l’Adige – 14 aprile 2024

«Dolomiti Energia, serve una pubblic company»

«L’assetto della governance di Dolomiti Energia non può essere l’esito di logiche meramente spartitorie. Anche quando si discute di cariche sociali, i soci pubblici e privati debbono avere in mente solo una cosa: lo sviluppo industriale dell’azienda. Perché il tema dell’energia resta centrale per la competitività del nostro sistema produttivo, per l’attrattività di nuovi investimenti e per lo sforzo complessivo del nostro territorio di tradurre il processo di transizione ecologica in un’occasione di rafforzamento e di innovazione del piattaforma economica locale». I segretari di Cgil Cisl e Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti entrano nel dibat-
tito sul futuro della multiutility. Come riportato da L’Adige di sabato, in cui si dava conto delle trattative in corso in questi giorni tra il presidente Maurizio Fugatti e i sindaci Franco Ianeselli e Giulia Robol, sono numerose le decisioni da prendere in fretta. C’è il tema della governance e quello del risiko azionario, con la necessità di decidere che fare con il diritto di prelazione sulle quote di Hde. Temi tuttavia, ricordano ora i sindacati, che devono essere visti come strumentali all’innovazione.
«Le sfide che il Trentino dovrà affrontare proprio nel campo della gestione della produzione energetica da fonti rinnovabili riguarda poi la capacità dell’Autonomia di esercitare fino in fondo le proprie competenze, nel rapporto con la disciplina europea delle concessioni osservano i segretari Sappiamo come questo rapporto dialettico sia inevitabile e non aggirabile e vada affrontato con una visione strategica per un settore tanto importante per il nostro territorio. Ecco perché da tempo stiamo sollecitando le istituzioni a portare avanti la trasformazione di Dolomiti Energia verso una governance interamente pubblica o in alternativa verso una vera e propria public company. Una spinta che si rafforza anche alla luce dei tragici accadimenti della centrale idroelettrica di Bargi sull’Appennino bolognese. La qualità del lavoro, la capacità di ridurre la frammentazione dei processi produttivi e la garanzia dei diritti alla salute e alla sicurezza di chi opera in questo settore concludono debbono quindi tornare ad essere centrale per il futuro stesso della società in tutti i suoi ambiti».

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