Trentino –  11 giugno 2023

Contratti pubblico impiego «Per i rinnovi serve 1 miliardo»

TRENTO. L’assestamento di bilancio provinciale di giugno deve contenere anche le risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e del comparto scuola. Nella conferenza stampa dell’altro giorno il governatore Maurizio Fugatti ha anticipato (“con toni trionfalistici”, chiosa sardonicamente la Flc Cgil) l’intenzione di mettere sul piatto una cifra di 200/300 milioni di euro, per il triennio dal 2022 al 2024. Per tanti che possano sembrare a chi non ha idea del numero di lavoratori interessati, è una cifra che il sindacato giudica del tutto inadeguata: una operazione di facciata, quando invece c’è bisogno immediato di restituire potere di acquisto a lavoratori impoveriti e che non a caso non trovano più nel pubblico impiego una soluzione interessante per le proprie prospettive di vita.
Il calcolo è stato fatto e reso noto nei giorni scorsi: la base sono i conti dell’Istat, non la lettura dei fondi del caffè. E secondo l’Istat l’inflazione nel triennio 2022-2024 raggiungerà il 16%. Un rinnovo contrattuale serio deve almeno garantire la copertura del tasso di inflazione. Nel caso specifico, partendo da basi non certo invidiabili, dovrebbe semmai andare oltre per recuperare almeno in parte il gap salariale patito in Italia e in Trentino negli ultimi decenni rispetto al resto d’Europa. Ma spalmati sul trienno e sul numero degli interessati, i soldi “annunciati” da Fugatti sono più o meno un quarto di quanto sarebbe necessario. Con 200 milioni si arriva a un 4% di aumento salariale. Con 300 al 6%. Lontanissimo dal 16% che dovrebbe essere ritenuto l’obiettivo minimo.
Martedì prossimo è programmato un incontro tra sindacato e assessore Spinelli. In vista di quella data, martedì scorso le tre sigle confederate hanno espresso una posizione congiunta: firmano Diaspro, Pallanch e Bassetti per Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. Chiedono certezza di risorse e ribadiscono, pur confermando la loro disponibilità al dialogo, che siamo ancora molto lontani da “un rinnovo contrattuale dignitoso”. Le premesse insomma non sono affatto incoraggianti.
Anche l’annuncio dei 200 o 300 mila euro, letto con gli occhi di chi ha gli strumenti per dargli la sua reale dimensione, risulta addirittura un passo indietro rispetto alle anticipazioni del recente passato che hanno portato alla mobilitazione del personale del pubblico impiego. Qualche settimana fa, ricorda la Cgil, si ipotizzavano 100 milioni per il solo 2022. Adesso si parla di 200 milioni per il triennio. Un terzo in meno rispetto anche a quella cifra, già valutata come del tutto insufficiente. Senza le risorse necessarie, non c’è margine per una trattativa che abbia qualche speranza di successo.

 

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