Trentino, Corriere del Trentino, Il T – 28 luglio 2023

Caldo e malori in mensa a Rovereto. «Ci vietano di aprire le finestre» La mobilitazione delle addette mensa dell’ospedale costrette a lavorare a 40°C

Un’ora di protesta, un’ora d’aria, fuori da quella mensa che poco dopo le avrebbe viste all’opera per preparare, alle insane temperature prossime ai 40 gradi e oltre, i pasti dei tanti pazienti che sono in degenza all’interno dell’ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto. Sono le lavoratrici del comparto cucina del nosocomio roveretano che si sentono giorno dopo giorno soffocare dalla calura. Un’ora d’aria «fresca» in cui gridare a gran voce quanto insopportabile e difficile sia stare nelle vicinanze di fornelli e lavastoviglie che emanano vapore e calore, senza accusare malori. Svenimenti e cali di pressione, per ora senza gravi conseguenze, si stanno intensificando sempre più, soprattutto in estate, già da due anni a questa parte. Hanno distribuito volantini e gridato slogan semplici e chiari «Non si baratta la salute». Al loro fianco, a proteggerle da possibili ripercussioni aziendali, i sindacati uniti, la Filcams Cgil, la Fisascat Cisl e la Uiltucs. Hanno protestato senza intaccare il servizio, senza che la loro legittima rimostranza avesse ripercussioni sulla preparazione di pasti che non sono un servizio accessorio, ma fondamentale per la salute di chi è in cura e abbisogna di un bilanciato apporto nutrizionale e calorico. Tutto questo è però categoricamente smentito dall’Azienda sanitaria che afferma di non avere segnalazioni di malori e che i locali hanno un impianto funzionante attivo dal 2015.
La voce alle dipendenti
Il motivo di questa mobilitazione riguarda le condizioni di lavoro insostenibili e pericolose dalle addette mensa. Condizioni spiegate nel volantino, lasciato su alcune automobili, intitolato: «Nella cucina dell’ospedale di Rovereto si soffoca». Le addette hanno più volte espresso la loro condizione con annesse lamentele. Come dimostrato dagli episodi di malore avvenuti negli ultimi anni, le difficoltà che affliggono la cucina dell’ospedale sono ancora attuali. L’ambiente di lavoro è soggetto ad umidità e ad elevate temperature (con picchi addirittura superiori ai 40 gradi). Tuttavia, mancano adeguati sistemi di raffreddamento e ventilazione e l’impossibilità di arieggiare il locale peggiora la situazione.
Temperature sopra i 40 gradi
Le delegate sindacali hanno evidenziato il disagio a cui sono costrette ad adattarsi quotidianamente. Isabella Valenti ha sottolineato che: «Il problema principale nella cucina riguarda la temperatura eccessivamente elevata. Ci è vietato aprire le finestre a causa delle zanzariere rotte che non sono state riparate nonostante siano danneggiate da molto tempo. Durante l’orario di pranzo, la temperatura dell’ambiente supera i 40 °C, mentre al mattino si aggira intorno ai 30 °C. Questa situazione è soffocante. Purtroppo, alcune di noi hanno subito malori a causa dell’elevato calore. Non c’è aria condizionata e anche la cappa di aspirazione funziona male. Con le finestre chiuse e queste condizioni, è davvero difficile lavorare». Nonostante le denunce fatte alla direzione dell’ospedale, alla direzione dell’Azienda Sanitaria, all’Uopsal e al Commissariato di Governo, si legge sul manifestino, non è stato messo in atto alcun cambiamento.
Serve una cucina adeguata
Patrizia Pifferati rincara: «Spero che qualcuno presti attenzione in qualche modo. Il nostro desiderio è lavorare in un ambiente sereno, soprattutto per il nostro benessere, in uno spazio sano e adeguato considerando già la fatica del nostro lavoro. Anche se il caldo può essere più sopportabile la sera, resta comunque caldo, vogliamo lavorare in un ambiente che non metta a rischio la nostra salute. Con il cambiamento climatico il clima è diventato sempre più caldo, come possiamo vedere dai picchi di temperatura ad esempio a Palermo». Le lavoratrici non richiedono favoritismi o trattamenti particolari, ma soltanto condizioni di lavoro rispettabili e adeguate.
«Pronti ad azioni legali»
I sindacati non intendono aspettare troppo tempo ed esigono che i vertici dell’Apss ai quali era stato già chiesto di intervenire sulla struttura, facciano qualcosa. «Se questo non succedesse – spiega Luigi Bozzato della Filcams Cgil – si è pronti a passare per vie legali o dal Commissariato del Governo.
L’Apss smentisce le lavoratrici
L’Apss spiega e punta il dito contro la possibilità che vi siano difficoltà di gestione tra il personale Apss e quello della ditta appaltatrice precisando che: «La situazione inerente il caldo nei locali cucina è conosciuta e attentamente monitorata anche con campionamenti di temperatura. Non ci risultano segnalazioni di malori occorsi al personale interno o della ditta appaltatrice a causa del caldo. I locali hanno un impianto di raffrescamento dal 2015, perfettamente funzionante, che mantiene la temperatura e l’umidità media nei limiti. Nei prossimi giorni verranno effettuate nuove misurazioni e installate nuove zanzariere».

Scarica il pdf: TRENTINO, CORRIERE, IL T ospedale ART 280723