Blog




Comunicato stampa 25 agosto 2017
Premi di merito: bene il cambiamento, purché non sia fatto con la tagliola
Non stupisce che, come si legge oggi sulla stampa, la scelta di convergere altrove le risorse dei Premi di merito sia ampiamente condivisa, in primo luogo dagli studenti.
Si tratta (anzi, si trattava), infatti, di premi di cui quasi nessuno sapeva l’esistenza, assegnati, senza alcun bando, in conformità a requisiti complessi e discutibili. Il risultato era che, nella maggior parte dei casi, chi li otteneva ne restava assai sorpreso (piacevolmente, ci mancherebbe altro), ma era il primo a rendersi conto che non erano in alcun modo serviti né da stimolo, né da incentivo, né da supporto e che, tutto sommato, quei soldi potevano avere una migliore destinazione.
Buona, quindi, l’idea di predisporre altre misure di sostegno in itinere, soprattutto se destinate alla “libera circolazione”, alla mobilità all’estero e all’apprendimento linguistico.
La vera domanda, però, è: visto che ora sono unanimemente ritenuti inutili, chi si assume la responsabilità per aver coniato in tal modo questi premi che si trascineranno fino al 2022? E ancora, dal momento che ora vengono sconfessati da tutti perché, sostanzialmente, non sono più sostenibili (per via di una strana architettura, infatti, di anno in anno le matricole vedevano aumentare esponenzialmente le possibilità di ottenerli), non è che la vera mira dell’ateneo è quella di risparmiare tagliando risorse come panettoni a Natale?
Già il discutibile affossamento del Fondo giovani e del Prestito d’onore fu giustificato come una “pausa di riflessione” in vista di altrettanto validi strumenti alternativi mai reperiti se non nella forma di un “tesoretto” o “piano d’accumulo” che privilegia poche famiglie acculturate e previdenti a discapito dei figli di quelle meno avvedute, ma più numerose.
È vero che la giunta, capendo probabilmente l’inghippo, ha istituito il “Contributo provinciale per Piano di Accumulo” che prevede l’utilizzo di risorse aggiuntive per incentivare il tasso di iscrizione all’università. È una soluzione interessante, ma solo quest’autunno capiremo se decollerà o si rivelerà un flop.
Noi preferiremmo le vecchie misure, magari più costose, ma che intervengono direttamente sui giovani nelle scuole superiori, dove è partito anche il modello “scuola-lavoro”, rafforzando i percorsi di orientamento professionale.
Si cambi pure, comunque, soprattutto se si tratta dissipanti e tardivi premi “a sorpresa”, ma invitiamo gli studenti a monitorare la situazione – ottima la proposta del Consiglio degli Studenti a partecipare alla gestione delle risorse in avanzo – accertandosi che queste risorse vengano reindirizzate, sì, ma non assottigliate.

Dichiarazione stampa Walter Alotti
Segretario Generale UIL del Trentino
25 agosto 2017
NUE – Numeri unici emergenza- autorità terza si esprima su qualità servizi e tempi di attesa medio per chi chiama il numero 112 in Trentino.
La UIL del Trentino chiede di conoscere i tempi medi di attesa e risposta al NUE (Numero Unico Emergenza) 112 della Centrale Unica Emergenza trentina, alla luce della statistica che il Viminale ha reso noto a livello nazionale e che tante polemiche ha sollevato rispetto ai tempi medi di risposta – da 5 a 8 secondi – delle Regioni virtuose e quelli estremamente lunghi – 60 secondi – di Roma Capitale.
Poiché il Trentino non risulta contemplato dall’elenco, probabilmente per la sua recente attivazione o per qualche altro arcano “autonomistico” mistero, crediamo sia interessante l’esito di un monitoraggio sulla qualità ed i tempi del servizio, possibilmente da parte di un’autorità terza, visto che le autocertificazioni autoreferenziali sarebbero poco interessanti ed obiettivamente di bassa credibilità.
Anche perché sia al Sindacato che alle nostre associazioni di cittadini, pensionati e consumatori collegate sono giunte segnalazioni di tempi piuttosto lunghi di intervento degli altri servizi collegati, più che di risposta del 112. Come per esempio il 118 – ambulanze servizio medico pronto soccorso-, non si capisce se per lo scarso numero di ambulanze proprie dell’ASL e/ o per la conseguente complessità di intervento di quelle convenzionate col servizio sanitario provinciale, gestite dalle svariate Associazioni volontaristiche socio sanitarie trentine.
Evidentemente, se è comprensibile un certo ritardo in un momento di intasamento del centralino per eventi atmosferici straordinari che interessano aree diverse del territorio (bufere, nubifragi, allagamenti), non lo è per normali richieste di intervento legate appunto a necessità improvvise e gravi di carattere sanitario o di polizia.
Certamente valida e condivisibile la scelta adottata in Trentino, come in tante altre Regioni del modello del “call center laico” – centrale unica di risposta-, ma sempre che sia di migliore e veloce smistamento al servizio specifico necessario, non di un ulteriore aggiuntivo “passaggio” fisico attraverso ulteriori operatori che rischiano di allungare i tempi di risposta, piuttosto che ridurli.
L’Assessore ha recentemente relazionato sugli investimenti e sui costi rilevanti che questa complessa struttura comporta ed ha comportato. Ci auguriamo ovviamente che i trentini non ne abbiamo mai bisogno, ma nel caso fosse e certamente ne sarà necessario l’utilizzo e l’intervento, si operi in efficienza e siano rispettati i giusti tempi di reazione e di intervento.
Walter Alotti
Segretario Generale
UIL del Trentino
Scarica il pdf: 112 COM 250817




Dichiarazione stampa del Segretario Generale UIL del Trentino Walter Alotti – 19/8/ 2017
Escalation degli infortuni sul lavoro nel 2017, dopo i già preoccupanti dati in crescita nel 2016 sul 2015 di infortuni e morti sul lavoro. La UIL del Trentino chiede uno sforzo straordinario all’Assessore Zeni nel merito ed appoggia, a livello nazionale l’introduzione di norme specifiche penalistiche per i gravi infortuni sul lavoro e malattie professionali.
L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Ma non ha specifiche norme di carattere penale per i gravi infortuni sul lavoro e malattie professionali. In questo senso è stato presentato in Parlamento un disegno di legge, che mira ad introdurre nel nostro ordinamento il “reato di omicidio sul lavoro”, sulla falsariga di quanto recentemente introdotto nel nostro ordinamento con il cosiddetto “omicidio stradale”.
Certo, la strage continua a cui nemmeno i programmi degli enti preposti alla sicurezza del lavoro, i servizi di prevenzione delle ASL e le tante iniziative anche bilaterali fra aziende e sindacati riescono a porre freno, non si interromperà con una norma in più, seppur di carattere penale. Ma ancora in troppe aziende, in una struttura produttiva nazionale e locale fatta in gran parte di innumerevoli piccole aziende, si fa troppo affidamento alla fortuna, senza mettersi a norma e confidando che la stessa repressione sia circoscritta a conseguenze più che altro economiche od amministrative. Da qui il nostro appoggio a questa novazione normativa coordinata con poche altre disposizioni semplici, non costose ed efficaci.
La UIL lancia inoltre un forte appello, una richiesta non più eludibile, al mondo produttivo, sindacale e politico di fermarsi e concentrarsi, seriamente, per provare a cambiare od aggiungere azioni concrete, alle prassi e procedure previste a salvaguardia della salute e sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici.
Ribadiamo necessario un maggior impegno dell’amministrazione pubblica, del sindacato e delle aziende nella attuazione di una vera sorveglianza sanitaria dei lavoratori, nella prevenzione degli infortuni e nella formazione sulla sicurezza del lavoro.
Sul piano locale poi chiediamo un rafforzamento delle azioni di prevenzione riguardo alla salute e sicurezza sul lavoro e maggior impegno e risorse adeguate in tal senso.
Al di là della sensibilizzazione e della vigilanza di tutte le strutture sindacali territoriali ed aziendali e delle campagne di formazione ed informazione degli Rls (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza) e dei lavoratori e delle lavoratrici, la UIL chiede un rafforzamento dell’organico dell’UOPSAL ed una rivisitazione delle modalità di intervento e dei tempi oltre che della frequenza delle visite ispettive, non più confacenti ad un mondo del lavoro che si sta sempre più precarizzando e terziarizzando. E’ tempo che gli ispettori del lavoro siano messi in condizione di intervenire ed intervengano molto più al di fuori dei canonici giorni ed orari di lavoro della società industriale passata, durante l’arco orario di tutta la giornata, notte compresa, ed anche, con maggior frequenza nei giorni festivi, ormai considerati, soprattutto nel commercio e nel turismo ordinari giorni di lavoro. Ed infatti è proprio in questo settore, oltre che nell’agricoltura, che si riscontra l’incremento più preoccupante di infortuni sul lavoro.
La UIL del Trentino è convinta inoltre dell’opportunità, proprio per il settore terziario e quello dell’agricoltura, di estendere a questi comparti la figura del Rappresentante dei lavoratori per la Sicurezza Territoriale – già introdotta con positivi risultati nell’artigianato e nell’edilizia – che effettua, nell’ambito della bilateralità (aziende/organizzazioni sindacali) del territorio, monitoraggio e visite di prevenzione nelle aziende al fine di verificare e promuovere con azioni positive nell’ambito della sicurezza sul lavoro quella “cultura della sicurezza” che spesso manca non solo alle aziende, ma anche alle lavoratrici ed ai lavoratori, ma che sarebbe essenziale per ridurre l’impatto sanitario degli infortuni ed i danni fisici ed economici alle maestranze ed alle aziende.
Un gran lavoro per tutti quindi. Ma nessuno può esimersi dal lavorare per la vita e per evitare che qualcuno quella vita la perda sul lavoro.
Scarica il pdf: infortuni 2017 + 10% in trentino COM 190817
