Palafitte di S.Bartolomeo e Funivia del Bondone, la farsa in Comune a Trento continua……
Comunicato stampa Uil del Trentino – 21 ottobre 2016
La notizia che il Comune di Trento e la Provincia Autonoma non sono in grado di attivare integralmente il piano attuativo per la realizzazione dei 98 alloggi di edilizia pubblica in via dei Tigli ed anzi stentano ad avviare un cantiere parziale per soli 30 alloggi e qualche altra piccola struttura commerciale e sociale nella stessa area nel quartiere popolare di S. Bartolomeo, non sorprende la UIL del Trentino.
Da anni denunciamo l’utilizzo propagandistico dell’iniziativa “Palafitte”, da parte dei Sindaci, degli Assessori alla Casa del Comune di Trento, degli Amministratori di ITEA spa e degli Assessori provinciali all’Edilizia Sociale, ogni qualvolta venivano evidenziati i ritardi e la riduzione di alloggi di edilizia sociale nei piani di assegnazione provinciali e comunali.
Abbiamo paragonato questi alloggi, che da canone sociale col tempo sono diventati a canone moderato, come i carri armati di Mussolini, che giravano le piazze d’Italia per mostrare la forza del regime, ma erano sempre gli stessi spostati coi vagoni ferroviari di piazza d’armi in piazza d’armi.
Una farsa a cui neppure oggi probabilmente, a fronte dell’ennesimo biascichio di Gilmozzi e Franzoia, viene posta fine. Si continua infatti a chiacchierare di progetti, finanziamenti e diverse modulazioni di realizzazioni edilizie, ma a breve se non si passerà all’avvio del cantiere, si rischierà piuttosto di perdere il finanziamento nazionale di qualche milione di euro che, “cincischiando” ulteriormente, Roma dirotterà verso altri territori e periferie che non godono delle tanto invidiate risorse dell’autonomia.
Altrettanto surreale e strumentale la discussione innescata dal consiglio comunale di Trento relativamente alla ipotesi della costosissima funivia del Bondone, un’opera da 60 milioni e da costi di gestione altrettanto milionari.
Per la UIL i paragoni tecnici, urbanistici e turistici con Bolzano ed il Renon sono perlomeno fuorvianti, ma soprattutto resta la questione centrale di chi, non certo il Comune di Trento, ma casomai la Provincia, possa metterci i quattrini, od almeno una quota rilevante dell’investimento, enorme, per realizzarla.
Non tenendo dei chiari di luna sulle riduzione delle risorse nazionali e la difficoltà già importanti per reperire le risorse per altre infrastrutture di portata provinciale come la Rovereto – Loppio – Riva, il Nuovo Ospedale di Trento o la variante di Cles in Val di Non. Per non parlare delle risorse che prima o poi si dovranno trovare per il risanamento delle aree inquinate di Trento Nord e la loro restituzione alla città e necessaria destinazione ad uso industriale, commerciale, logistico e residenziale.
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