Il T – 14 gennaio 2024

Femminicidi, uomini in piazza. «Siamo noi il problema»

Hanno risposto in centinaia all’appello «Uomini contro la violenza di genere», lanciato da 60 uomini della società civile e politica del Trentino per sensibilizzare la componente maschile della comunità. E ieri piazza Pasi a Trento era piena. Un’iniziativa nata diverse settimane fa, all’indomani dal femminicidio di Giulia Cecchettin, ma che si è caricata di un’urgenza particolare a soli due giorni dall’uccisione, a Valfloriana, di Ester Palmieri da parte del suo ex compagno Igor Moser.
All’iniziativa erano presenti esponenti della politica e della cultura. Tra questi il sindaco di Trento Ianeselli con molti consiglieri comunali e provinciali di centrosinistra, la deputata dem Sara Ferrari, il presidente della Cooperazione Trentina Roberto Simoni, i segretari di Cgil, Cisl e Uil. Dal mondo dell’università, la prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento Barbara Poggio che — come la maggior parte dei relatori — ha lanciato l’appello alla Provincia perché «riattivi al più presto i percorsi di educazione alla relazione di genere nelle scuole, in cui il Trentino era un precursore ma che la giunta Fugatti ha inspiegabilmente sospeso».
«L’iniziativa è nata spontaneamente da un gruppo di uomini che non potevano più esimersi dal dare la propria voce, condividere l’esigenza che non si può lasciare tutto il peso della lotta contro la violenza di genere», ha esordito Marco Buiatti, tecnico di laboratorio del CiMeC dell’Università di Trento e portavoce dell’iniziativa. «Si può chiamarlo, patriarcato, sessismo, ma in ogni caso la società attribuisce alle donne un ruolo subalterno, di cura, e se lo rifiutano vanno incontro a un biasimo sociale».
Se la cultura è al centro del problema, per Buiatti è proprio su questo che si deve puntare. Peccato però che la Provincia, nel 2018, abbia deciso di annullare i percorsi di educazione alla relazione di genere di cui il Trentino era stato tra i capofila. Nel comitato scientifico c’era la sociologa Barbara Poggio, anche lei presente all’iniziativa: «la scuola è il luogo principale dove la violenza di genere può essere combattuta. È miope pensare che basti l’educazione in famiglia, perché non tutte le famiglie sono uguali e noi vogliamo puntare a tutti». E così il sindaco di Trento Franco Ianeselli: «È importante usare le parole giuste, anche se sono difficili da trovare e pronunciare. Una di queste è femminicidio, che è legato al rifiuto di accettare che una donna si possa emancipare, anche interrompendo una relazione». L’altra parola è «patriarcato»: «Che c’è ed esiste, e spetta anche a noi uomini combatterlo».
Eppure, nonostante le adesioni trasversali, tra i politici in piazza c’erano soprattutto esponenti del centrosinistra. Tra questi la deputata del Pd Sara Ferrari: «Non era affatto scontato avervi qui così numerosi», ha esordito rivolgendosi a una folla composta in larghissima maggioranza da uomini. «Senza uomini questa battaglia non si vince».

 

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