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Nizza. Contro ogni forma di violenza terroristica, per un rinnovato impegno alla convivenza
All’indomani del terribile attentato che ha colpito la città di Nizza, Cgil, Cisl e Uil del Trentino intendono esprimere solidarietà e vicinanza al popolo francese, ribadendo con forza la condanna contro qualsiasi atto di violenza terroristica, inaccettabile e senza giustificazioni, a qualunque latitudine si manifesti.
La sensazione di smarrimento e angoscia di fronte alla furia omicida di chi ha spezzato la vita di oltre ottanta persone, fra cui quella di molti bambini, devono tuttavia poter servire a consolidare la determinazione e l’impegno a rafforzare la pacifica convivenza tra i popoli e le culture in Europa, per vivificare pienamente i valori e i principi che ne sono alla base.
Per questo occorre una rinnovata responsabilità culturale anche nelle nostre città , che sappia riconoscere, rispettare e valorizzare le differenze, per promuovere ulteriormente la pace e lo sviluppo civile e sociale delle nostre comunità .
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Studio Uil: Sfratti per morosità , fenomeno sempre più allarmante
L’affitto incide il 40% su reddito da lavoro e il 50% su quello da pensione
Partendo dai recenti dati del Ministero dell’Interno sui provvedimenti di sfratti relativi all’anno 2015 e dal “Rapporto Immobiliare 2016” dell’Agenzia delle Entrate sulle locazioni immobiliari, condotto a livello regionale, dal Servizio politiche abitative della UIL Nazionale, risulta evidente come la crisi economica si ripercuota sulla difficoltà per le famiglie italiane di pagare l’affitto. Infatti, i provvedimenti esecutivi di rilascio di immobili a uso abitativo sono stati in Italia 64.676 (in aumento del 23,7% rispetto al 2008, ultimo anno pre-crisi economica) di cui 57.015 dovuti a morosità e altra causa (con un incremento del 38,4% rispetto al 2008). L’incessante e implacabile crisi economica di questi lunghi anni ha prodotto ricadute negative sia sul fronte occupazionale che sociale, con una riduzione del reddito per centinaia di migliaia di famiglie, che, come dimostrano i dati sugli sfratti, si è tradotta, in molti casi, anche nella difficoltà di pagare il canone di locazione. Si pensi solo che in Italia, nel 2015, il rapporto tra sfratti emessi e numero famiglie è di 1 ogni 399 famiglie, molto più basso rispetto al rapporto che si era registrato negli anni pre-crisi.
A livello regionale, la Liguria presenta dati di sofferenza abitativa tra i più preoccupanti del Paese con un rapporto di 1 sfratto emesso ogni 261 famiglie. Ciò che maggiormente preoccupa di questo quadro è l’incremento, negli anni, dell’incidenza degli sfratti per morosità che, nel 2015, assorbono l’88,2% con una crescita, rispetto al 2008, di oltre 9 punti percentuali (78,8% del 2008). Pur non essendo menzionati i motivi degli sfratti che vedono nella morosità la principale causa, è, però, presumibile che gran parte degli stessi derivi da una “morosità incolpevole” cioè da una situazione di sopravvenuta impossibilità a provvedere al pagamento del canone locativo, in ragione della perdita o consistente riduzione della capacità reddituale del nucleo familiare. I cambiamenti della società e la crisi occupazionale vedono aumentare sempre più le famiglie mononucleari e monoreddito. E se Roma risulta essere la città dove il “caro affitti” da contratto di locazione a canone libero incide maggiormente sul reddito da pensione (incidenza del 59,2%), sul reddito da lavoro dipendente (con il 48,2%) e sul reddito da lavoro autonomo (con il 27,8%), la media nazionale annuale per le locazioni a canone libero è di euro 8.247,12 mentre l’incidenza media sul reddito da lavoro dipendente risulta essere del 40,2%; sul reddito da lavoro autonomo è del 23,2%, sul reddito da pensione è del 49,4%. Prendendo a riferimento le locazioni a canone concordato la media nazionale annua di un contratto di affitto a canone concordato è di euro 7.628,40, che incide del 37,4% sul reddito da lavoro dipendente, del 21,6% sul reddito da lavoro autonomo e del 46% sul reddito da pensione.
Dati allarmanti – sottolinea Walter Alotti, Segretario generale della UIL del Trentino, – in considerazione del fatto che fino ad ora, non sono state attivate neppure in Trentino misure, anche innovative, per segnare un’inversione di tendenza. Per esempio non è ancora decollato il Regolamento d’attuazione del Fondo di Garanzia per l’affitto, perso nei meandri degli uffici provinciali, uno strumento grazie al quale, si spera, sarà possibile far rientrare nel circuito degli alloggi in affitto, almeno a canone moderato, parte dei tanti appartamenti che a Trento e nei comuni ad alta densità ‘ abitativa i privati tengono sfitti, per paura di morosità o danneggiamenti. Anche perchè l’altro mezzo per ridurre l’impatto del canone d’affitto sui redditi dei meno abbienti, il contributo per l’integrazione canone, lascia già ora in gran parte insoddisfatta, e lo sarà ancor meno in futuro (max il 30/40% di erogazioni per il sempre minore stanziamento agli enti locali previsto), la risposta a chi paga un affitto ai privati e chiede l’aiuto al Comune o alla Comunità di valle. Oltretutto la situazione in questo caso, con un sempre maggior numero di famiglie anche italiane in difficoltà , è prevedibile diventi ancor di più scottante per la decisione della Provincia Autonoma di mettere comunque un termine temporale di due anni di fruizione del beneficio, a prescindere dall’indicatore ICEF di riferimento. I pur meritevoli interventi di ulteriore deroga alla sospensione, messi in atto ad esempio dal Comune di Trento, per le famiglie in grave difficoltà , non permetteranno purtroppo dare le risposte necessarie ad un’emergenza conclamata per la quale unica soluzione praticabile, vista la non reperibilità di alloggi sociali sufficienti, rimane l’agevolazione all’affitto da privati od un maggior finanziamento del Fondo per l’integrazione canone, non certo una sua riduzione o limitazione. In vista della discussione sul DPEF provinciale 2017 e della manovra di assestamento di bilancio 2016, ancora in attesa del decollo del Fondo per l’affitto, la UIL chiederà che in fase di variazione di bilancio quegli stanziamenti previsti per il 2015 ed il 2016 siano stornati ai capitoli di previsione di finanziamento dell’integrazione canone e redistribuiti alle Comunità locali che debbono poi erogarli alle famiglie trentine.
Il “caro casa” incide pesantemente sulle tasche degli italiani, in particolare per chi sta soffrendo un disagio occupazionale e, più in generale, per lavoratori e pensionati i quali hanno visto calare, negli ultimi anni, le loro disponibilità economiche.
Walter Alotti Segretario Generale UIL del Trentino
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Reddito di attivazione, adesso si garantisca anche la copertura previdenziale
Cgil Cisl Uil del Trentino: “Importante strumento di sostegno e inclusione per i disoccupati. La nostra Provincia si conferma terreno di sperimentazione per le politiche del lavoro”
“Il reddito di attivazione è un importante tassello delle politiche del lavoro provinciale. Anche grazie a questo strumento si aumento il sostegno ai disoccupati e si favorisce la loro inclusione sociale”. Commentano così Cgil Cisl Uil del Trentino l’avvio del reddito di attivazione, che integra la misura nazionale dell’Asdi. “Adesso è importante che si acceleri sui tempi per rendere operativa e fruibile questa misura – spiegano i tre segretari Andrea Grosselli, Lorenzo Pomini e Gianni Tomasi – mettendo in atto tutte le necessarie integrazioni tecniche”. I sindacati sono soddisfatti, dunque, del risultato raggiunto con la firma di ieri che, di fatto, qualifica ulteriormente le politiche del lavoro trentino rispetto al quadro nazionale, ma rilanciano sulla necessità di fare di più sul piano previdenziale.
“E’ necessario adesso – aggiungono Grosselli, Pomini e Tomasi – verificare come garantire a questi disoccupati anche la copertura previdenziale con il versamento di contributi figurativi nel periodo in cui si percepisce il reddito di garanzia”. Nella sostanza il reddito di attivazione consentirà ai disoccupati e alle disoccupate in provincia di poter contare su un sostegno economico più ampio e lungo al termine della Naspi, cioè la disoccupazione. Anche a livello locale i soggetti che ne beneficeranno dovranno possedere precisi requisiti, che sono comunque più ampi di quelli previsti a livello nazionale. Il reddito di attivazione sarà coperto da fondi territoriali. In particolare dovranno avere Isee inferiore a 8mila euro. Cgil Cisl Uil del Trentino rilanciano, infine, sulle politiche attive del lavoro. “Il reddito di attivazione è un importante risultato, ma da solo non sufficiente.
E’ indispensabile che la Provincia investa ancora di più sulle politiche attive del lavoro per favorire la riqualificazione e il reinserimento di chi è rimasto senza occupazione”. Il che vuole dire, secondo i tre segretari, puntare sulla formazione individualizzata, sui bilanci di competenze e sulla condizionalità degli strumenti messi in campo. “Su questi fronti c’è ancora da fare e auspichiamo che Piazza Dante si muova con determinazione in questa direzione”.
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CoSviTe – Competitività e Sviluppo Territoriale (AVS/081/15)
Al via il primo comitato di pilotaggio per il piano
Il buon esito della presentazione del piano CoSviTe da parte dell’E.N.F.A.P. Trentino (capofila) assieme a Ial Nazionale Srl, Assoservizi Srl, Delta Informatica Spa e Engim Veneto ha permesso ai soggetti proponenti di darne avvio in data 14 giugno 2016 con il primo comitato di pilotaggio che prelude ad un più esaustivo sviluppo del piano (AVS 081 15) sul territorio provinciale e non solo.
CoSviTe (Competitività e Sviluppo Territoriale), Piano Fondimpresa di filiera, intende rispondere ai fabbisogni delle aziende delle filiere per lo sviluppo turistico territoriale della Provincia di Trento e della Regione Veneto, rispondendo alle priorità emerse dall’analisi della domanda e dalla rilevazione dei fabbisogni, unite agli indicatori di contesto e alle priorità dell’Avviso 05/2015, che hanno determinato le scelte per la definizione del Piano stesso.
Tutte le aziende sono espressione di eccellenza dei territori di riferimento dei quali valorizzano le unicità contribuendo allo sviluppo territoriale integrato. Appartengono alla filiera dell’accoglienza, che passa attraverso l’erogazione diretta e attraverso la fornitura di servizi per lo sviluppo del territorio.
L’obiettivo generale di questo Piano Formativo di filiera è quello di attivare pratiche sistematiche per migliorare le performance aziendali e di filiera come Fattore Critico di Successo aziendale e di filiera territoriale, che consenta alle imprese aderenti di migliorare la competitività e ai lavoratori/lavoratrici coinvolti/e una maggiore occupabilità.
Walter Alotti Responsabile Piano
Mariapia Trenti Referente Didattico
Marco Festi Referente Piano
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Anziani. Modificare l’Icef per l’assistenza domiciliare
Da luglio dello scorso anno le tariffe dei servizi domiciliari delle comunità di valle sono fissate in base all’Icef. Per Cgil Cisl Uil vanno dedotte tutte le spese per badanti e agevolati gli anziani soli. I sindacati chiedono lumi sulla riorganizzazione delle Apsp
Cgil Cisl Uil del Trentino, insieme alle federazioni dei pensionati, intervengono sul tema dell’assistenza domiciliari degli anziani. Nei giorni scorsi infatti l’assessore Zeni ha illustrato ai sindacati i primi dati sull’applicazione sperimentale dell’Icef alle tariffe del servizio offerto sul territorio dalle Comunità di Valle. “Abbiamo verificato – ricordano Andrea Grosselli (Cgil del Trentino), Lorenzo Pomini (Cisl Trentino) e Walter Alotti (Uil del Trentino) – che l’accesso a questi servizi non si è ridotto a causa della rimodulazione delle tariffe grazie alla definizione dei tetti massimi di compartecipazione”. Il nuovo meccanismo infatti prevede che ad un Icef basso, pari ad un valore di 0,13, l’utente paghi l’assistenza massimo 20 euro al mese, a prescindere dalle ore di servizio di cui ha beneficiato. Il tetto massimo di spesa si alza progressivamente con l’aumentare del valore dell’indicatore. “La sperimentazione – avvertono però i sindacati – doveva servire ad individuare correttivi tali da poter rendere il sistema tariffario più equo. Per questo abbiamo chiesto di permettere la piena deduzione dei costi per badanti sostenuti dalle famiglie se superiori a quelle forfettarie. Inoltre, per favorire l’accesso al servizio ai nuclei famigliari più fragili, abbiamo proposto di ridurre le tariffe a carico degli anziani che vivono soli, a prescindere dal grado di non autosufficienza. Crediamo infatti che la presenza di un operatore professionale almeno una volta alla settima possa garantire un monitoraggio costante della situazione dell’anziano e contribuire al suo benessere”.
“Sul fronte delle politiche per gli anziani – concludono Grosselli, Pomini e Alotti – restiamo in attesa della conclusione della fase istruttoria che porterà alla definizione della riorganizzazione dei servizi sul territorio, a partire dalla nuova articolazione delle case di riposo e alla realizzazione del nuovo Punto unico di accesso per l’assistenza anziani. L’assessore Zeni ha confermato che, definito il piano, questo sarà oggetto di confronto con tutti gli interlocutori sociali”.
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Sostegni contro la povertà . Migliorare il reddito di garanzia, non stravolgerlo
Il Trentino riconosce un sussidio alle famiglie più deboli dal 2009. L’appello di Cgil Cisl Uil: va reso più inclusivo. Il nodo delle risorse statali del Sia. No a vincoli eccessivi nell’utilizzo dei trasferimenti da parte dei beneficiari
La Giunta provinciale intende rivedere le modalità di erogazione delle provvidenze alle famiglie in Trentino, a partire dal reddito di garanzia. Lo ha annunciato nelle scorse settimane il vicepresidente della Giunta provinciale, Alessandro Olivi, alle organizzazioni sindacali che si sono dette pronte a confrontarsi per migliorare i sostegni ai nuclei famigliari più deboli.
La Provincia di Trento è stata una delle prime realtà territoriali in Italia ad introdurre un sostegno al reddito automatico per tutti i cittadini sotto una soglia di reddito. Dal 2009 ad oggi il reddito di garanzia ha rappresentato un importante strumento di inclusione sociale. Per questo Cgil Cisl Uil del Trentino fissano alcuni paletti nel confronto con la Provincia. “Il primo obiettivo – affermano Andrea Grosselli (Cgil del Trentino), Lorenzo Pomini (Cisl del Trentino) e Walter Alotti (Uil del Trentino) – deve essere quello di migliorare il reddito di garanzia per renderlo più efficace ed inclusivo senza stravolgerlo. Vanno aggiustati alcuni parametri utili a rilevare lo stato di bisogno e il reale potere d’acquisto delle famiglie. Vanno poi potenziati i servizi per l’impiego: chi riceve un sussidio deve attivarsi per cercare un lavoro. Su questo fronte bisogna che la condizionalità sia ferrea”. Un altro nodo è quello delle risorse che lo Stato ha stanziato per l’avvio del Sia (sostegno all’inclusione attiva) per il Trentino. “Si tratta di 4,2 milioni all’anno – spiegano i sindacalisti – che verrebbero assegnati alle famiglie trentine secondo criteri del tutto diversi. Sarebbe utile che queste risorse fossero destinate al reddito di garanzia, come quota aggiuntiva così da poter migliorane l’efficacia ed estenderne la platea. Confidiamo che la Provincia strappi al Governo la piena competenza anche su questo”.
Sul fronte della trasformazione dei benefici monetari in buoni per l’acquisto di beni e servizi i sindacati chiedono di non fissare vincoli eccessivi. “È fondamentale – spiegano Grosselli, Pomini e Alotti – che i beneficiari possano effettivamente spendere le risorse trasferite, valorizzando i consumi sul territorio ma garantendo sempre una quota libera. Solo così si responsabilizzano davvero le famiglie”.
Infine va affrontato il tema del cumulo di diverse provvidenze in un solo strumento di sostegno: è questo infatti il progetto della Giunta che vorrebbe un assegno unico tra reddito di garanzia, assegno al nucleo, benefici tariffari e assegno di cura. “Se l’obiettivo della semplificazione amministrativa è condivisibile – replicano i rappresentanti di Cgil Cisl Uil del Trentino – bisogna valorizzare le specificità delle singole politiche: garantire l’inclusione sociale delle famiglie più povere, sostenere le famiglie con figli e assicurare cure adeguate a domicilio alle persone non autosufficienti non è la stessa cosa. Si tratta di bisogni diversi che debbono trovare risposte diverse anche dentro uno strumento unico di agevolazione”.
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