28 luglio 2021 –  Corriere del Trentino

Scuola. L’affondo dei sindacati:«Alla fine di luglio nessuno sa ancora come sarà l’anno»

TRENTO «Siamo preoccupati, a fine luglio ancora non sappiamo come sarà l’anno scolastico. Manca poco più di un mese. Il rientro in presenza sarebbe auspicabile e dovuto ma come?». Non nasconde un certo disappunto Stefania Galli (Cisl Scuola del Trentino). Nel giorno in cui l’assessore all’istruzione Mirko Bisesti annuncia un piano per la ripartenza della scuola con quattro diversi scenari, i sindacati denunciano una «carenza di comunicazione» da parte della Provincia.

«C’è solo una grande confusione», ammette il segretario della Uil Scuola, Pietro Di Fiore. «Si parla di vaccini obbligatori senza una norma precisa che non sia discriminante, sul piano trasporti non si sa nulla e poi le classi? Le classi Covid sono state tutte cancellate e la variante Delta incombe sull’inizio della scuola — attacca il sindacalista —. Lo scorso anno è stato ridotto il numero degli studenti nelle classi in tutti gli istituti, visti i rischi abbiamo chiesto di mantenere questi parametri invece si ritorna alle classi pre Covid, ma con la pandemia ci dobbiamo fare i conti». Di Fiore stigmatizza l’atteggiamento della governance provinciale chiede chiarezza: «Prima siamo stati costretti a tagliare gli organici e poi riprogrammare, infine parliamo dei presidi sanitari e i tamponi, non ci sono ancora indicazioni e sono necessari per il tracciamento, se poi tornerà un’altra ondata e l’azienda sanitaria perderà la possibilità di tracciare il contagio non ci potranno dire che è colpa del destino».

Per quanto riguarda l’obbligatorietà dei vaccini anti Covid ventilata dal governo centrale sono tutti concordi: «La libertà di scelta è fondamentale». Nessuna imposizione quindi. «Obbligare senza che le persone siano convinte non ha senso e imporre il vaccino agli insegnanti significa dover imporre il siero anche gli studenti adulti, ai genitori che entrano per accompagnare i bambini a scuola — osserva Galli —, capiamo la preoccupazione e la necessità salvaguardare la salute, ma abbiamo tenuto conto delle ripercussioni anche sulle categorie che con la scuola interagiscono? Chi si esclude? Forse è il caso di fermare le bocce e fare un po’ di chiarezza». Poi aggiunge: «La scuola ha risposta, tanti si sono vaccinati e tanti si sono ammalati e la confusione è l’unica certezza che abbiamo. Basta con le ordinanze serve condivisione E serve un protocollo di sicurezza anche per le persone fragili che non possono vaccinarsi».

È della stessa idea Marcella Tomasi (Uil Scuola): «Questo governo e l’azienda sanitaria ha sollecitato i cittadini senza dare un’informazione puntuale sui vaccini. Va fatta formazione su come sono costituiti e l’importanza per responsabilizzare, il vaccino è uno strumento ma la è libertà di decidere è fondamentale. Se poi ci sarà l’obbligo, vada di pari passo con la formazione e se ti impongono di farlo l’amministrazione e lo Stato devono assumersi le responsabilità di eventuali incidenti di percorso post vaccino».

Tomasi poi riflette sulla sperimentazione, fortemente voluta dal governo provinciale e bocciata dai sindacati, delle scuole materne aperte a luglio. Quasi un fallimento, secondo la Uil: «È stato mese difficile perché come immaginavamo gli insegnanti sono stremati, ho visto docenti con parecchia esperienza alle spalle arrivare a dire: non ce la faccio più. Hanno assunto giovani insegnanti con poca esperienza e ora tutto il personale, comprese le cuoche, è stremato». Tomasi ragiona sui numeri: «Abbiamo monitorato circa 30 scuola e la frequenza media è stata dell’80%, se si considera che ha aderito al progetto solo il 50% della totalità degli iscritti, in pratica ha frequentato meno del 40% di tutti i bimbi trentini, sicuramente il gioco non vale la candela. Anche i bimbi erano stufi». Un dato interessante emerge dal raffronto tra città e valli. «In città la frequenza è stata più alta, nella valli pochi bimbi hanno usufruito del servizio. Forse andrebbe fatta una riflessione». Tomasi insiste sui carichi di lavoro: «Se pensiamo che le chiamate per le domande a tempo determinato iniziano prima di ferragosto, queste insegnanti non riposano mai».

È critica anche Stefania Galli: «È andata come avevamo supposto, abbiamo tribolato per trovare supplenti e le famiglie hanno utilizzato la scuola materna come servizio conciliativo invece continua a essere scuola come da programma. Non è stata una buona esperienza e non è scuola».

 

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