l’Adige – 19 aprile 2024

«Tecnologie, la paura non serve»

«L’intelligenza artificiale è una straordinaria occasione paragonabile all’introduzione della stampa nel Quattrocento. Occorre che il sindacato sia coinvolto per definire anche a livello contrattuale le soluzioni lavorative che coinvolgono l’intelligenza artificiale». Lo storico segretario della Uil nazionale Giorgio Benvenuto (in carica dal 1976 al 1992) è intervenuto ieri al convegno promosso dal sindacato a Palazzo Geremia in cui si è discusso dell’impatto che l’intelligenza artificiale ha e avrà sul mondo del lavoro. Sono state numerose le voci di esperti che si sono pronunciate di fronte ad un pubblico numeroso, dal quale sono spesso giunte domande dubbiose di fronte a questa innovazione tecnologica che renderà molti lavori obsoleti. Le perplessità sono state rese evidenti dalle risposte date al sondaggio “in diretta” a cui le persone in platea hanno risposto usando il telefonino. La quota più numerosa dei partecipanti ha detto di provare preoccupazione per l’implementazione dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro ed ha espresso timore per il fatto che poche grandi aziende avranno il controllo sul lavoro e sui dati delle persone. Abbiamo conversato con Giorgio Benvenuto, tra gli ideatori delle “150 ore”, il percorso di formazione al lavoro introdotto nel 1973. Benvenuto suggerisce l’introduzione di un nuovo modello di “150 ore” aggiornato all’intelligenza artificiale in modo da favorire la conoscenza di questa tecnologia da parte dei lavoratori.
Segretario Benvenuto, qual è la sua opinione sull’intelligenza artificiale? «Ritengo sia un’occasione formidabile per correggere i guasti causati dalla globalizzazione e che hanno penalizzato il lavoro. Non bisogna avere paura del futuro, magari imitando i luddisti che durante la rivoluzione industriale distruggevano le macchine e che temevano l’innovazione.»
Ma l’automazione esiste proprio per poter fare a meno di forza lavoro. Non teme che a pagare saranno solo i lavoratori, mentre i benefici andranno solo, per usare un’espressione desueta, a chi “detiene il capitale”?
«L’intelligenza artificiale è paragonabile all’invenzione della stampa, che ha cambiato il mondo. Per questa ragione serve conoscenza. Un tempo si diceva ai lavoratori: “Dovete leggere un libro in più dei padroni”. Dobbiamo conoscere il linguaggio dei nostri interlocutori. L’antidoto a queste paure è la conoscenza.»
Che ruolo immagina per il sindacato nel lavoro rivoluzionato dall’intelligenza artificiale?
«Occorre che il sindacato sia coinvolto, è assolutamente imperativo che contribuisca a trovare le soluzioni anche a livello contrattuale per consentire l’introduzione dell’intelligenza artificiale. Bisogna ragionare sugli orari di lavoro, innanzitutto. Ma non dimentichiamo che l’automazione solleva i lavoratori dai lavori pesanti e pericolosi, favorendo la sicurezza sul posto di lavoro. Non dobbiamo temere questi nuovi sistemi tecnologici, ma impadronircene e non lasciare che altre aree del mondo ne decidano la sorte. Non possiamo rimanere indietro.»

 

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