Corriere del Trentino, Il T – 08 marzo 2024

«Poste, il servizio è a rischio tagli»

Trento. La cessione sul mercato di un’ulteriore percentuale del pacchetto azionario del gruppo Poste Italiane, potrebbe comportare una riduzione di posti di lavoro anche a livello locale. È questo il rischio paventato dai sindacati trentini, soprattutto alla luce della diminuzione di circa 400 posti di lavoro registrata in provincia dal 2012 ad oggi. «L’ operazione di privatizzazione porterà ad un arretramento dei presidi territoriali e ad una chiusura di uffici postali — denunciano Jacopo Spezia della Slc Cgil, Antonio Lopresti della Slp Cisl e Concetta Inga della Uilposte —. Dovremo far fronte ad un calo della presenza del personale nei luoghi più ameni e a un taglio del servizio universale, a discapito delle fasce più deboli della popolazione». Tutto questo dopo che a livello regionale, proseguono nell’analisi i sindacati, in passato si è già registrato un importante ridimensionamento che ha portato ad orari ridotti, giorni di apertura alternati e chiusura degli sportelli nei centri minori. «Appare, dunque, chiaro che un territorio come il nostro, caratterizzato da una particolare orografia e con piccoli paesi che contano poche centinaia di abitanti — proseguono i sindacalisti — sarebbe particolarmente penalizzato da questa evidente marginalizzazione sociale». Dal 2012 al primo semestre 2023, i dipendenti trentini di Poste italiane sono passati da 1.271 a 842 unità, con una riduzione superiore al 30%. In questo momento le quote di Poste Italiane sono detenute al 29,6% del capitale sociale, il 35% è in mano a Cassa Depositi e Prestiti e il 35,4% è di privati: «Si rischia di perdere un asset strategico per il Paese — concludono i sindacalisti —. Poste Italiane è un’azienda di interesse pubblico e pertanto bocciamo nettamente l’operazione che intendono portare a compimento». Secondo i sindacati sussistono ulteriori problemi. In primis quello legato al rischio che il risparmio dei cittadini, gestito oggi da poste con rendimenti sicuri, finisca invece nelle mani della speculazione privata. Ma anche quello dell’immensa mole di dati custodita dal gruppo, essendo legati o alle attività svolte negli uffici postali o legati alle identità digitali (Spid) oppure derivanti dalla campagna vaccinale anti-covid, che rischierebbe di essere utilizzata per interessi privati.

 

Scarica il pdf: CORRIERE, IL T poste 080324