18 maggio 2020 – Trentino

I sindacati: «Si rientri al lavoro con gradualità e in sicurezza»

La richiesta. Cgil, Cisl e Uil Funzione pubblica criticano la mancanza di indicazioni precise

TRENTO. I sindacati confederali della funzione pubblica chiedono che il rientro al lavoro nelle sedi pubbliche avvenga in maniera graduale e in tutta sicurezza: « Cgil, Cisl e Uil della funzione pubblica hanno insistito e promosso un percorso per definire un protocollo d’intesa con le amministrazioni pubbliche per la verifica e monitoraggio delle condizioni di sicurezza per la prevenzione del contagio da Covid-19 e definire le modalità per il graduale rientro nelle sedi di lavoro. E’ tuttora in vigore l’art. 87 del decreto Cura Italia che individua il lavoro agile come modalità ordinaria di lavoro, sino alla fine dello stato di emergenza (31 luglio). La graduale riapertura di quei settori delle pubblica amministrazione che dovranno accompagnare la ripresa economica e l’applicazione delle recenti misure di aiuto ad imprese e cittadini deve dunque essere orientata tuttora alla salvaguardia del principio di precauzione per contrastare il rischio della ripresa di focolai di contagio, agendo con modalità in presenza solo laddove strettamente necessario per attività che non sono gestibili da remoto. Nel confronto di queste settimane per definire un protocollo d’intesa con le amministrazioni pubbliche trentine che Fp-Cgil Cisl-Fp Ul Fpl hanno largamente contribuito a strutturare con proposte puntuali in larga parte accolte dalle amministrazioni coinvolte (Provincia, Consorzio dei Comuni e Upipa) abbiamo insistito molto affinché il protocollo contenesse lo stesso principio. Rileviamo che purtroppo si tende a considerare il rientro in sede un’operazione per certi versi “dovuta” a prescindere, a nostro avviso anche per una concezione sbagliata verso i tanti lavoratori pubblici che hanno tenuto in funzione il sistema lavorando da casa anche in orari che andavano oltre la fascia serale prevista, spesso con mezzi propri. Possiamo affermare che l’attività da remoto abbia funzionato pienamente e garantito risposte, che non si sono registrati disservizi, ma un valido supporto alle imprese e ai lavorato e nei servizi al cittadino».
Secondo i sindacati non ci sono indicazioni o precauzioni: «Il messaggio contenuto nella circolare PAT che indica al 50 % il limite del rientro, e le sconosciute modalità degli altri enti pubblici (Comuni e Comunità), affida in buona sostanza ai singoli dirigenti la possibilità di declinazione “larga” dell’operazione, a prescindere dalle considerazioni sull’effettiva necessità e dalla congruenza dell’attività da remoto sin qui realizzata da larga parte del personale, con un messaggio sbagliato arriva dopo l’altro schiaffo che i dipendenti pubblici hanno subito, i “famosi” 20 milioni tolti accusandoci tutti di essere degli irresponsabili».
Ma per Cgil, Cisl e Uil sarebbe meglio agire con gradualità: «È necessario già in questa fase affrontare un ragionamento sull’ampliamento del lavoro agile, una valutazione costi/benefici per i servizi, le persone, le famiglie e una riduzione importante dei costi. Questo andrebbe naturalmente accompagnato da un accordo contrattuale specifico che pure abbiamo chiesto. La circolare inviata dal Dipartimento personale della PAT sul rientro contiene molte delle cose che abbiamo proposto nel Protocollo, ma ha conservato l’indicazione che sino al 50% del personale in lavoro agile possa rientrare».

Scarica il pdf: telelavoro ART 180520