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Rette nido, dalla Giunta una risposta positiva ma parziale
Ora serve un intervento su rette massime e un coordinamento formale con le misure statali
Il dimezzamento delle rette degli asili nido varato dalla Giunta provinciale diventa un po’ più equo. L’esecutivo, accogliendo anche le richieste di Cgil Cisl Uil, ha provato ad armonizzare in modo indiretto l’intervento provinciale, varato per la prima volta dalla Giunta Rossi, con il contributo erogato dall’Inps. In concreto per le famiglie lo sconto provinciale sulle rette verrà calcolato sulla somma non coperta dal bonus statale, e quindi per le rette superiori a 136,37 euro mensili. “Una decisione che va nella giusta direzione – commentano i tre segretari Andrea Grosselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti -. Grazie a questo primo meccanismo di coordinamento tra i due interventi la Provincia risparmierà anche un po’ di risorse che, a questo punto, dovrebbero essere indirizzare per abbattere almeno in parte le rette massime”.
Il provvedimento varato dalla Giunta Fugatti infatti, rende più efficace l’abbattimento delle tariffe nido previsto con l’assegno unico provinciale, ma non risolve tutti i problemi di equità. In particolare restano aperti due questioni. La prima è quella delle rette massime: oggi una famiglia che ha un Icef superiore anche solo per un euro a 0,40 paga rette fino a 300 euro al mese, al netto dello sconto Inps. Chi è appena sotto la soglia Icef paga appena 60 euro cumulando i due benefici, statale e provinciale. “Sarebbe giusto che la giunta destinasse parte delle risorse risparmiate alla riduzione delle tariffe massime oggi pagate da almeno il 25 per cento delle famiglie trentine”.
La seconda riguarda le tariffe inferiori al corrispettivo del bonus nido Inps. In questo caso le famiglie sostengono costi reali, già scontati dalla quota B2 dell’Assegno unico, sotto la soglia Inps di 136,37 euro, pur avendo in mano fatture dei Comuni che gestiscono il servizio più alte di questo limite. Chiedendo il bonus Inps, sulla base delle fatture dei Comuni, rischiano sanzioni e indebiti se non dichiarano quanto percepito della Provincia nell’assegno unico. “E’ necessario che Provincia e Inps provinciale si coordino per trovare una soluzione che non metta in difficoltà le famiglie, come si sta provando a fare per quanto riguarda gli assegni famiglia statali. Se ciò non fosse praticabile sarà indispensabile aprire una trattativa col Governo per il riconoscimento delle potestà dell’Autonomia e del ruolo integrativo del welfare provinciale”, concludono Cgil Cisl e Uil.
Trento, 15 ottobre 2019
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Assegno unico, nuovo rinvio per quarantamila famiglie
Le domande si potranno presentare a novembre. Sindacati e Acli: “Ennesimo disagio, la Provincia si assuma la responsabilità di queste inefficienze”. Sarà necessario spostare fino a 8mila appuntamenti
Quarantamila famiglie trentine dovranno fare i conti con un nuovo rinvio per la presentazione delle domande di assegno unico. Manca ancora una comunicazione ufficiale da parte della Provincia, ma sembra ormai certo che non si potrà fare domanda prima del 4 novembre e non il 28 ottobre come stabilito in precedenza.
E’ il secondo rinvio per questa campagna: le domande dovevano essere presentate prima a partire dal 14 ottobre (peraltro già con un mese ritardo rispetto al regolamento provinciale), poi dal 28 ottobre e adesso dal 4 novembre. Ancora una volta, dunque, i patronati sono costretti a posticipare gli appuntamenti già fissati. Si tratta circa di 8mila utenti. “Come stanno dimostrando i fatti i nostri non erano inutili allarmismi – dicono i segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti insieme al presidente della Acli trentine Luca Oliver -. Non mettiamo in dubbio che possano esserci dei problemi organizzativi, ma vanno affrontati con tempestività e soprattutto dando certezze ai cittadini e a chi opera su questi servizi come i patronati e che quotidianamente si confronta con le aspettative delle famiglie. Sottovalutare questo aspetto è grave e non rispettoso”.
Con il nuovo slittamento ci sono pochi dubbi che arriverà in ritardo anche l’erogazione del sostegno economico: difficilmente le famiglie potranno contare sul contributo a partire da gennaio, ma dovranno aspettare i mesi successivi con non pochi disagi per chi di quei contributi ha bisogno.
C’è preoccupazione anche per il sovrapporsi di scadenze che si verificherà a causa di questo ritardo: nei prossimi mesi parte la campagna dell’assegno di cura e quest’anno sarà difficile evitare un intasamento agli sportelli dei patronati e dunque una più complicata gestione delle attese.
Sarebbe almeno opportuno che la Provincia prendesse atto si questa sua inefficienza e comunicasse in modo chiaro ai cittadini, assumendosi la totale responsabilità di questi disagi.
In merito ai nuovi interventi come il bonus sport, inserito nell’assegno unico, sindacati e Acli fanno notare che sarebbe stato opportuno studiare meglio il provvedimento. “La giunta ha stabilito che il contributo scatta dall’ottobre precedente all’anno di erogazione dell’assegno unico, dunque ottobre 2019 per l’Aup 2020. E tutte le famiglie, che non informate a dovere, hanno pagato le rette dei corsi sportivi il 30 settembre restano a “0”?”
Trento, 15 ottobre 2019
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