Il T – 07 luglio 2023

Sindacati: «Lotta all’inflazione e allo sfruttamento»

«Se non vogliamo guardare alla giustizia sociale, consideriamo almeno l’importanza che gli aumenti salariali hanno per l’andamento dell’economia», dichiara Stefano Picchetti, segretario di UilTucs Trentino. L’adeguamento dei contratti deve in questo senso essere visto anche in «un’ottica territoriale, tenendo in considerazione il costo della vita e il problema di trovare una casa». Il 21 luglio a Bologna il sindacato, insieme a Filcams e Fisascat farà il punto sulla «situazione insostenibile». Eppure i soldi per risolverla ci sarebbero: «Sappiamo che c’è liquidità nelle aziende. Durante la pandemia si era raggiunto un 25 percento di fatturato in più. Purtroppo le imprese non affrontano il problema in maniera razionale. Lamentano, inoltre, un’eccessiva frammentazione dal lato sindacale. Troppi tavoli di trattativa. Ma noi possiamo rilevare lo stesso problema dal lato aziendale».Ad accomunare tutti i lavoratori in attesa di trovare «ristoro economico» nel proprio rinnovo contrattuale è la sofferenza causata dalle sempre più limitate possibilità di spesa, come sottolinea il segretario Fp Cgil Luigi Diaspro: «L’inflazione, che nel triennio 22/24 è al 18 percento, sta erodendo drammaticamente il potere d’acquisto dei salari dei dipendenti pubblici e privati».A rendere le tasche ancora più leggere, nel caso del comparto Sanità pubblica, sono anche tutte le «parti in sospeso del contratto 19/21». Come spiega Raffaele Meo, segretario della Flc Cgil, dal precedente contratto si attendono ancora «1,7 milioni di euro destinati ad integrare la parte riconosciuta ai docenti a livello nazionale, nonché le progressioni orizzontali per il personale Ata, il settore dell’infanzia e quello della formazione professionale». Procede su binario parallelo anche la discussione sullo sfruttamento dei lavoratori e sulle condizioni di precarietà particolarmente diffuse in alcuni ambiti. Per Daniel Agostini, segretario del sindacato Usb in Trentino il settore «maggiormente a rischio sfruttamento», oltre a quello logistico, è l’agricoltura. Come intervenire sindacalmente? La prima sfera d’azione dev’essere la normativa del settore agricolo: «Questi lavoratori sono maggiormente ricattabili perché non godono di una forte tutela nei periodi di disoccupazione, in quanto percepiscono l’indennità molto più tardi rispetto all’effettivo inizio del periodo non lavorativo». In secondo luogo, il carattere stagionale del lavoro «rende difficile unire i lavoratori per un’azione sindacale nel caso di problematiche da segnalare». Troppo spesso i problemi «vengono a galla tardi perché l’Ispettorato del Lavoro interviene su segnalazione. Andrebbe potenziato per permettere controlli più estesi e frequenti». Anche a fronte dell’introduzione di un salario minimo permane la questione sfruttamento: «Sarebbe necessario trovare una formula, al di là delle questioni politiche, per garantire un reddito di cittadinanza, o come lo si vuol chiamare. Senza, la paura di restare privi di occupazione all’improvviso porta spesso i lavoratori ad accettare condizioni poco dignitose», conclude Agostini. Riguardo al dibattito sul salario minimo è critico anche Giuseppe Pallanch, segretario Cisl Fp: «È un termine abusato. Un salario minimo di nove euro l’ora è comunque al di sotto di tutti i contratti collettivi»

 

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