rappresenta un’eccellenza nel panorama nazionale
Il Trentino cresce unito. E’ sbagliato e miope alimentare la contrapposizione tra città e valli. Al contrario serve la consapevolezza che tutto il territorio di fronte alla grandi concentrazioni urbane della pianura rappresenta periferia. Se non si vuole essere relegati ad un piano di pura marginalità è indispensabile, dunque, avere una visione più ampia che collochi la nostra provincia vicino all’Alto Adige e al Tirolo in un’unica grande area alpina, l’Euroregione. Lo sostengono Cgil Cisl Uil del Trentino nelle osservazioni al Programma di Sviluppo della Provincia per la XVI legislatura della giunta provinciale. Le tre confederazioni, in un documento già inviato all’Esecutivo, definiscono il piano privo di “linee strategiche solide per delineare il futuro della nostra provincia in un momento storico molto particolare per l’evoluzione dei rapporti internazionali…”.
Anche nei prossimi anni il Trentino dovrà continuare ad investire in azioni che assicurino una crescita economica solida, sostenibile e socialmente responsabile. Obiettivo che appare difficile da perseguire se, come sembra aver scelto di fare la giunta del presidente Fugatti, si preferisce alimentare una inutile e dannosa contrapposizione tra centro e periferia all’interno del nostro territorio. “Anche per la XVI legislatura, il tema centrale deve restare questo: consolidare la strada che porti il Trentino a garantirsi un futuro di benessere grazie ad un rinnovato dinamismo all’interno delle vocazioni economiche tradizionali (agricoltura, turismo, manifattura) e alla nascita e alla crescita di nuove generazioni di imprenditori ed imprese anche nei settori delle nuove tecnologie, dei servizi avanzati, della digitalizzazione e capaci di creare occupazione di qualità, stabile e ben retribuita. Per raggiungere questo obiettivo bisogna unire il Trentino, non dividerlo”. La differenza tra valli e città è sempre stata un valore, oggi minacciato però dai grandi processi di trasformazione economici e demografici che rendono più attrattive le grandi aree metropolitane. Di fronte a questi processi – insistono i sindacati – è necessario rafforzare l’Euroregione, mettendo a fattor comune di punti di forza di questi territori montani rafforzando gli ambiti di collaborazione già in essere come la sanità, l’ambiente, la mobilità e ampliandoli ulteriormente all’istruzione, il lavoro e lo sviluppo economico.
I sindacati sono critici anche sulla visione del del sistema pubblico che emerge dal Programma. “Le linee guida tendono programmaticamente a svilire il ruolo del sistema pubblico nelle funzioni che esso svolge a favore dei cittadini, delle comunità e del sistema economico trentino. Crediamo che questa impostazione, figlia di una chiara matrice ideologica, sia miope ed ingiustificata”. Il documento, invece di individuare in modo puntuale gli ambiti di miglioramento – che ci sono – estende le problematicità all’intero sistema della pubblica amministrazione come se questo fosse il problema del Trentino e non quello “di una limitata propensione di una parte del sistema economico locale a puntare su investimenti privati, a redistribuire il reddito prodotto a favore delle lavoratrici e dei lavoratori, a crescere dal punto di vista dimensionale e ad innovare nelle strategie produttive”. Si dimentica, volutamente, che la Pubblica amministrazione trentina è tra le più efficienti d’Italia, che eccelle in vari settori dall’istruzione alla sanità, dal sociale alla salvaguardia e protezione del territorio. E si dimentica – sottolineano i sindacati – la professionalità dei tanti lavoratori che in questi anni, in assenza anche di rinnovi contrattuali e senza l’ingresso di nuove leve, si sono fatti carico del sistema dimostrando responsabilità, dedizione e senso del dovere per il bene della comunità. “Se lo slogan diventa “viva il privato, abbasso il pubblico”, magari si riesce a racimolare qualche consenso in più sul breve periodo, ma alla lunga a perdere saranno per primi i cittadini più deboli e le famiglie che vivono nelle aree periferiche e con essi tutto il Trentino”.
In merito alle quattro vocazioni individuate dal Programma Cgil Cisl Uil chiedono di porre maggiore attenzione su alcuni temi, dalle produzioni biologiche all’energia e all’acqua, ai cambiamenti climatici. Ribadiscono, inoltre, la centralità del sistema della conoscenza e apprezzano, in tema di occupazione, l’impegno a potenziare Agenzia del Lavoro. Apprezzabili anche i riferimenti su implementazione delle politiche attive del lavoro e sulle iniziative per promuovere la partecipazione dei lavoratori nelle imprese. L’auspicio è che siano politiche e obiettivi realmente perseguiti, proseguendo una tradizione di dialogo sociale e concertazione che caratterizza da lunghi anni il Trentino.
Si condivide, infine, l’attenzione al tema della non autosufficienza e dell’invecchiamento. Al contrario si rileva l’assenza di politiche per la casa, in termini di nuovi investimenti in edilizia pubblica e la mancanza totale di ogni riferimento al tema dell’integrazione dei cittadini stranieri.
Trento, 21 giugno 2019
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190619_osservazioni_psp_XVI_legislatura_pat



Assestamento di bilancio, aperto il confronto con la giunta Cgil Cisl Uil: il bonus va esteso a tutte le famiglie e deve sostenere il ceto medio. Preoccupa l’assenza di stanziamenti per i contratti pubblici e il comparto sociale
Si è aperto oggi il confronto con la giunta provinciale sull’assestamento di bilancio.
L’esecutivo – erano presenti il presidente Maurizio Fugatti, il vicepresidente Mario Tonina e gli assessori Achille Spinelli e Stefania Segnana – ha illustrato ai segretari di Cgil Cisl Uil del Trentino alcuni dei provvedimenti inseriti nella manovra, ed in particolare quelli legati al pacchetto famiglia. Le tre organizzazioni hanno posto sul tavolo proposte, perplessità e suggerito alcuni correttivi. In particolare sul bonus natalità i sindacati hanno chiesto che il sostegno venga esteso a tutti i nuclei con figli. “Siamo ovviamente favorevoli agli interventi che puntano a sostenere le famiglie – hanno detto al margine del confronto Franco laneselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti -. Ci sono, però, diversi aspetti che ci lasciano più che perplessi. La giunta immagina il contributo per incrementare le nascite, in realtà le scelte di vita delle famiglie saranno toccate da questo contributo solo marginalmente. Il punto per noi, dunque, è prevedere il sostegno per tutti i nuclei con figli piccoli, aiutando anche chi ha scelto di avere un figlio prima di questa legislatura. Se cosi non sarà, diventerà un premio solo per quanti concepiscono dopo I’entrata in vigore del provvedimento. Non ha senso che I’aver partorito un minuto prima o dopo produca una tale differenza in termini di contributo, cioè almeno 3.600 euro in tre anni o in alcuni casi limite anche più di 10mila euro”. In discussione anche la proposta di fissare la soglia lcef a 0,40. “E’ giusto prevedere per ragioni di equità un ragionamento sui redditi delle famiglie, ma ha più senso ragionare sulla formula di calcolo dell’indicatore togliendo dal computo una buona parte dei redditi da lavoro femminile. Solo in questo modo si sostengono le famiglie in cui sono occupati entrambi i genitori, cioè quel ceto medio che comunque ha bisogno di questi interventi. E così si contribuirebbe davvero alla conciliazione famiglia-lavoro”. Allo stesso modo il bonus in quota fissa farebbe sì che le famiglie che anche per un euro di reddito superano la soglia dello 0,40 perderebbero un bonus di almeno 1.200 euro l’anno. Discussione aperta anche sulla proposta di ridurre le rette degli asili nido. “E’ apprezzabile la scelta di puntare anche sui servizi, come i nidi. Oggi, però, il governo nazionale ha già previsto un bonus Inps che riduce la retta. L’intervento della Provincia, abbassando le rette, rischia in molti casi di non incidere in modo significativo sulle famiglie che hanno già ottenuto un abbattimento della tariffa, ma avrebbe solo un effetto sostituzione: invece di pagare I’Inps, paga la Provincia. Alla fine il risparmio è nullo o poco incisivo per i genitori, mentre a risparmiare sarebbe Io Stato dal momento che i costi della riduzione già in essere se li accollerebbe Piazza Dante. Si può pensare, invece, di usare le risorse provinciali per erogare buoni di
conciliazione aggiuntivi in modo da produrre ulteriore vantaggio per le famiglie senza il venire meno del contributo statale”. Di fronte alle osservazioni dei sindacati la giunta si è detta disponibile a fare tutti gli approfondimenti necessari.
Doccia fredda, infine, sul fronte dei rinnovi contrattuali per il comparto degli enti locali e per l’adeguamento del finanziamento nel settore del sociale. Nell’assestamento non sono previste risorse. “Siamo consapevoli che si tratta di un assestamento e non di un vero e proprio bilancio, ma non è un segnale incoraggiante”. Preoccupazione resta anche per il quadro di incertezza generale in cui si colloca la manovra, sia per la stagnazione dell’economia sia per gli effetti che potrà avere sulle finanze locali I’introduzione della flat tax. Nei prossimi anni, inoltre, si esaurirà la restituzione del gettito arretrato con un ulteriore riduzione delle risorse disponibili nelle casse di Piazza Dante.
“Quello di oggi è stato un primo confronto. Per quanto ci riguarda siamo pronti a dare il nostro contributo responsabile opponendoci alle misure che non ci convincono, ma dando sempre il nostro contributo responsabile per migliorarle. E’ certo che al di là degli slogan i provvedimenti vanno costruiti con attenzione per evitare spiacevoli sorprese”, hanno concluso laneselli, Pomini e Alotti.
Trento, 19 giugno 2019
