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13 Feb
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«L’economia è forte solo con il dialogo» Cgil, Cisl e Uil si congratulano con Manzana. E alla giunta: «Non assecondi solo le imprese»

13 febbraio 2019 – Trentino (altro…)

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13 Feb
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Decisione Giunta Fugatti sulla contribuzione previdenziale della Provincia alle neomamme trentine: il mancato confronto con le parti sociali che rende discutibile, monco, un provvedimento di cui c’era comunque bisogno.

Comunicato stampa 12/2/2019

Decisione Giunta Fugatti sulla contribuzione previdenziale della Provincia alle neomamme trentine: il mancato confronto con le parti sociali che rende discutibile, monco, un provvedimento di cui c’era comunque bisogno.

Il provvedimento sulla contribuzione previdenziale della Provincia Autonoma alle neo mamme pare, o si può leggere, come orientato alla conferma di un modello sociale, proposto a livello nazionale (vedi disegno di legge Pillon) che vuole le donne a casa e gli uomini a lavorare.

In realtà l’esperienza del sindacato e di tanti sue delegate e delegati sui posti di lavoro è quella di tante eo mamme” che raramente vorrebbero abbandonare il proprio posto di lavoro, ma piuttosto richiedono e vorrebbero delle politiche di conciliazione vita / lavoro che funzionino e che permettano loro di tornare al lavoro, dividendo con il padre i carichi di famiglia. Senza doversi sentire “meno mamme” solo perché nella crescita dei figli si fanno aiutare dal compagno/marito.

La UIL ritiene che su quella strada bisognava proseguire, quella appunto delle misure di conciliazione vita lavoro. Altrimenti, con questo provvedimento si rischia davvero di creare delle disoccupate di lungo periodo. Non solo. Nel settore privato la differenza salariale è già grandissima tra uomo e donna ed allontanare le mamme dal luogo di lavoro per ben 3 anni non farà altro che minare la professionalità della donna e creare delle nuove disparità salariali.

Siamo convinti che un confronto con il sindacato avrebbe meglio orientato la decisione della Giunta evitando che il provvedimento, così come è stato concepito, alimentasse e incentivasse ulteriormente il già alto numero (alcune centinaia all’ anno anche in Trentino) di donne che si licenziano entro il primo anno di vita del bambino. Sarebbe infatti necessario offrire una serie di servizi e di sostegni   alle neo mamme affinchè possano dedicarsi alla cura del bambino, riducendo il più possibile il numero di coloro che sono costrette a dimettersi e staccarsi dal mondo del lavoro per la difficoltà di conciliare lavoro con maternità.

Già esistono degli strumenti per la conciliazione tra lavoro e maternità. Sarebbe necessario implementarli e sistematizzarli a livello territoriale e l’intervento della provincia potrebbe sicuramente essere di promozione e di incentivo alle imprese. Non crediamo che abbassando la partecipazione delle donne al mondo del lavoro aumenti il tasso di natalità. I dati statistici sembrano infatti affermare il contrario.

Annalisa Santin
Walter Alotti

Uil del Trentino

Scarica il pdf: maternità alla trentina

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13 Feb
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Cgil Cisl Uil si congratulano con il nuovo presidente di Confindustria Trento, Fausto Manzana. Ianeselli, Pomini e Alotti: “Lavoriamo insieme ad un’idea di futuro per la crescita del Trentino”

Cgil Cisl Uil si congratulano con il nuovo presidente di Confindustria Trento, Fausto Manzana.

Ianeselli, Pomini e Alotti: “Lavoriamo insieme ad un’idea di futuro per la crescita del Trentino”

Cgil Cisl Uil del Trentino si congratulano con il nuovo presidente di Confindustria Trento Fausto Manzana e ringraziano il presidente uscente Enrico Zobele, per il costruttivo confronto e la competenza espressa in questi mesi di mandato ai vertici di Palazzo Stella. “Non possiamo che esprimere apprezzamento per le dichiarazioni del presidente Manzana quando ha parlato dell’importanza del sindacato e del ruolo fondamentale di positive relazioni tra le parti sociali per contribuire allo sviluppo del nostro territorio. Attenzione che riconosciamo anche ad Enrico Zobele”, sottolineano i segretari generali Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti.
Il Trentino sta attraversando una fase significativa di cambiamento nell’impostazione delle politiche economiche e  sociali con la nuova giunta provinciale e la nuova maggioranza al governo. “Ci rendiamo conto del fascino che il nuovo esecutivo esercita tra i rappresentanti del mondo imprenditoriale provinciale e che in assenza di programmi concreti dichiara di voler assecondare ogni loro richiesta – aggiungono i tre segretari -. Aggiungiamo, però, che la crescita del nostro territorio ha bisogno di una visione più ampia, che vada oltre la semplice soddisfazione degli interessi di una parte. Restiamo convinti che, per il bene della nostra terra, dobbiamo tutti lavorare alla costruzione di un’idea più grande e condivisa di futuro”. “Dividere i trentini in base alla loro nazionalità, ai loro orientamenti sessuali o alle loro provenienze è una strategia che costa cara anche alla nostra economia – proseguono -. Le economie più forti in questi anni sono nate in territori aperti, tolleranti e non culturalmente angusti. I nostri giovani che emigrano lo fanno non solo alla ricerca di un benessere materiali, ma anche per il desiderio di vivere in contesti creativi, dinamici e aperti al nuovo. E’ solo costruendo insieme che possiamo costruire un futuro più forte”.
Apprezzabile, secondo i tre sindacati, il richiamo del presidente Manzana sull’importanza di procedere per piccoli passi. “Ma in questo momento, con un governo nazionale che sta danneggiando il Paese e la sua economia, e con un esecutivo provinciale che tende ad assecondare ogni spinta romana più che ad esaltare il valore della nostra economia tutte le parti sociali hanno il dovere di assumersi fino in fondo le loro responsabilità nell’interesse di tutti i trentini”. Per questa ragione serve un’idea condivisa di futuro che deve fondarsi su un investimento forte nel sapere e nella formazione. “Siamo ormai dentro la sfida dell’innovazione tecnologica, sfida che possiamo gestire e governare solo se costruiamo un progetto condiviso che mette al centro la conoscenza e la formazione continua a tutti i livelli, ad esempio rimettendo in cantiere l’apprendistato  di terzo livello”, che permette ai giovani di laurearsi lavorando. Ed è per questa ragione che di fronte al rinnovato dibattito sulle infrastrutture ci sentiamo di ribadire che la prima e più importante infrastruttura per la competitività della nostra economia e il benessere della nostra comunità è la conoscenza”, concludono i tre segretari.

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12 Feb
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Coop Alto Garda, firmato l’integrativo: chiusa la vertenza

12 febbraio 2019 – Trentino (altro…)

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11 Feb
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In 500 a Roma: «Cambiare rotta». Cgil, Cisl e Uil in piazza. Appello al governo: «Meno assistenzialismo, più lavoro»

10 febbraio 2019 – Trentino, Corriere del Trentino (altro…)

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11 Feb
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Mamme a casa, dubbi dei sindacati. «Più che contributi, misure di conciliazione».

10 febbraio 2019 – Trentino (altro…)

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11 Feb
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Mobilità docenti, c’è il contratto. Sindacati divisi. La Uil: «Migliorativo».

09 febbraio 2019 – Trentino (altro…)

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11 Feb
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Reddito di cittadinanza, c’è il via libera. Ora servono dieci anni di residenza

08 febbraio 2019 – Trentino, Corriere del Trentino (altro…)

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11 Feb
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Lingue a scuola, il Clil da cambiare

08 febbraio 2019 – Trentino (altro…)

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CgilCislUil
07 Feb
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I sindacati bocciano l’introduzione di dieci anni di residenza per l’assegno unico. Cgil Cisl Uil: così si fa discriminazione e si svendono le prerogative dell’autonomia per uno strumento peggiore e meno efficace di quello trentino

I sindacati bocciano l’introduzione di dieci anni di residenza per l’assegno unico.
Cgil Cisl Uil: così si fa discriminazione e si svendono le prerogative dell’autonomia per uno strumento peggiore e meno efficace di quello trentino

“Con l’approvazione dell’emendamento sui dieci anni di residenza in Italia per accedere alla quota A dell’Assegno unico la giunta e la maggioranza consiliare hanno compiuto un atto grave e discriminatorio, che va oltre la legislazione europea e la Costituzione, che sceglie deliberatamente di dividere tra poveri, ritenendo alcuni, meritevoli di essere aiutati, tutti gli altri no. Evidentemente per riduzione della povertà si intendeva questo: non vedere da un giorno all’altro una fetta di persone povere a cui dare sostegno”. E’ amaro il commento dei segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino dopo la decisione assunta questa notte con l’approvazione della variazione di bilancio. “Non siamo mai stati contrari all’introduzione di criteri di accesso alle misure di sostegno al reddito – ribadiscono Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti -, ma abbiamo sempre sostenuto che i criteri vanno individuati secondo equità e ragionevolezza. Equità e ragionevolezza che né la giunta né la maggioranza hanno voluto prendere in considerazione, pressati dall’introdurre una modifica che non ha nessun carattere di urgenza, ma solo un forte valore simbolico sul piano politico”.

I sindacati puntano il dito contro una misura che segna anche un grave precedente nell’ambito delle prerogative dell’Autonomia in tema di politiche sociali. “A differenza dell’Alto Adige in Trentino si sceglie di omologare il nostro strumento, migliore e più equo, con il reddito di cittadinanza, limitandosi ad intavolare, da quanto trapela, una trattativa solo sul piano delle risorse”, insistono Ianeselli, Pomini e Alotti.

Per Cgil Cisl Uil il reddito di cittadinanza è una misura meno efficace per il contrasto alla povertà rispetto all’assegno unico trentino. “Al di là di quanto sostiene la propaganda del governo il reddito di cittadinanza è un disincentivo al lavoro e non tiene conto della molteplicità di ragioni che stanno alla base delle condizioni di povertà in cui può trovarsi una persona o una famiglia – sottolineano i tre segretari -. Al contrario l’assegno unico è stato concepito come misura che incentiva l’attivazione della persona disoccupata o inoccupata, per favorire l’uscita dalle condizioni di marginalità. E nei casi di non lavoro dei soggetti c’è l’attivazione preventiva dei servizi sociali e la presa in carico della persona o della famiglia. Tutti aspetti che non esistono nel reddito di cittadinanza che è destinato ad essere solo uno strumento assistenzialistico”.

Infine i sindacarti stigmatizzano ancora una volta la scelta della giunta di non aprire alcuna forma di confronto con le parti sociali. “Un metodo non consueto per la storia recente della nostra Autonomia, che si pone sicuramente in contrasto con quella costituzione materiale che ha visto in questi anni un costruttivo dialogo sulle politiche tra istituzioni e parti sociali”, concludono Ianeselli, Pomini e Alotti.

7 febbraio 2019

Scarica il pdf: 20190207_unitario approvazione reddito di cittadinanza

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