Il T – 09 maggio 2023

«Lavoro pubblico, risorse inadeguate»

Seconda assemblea unitaria per Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl ed Enti locali del comparto delle autonomie locali, dedicata al personale delle Apsp del Trentino. Dopo l’assemblea partecipata da 1.000 persone il 3 maggio, quella di ieri è stata l’occasione per rinnovare l’appello alla Provincia. Alla luce della presentazione della variazione di bilancio trentino alle parti sociali, ribadiscono ancora una volta l’insufficienza delle risorse sul versante del rinnovo contrattuale. Sul tavolo la giunta, dopo la manifestazione del 3 maggio, ha aggiunto ulteriori 10 milioni rispetto a quanto preannunciato in precedenza (totale 36 milioni). Tuttavia, spiegano Luigi Diaspro, Giuseppe Pallanch e Andrea Bassetti, «lo stanziamento è del tutto insufficiente a fornire risposte alla perdita del potere d’acquisto dei salari e agli impegni politici assunti su ordinamento professionale, sistema indennitario, adeguamento e revisione utilizzo del buono pasto».
«La misura dei 36 milioni rimane una tantum, per un importo lordo quantificabile attorno ai 540 euro medi lordi per il solo 2023 mentre, nonostante le riassicurazioni della giunta, non abbiamo alcun riscontro sul rinnovo dei contratti di tutto il sistema pubblico provinciale che, per quanto ci riguarda, non può essere inferiore al dato Ipca del triennio 2022-2024 pari al 9%, ovvero circa 160 milioni», proseguono i segretari. Molti gli interventi, che hanno sottolineato i carichi di lavoro insopportabili, la frustrazione per il non riconoscimento del lavoro, l’aggressività nei confronti degli operatori, l’inadeguatezza dei parametri, la necessità dell’inclusione del lavoro nelle Apsp come usurante e la tenuta del sistema attraverso la tutela e la valorizzazione di tutte le figure professionali attraverso la revisione dell’ordinamento professionale. In vista dell’incontro del 17 maggio convocato dall’assessore Spinelli quindi, l’assemblea di ieri ha ribadito e rinnovato con forza il mandato assembleare del 3 maggio da più di 1.000 lavoratrici e lavoratori. «Non siamo intenzionati a trattare», hanno ribadito. L’alternativa è lo stato di agitazione e mobilitazione per arrivare al rinnovo dei contratti e scongiurare quanto già avvenuto per il triennio 2019-2021. «Oggi – chiudono i segretari generali – rivendichiamo con forza il valore imprescindibile del lavoro pubblico e di chi vi opera, e solo la certezza di risorse adeguate potrà far rientrare dello stato d’agitazione».

 

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