Il T – 07 aprile 2024

Contratto per 22mila, 300 in regione. Lidl esce da Federdistribuzione e paga. Nuovo sciopero contro le altre catene

Lidl, la catena tedesca del discount presente in Trentino con 7 supermercati e in Alto Adige con 8 punti vendita, ha deciso di uscire da Federdistribuzione, di disapplicare il relativo contratto nazionale e di applicare invece il contratto Confcommercio, appena rinnovato, pur senza esprimere l’intenzione di entrare in questa associazione. Per gli oltre 160 dipendenti di Lidl in Trentino e i 130 in Alto Adige, quasi 300 in tutta la regione, e per i 22mila lavoratori e lavoratrici di Lidl Italia significa avere gli aumenti e le altre novità previste nell’accordo recentemente raggiunto con le organizzazioni imprenditoriali del commercio, Federdistribuzione esclusa, e in particolare l’incremento salariale a regime al quarto livello di 240 euro al mese. La decisione, a meno di tre anni dall’adesione, è stata presa, sostiene l’azienda, a seguito dell’eccessivo protrarsi delle negoziazioni per il rinnovo del contratto nazionale della distribuzione moderna organizzata, scaduto nel 2019. «Da quattro anni i nostri collaboratori attendono il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro ed è per noi inaccettabile che le trattative si siano ulteriormente arenate per dinamiche che esulano dai loro bisogni – dichiara il presidente di Lidl Italia Massimiliano Silvestri – Il prolungato immobilismo nella trattativa ha introdotto incertezze che intendiamo subito superare per il senso di responsabilità che abbiamo nei confronti delle nostre persone».
«Il malcontento di Lidl sfociato nella decisione radicale di abbandonare Federdistribuzione dà la misura di quanto il cerchiobottismo dell’associazione datoriale non stia portando vantaggi né per i lavoratori e le lavoratrici né per le aziende – afferma Stefano Picchetti, segretario della Uiltucs del Trentino Alto Adige – La decisione di applicare il contratto collettivo del commercio appena rinnovato avvalora la nostra tesi, cioè che quello che abbiamo chiesto era esattamente quello che ci spettava». Secondo Picchetti «sono da ringraziare i lavoratori e le lavoratrici che hanno scioperato il 30 marzo, tenere duro e non cedere porta a risultati». Resta aperta la vertenza con le altre aziende di Federdistribuzione, da Aspiag-Despar a Pam, da Acqua e Sapone a Dm, da Obi a Prix, da Conbipel ad Arcaplanet a Metro, con centinaia di addetti in Trentino. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno proclamato ulteriori 8 ore di sciopero che saranno declinate a livello territoriale e proseguiranno la mobilitazione fino a quando non sarà rinnovato il contratto. «Stiamo valutando altri scioperi territoriali e aziendali – dice Picchetti – Il fatto che persino Lidl la pensi come noi e voglia norme e stipendi adeguati per i suoi dipendenti la dice lunga sulla linea politica di Federdistribuzione».
Ma le difficoltà, dopo il rinnovo dei contratti del commercio e della distribuzione cooperativa e lo stallo della distribuzione moderna organizzata, non sono finite. «Sono in fase di rinnovo i contratti del turismo, alberghi, ristorazione collettiva, pubblici esercizi, che in Trentino coinvolgono 30mila lavoratori e lavoratrici – spiega Picchetti – Ma nel ramo della ristorazione collettiva le grandi catene multinazionali vorrebbero uscire dalle trattative. La cosa ci preoccupa, potrebbe diventare un secondo caso Federdistribuzione». Tutto questo in un quadro in cui l’occupazione cresce ma «i precari restano gli stessi, i giovani, che spesso se perdono il lavoro è difficile che lo ritrovino».

 

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