24 febbraio 2017 – Trentino, Corriere del Trentino

«Cassa integrazione straordinaria»

Sait, prime persone a casa in marzo I dipendenti accettano 12 mesi di ammortizzatori. Sul tavolo restano i 130 esuberi

A maggioranza ieri i dipendenti del Sait di via Innsbruck, vale a dire i 420 addetti a magazzino e uffici, hanno votato a favore della cassa integrazione straordinaria. A questo punto scatta l’iter che porterà entro marzo all’applicazione dell’ammortizzatore sociale. È finito il periodo di oltre tre mesi in cui si è tentato di far desistere il consorzio dal suo piano di licenziamento di 130 addetti: ora non resta che trattare, per ridurre le perdite il più possibile. Uno dei risvegli più bruschi per il sistema della cooperazione trentina.

L’alternativa, se non ci fosse stato il sì dei dipendenti, sarebbe stato l’invio di 130 lettere di licenziamento. «Abbiamo spiegato che la possibilità di accedere al contratto di solidarietà era chiusa — riporta Walter Largher segretario Uiltucs —. Con quello strumento avrebbero lavorato tutti, anche se di meno. Inoltre di “solidarietà” si potevano chiedere anche due anni. Adesso con la cassa integrazione straordinaria ci sarà qualcuno che continuerà a lavorare, mentre altri saranno a casa a zero ore. Facile pensare che alla fine dei 12 mesi sarà su queste persone che si dirigeranno probabilmente i tagli. Inoltre la solidarietà implica una riorganizzazione aziendale, ma la società ci ha spiegato che non è questo il punto: il Sait così com’è non sta sul mercato, serve una gran cura dimagrante». «Adesso il nostro lavoro — prosegue Largher — sarà di tenere aperta la mobilità volontaria per chi intenderà lasciare l’azienda in questo periodo. E poi parlare con Federcoop, per coinvolgere le Famiglie cooperative: se le Fc assumeranno, dovrebbero pescare in primis dai licenziati dal Sait. Anche con un’apposita formazione per consentire loro di lavorare nei punti vendita».

Ieri, dopo le assemblee, i sindacati sono saliti dal direttore Luca Picciarelli e dal presidente Renato Dalpalù, per iniziare il percorso verso la cigs.

Lunedì partiranno le comunicazioni, ci saranno incontri e si comunicherà l’accordo al ministero del Lavoro. Dopo la valutazione si inizierà a mettere le persone in cassa. «Entro marzo i primi dipendenti dovrebbero entrare in cassa — fa sapere Lamberto Avanzo, segretario della Fisascat Cisl —. È stata richiesta la sospensione a zero ore per 12 mesi per la totalità dei 420 dipendenti di via Innsbruck». In tutto il Sait ha circa 650 addetti, 420 in uffici e magazzini, i restanti dislocati nei suoi supermercati. «Noi controlleremo che ci sia la rotazione interna — prosegue Avanzo, applicando tutti i paletti del caso. Abbiamo calcolato che in tutto dovrebbero essere 25-30 i dipendenti che nel giro di 36 mesi raggiungeranno i limiti per la pensione. Con i 12 mesi di cigs e i 24 di Naspi, possono uscire senza grossi problemi. Poi c’è la partita degli incentivi all’esodo, che farà parte dell’accordo, grazie ai quali altri lavoratori saranno messi in condizione di non opporsi al licenziamento». Federcoop dovrebbe riuscire a innescare una possibilità di riassorbimento in altre società del consumo e delle coop sociali, ieri c’erano al tavolo anche Michele Odorizzi e Paolo Pettinella. Ma non è un approdo scontato. «La Provincia deve fare del suo — conclude il sindacalista — con percorsi di formazione e accordi con le società di somministrazione».

«Una soluzione minima molto sofferta per le famiglie — riconosce Roland Caramelle, segretario della Filcams Cgil — queste persone sono in fin dei conti ricattabili. E non capiscono i motivi di queste scelte — prosegue —, perché di lavoro ce n’è. Chi farà poi il lavoro quando loro staranno a casa? L’azienda ci deve dare risposte sulle esternalizzazioni che intende fare. C’è assoluta mancanza di trasparenza da parte del Sait».

Scarica il pdf: Sait ART 240217