Il T – 12 ottobre 2023

«Incentivi alle imprese, esclusi dal patto»

 

Tutto sommato, dopo mesi di acceso dibattito, la riforma della legge 6, quella che regola gli incentivi alle imprese trentine, era stata approvata in un clima sereno, lo scorso giugno. Giunta, minoranze e sindacati avevano trovato punti d’accordo. Ma ora la polemica si è riaccesa. Ieri è arrivato un duro comunicato dei sindacati confederali contro la giunta provinciale uscente, che nei giorni scorsi ha inviato le prime disposizione attuative di carattere generale della nuova legge. In sostanza, «non è stata prevista alcuna firma dei rappresentanti dei lavoratori in calce ai patti delle nuove procedure negoziali per la concessione di contributi alle imprese. Sarebbe un brusco passo indietro», tuonano i segretari trentini di Cgil, Cisl e Uil. Stiamo parlando infatti della legge che disciplina gli incentivi provinciali alle imprese. Per avere un’idea, nel 2022 Piazza Dante ha erogato contributi pari a 92 milioni di euro, 12 in più rispetto all’ultimo anno prima della pandemia (+13%). Mediamente ogni anno sono circa 6-7mila le imprese beneficiarie, cioè oltre il 12% delle aziende attive in Trentino.
Ecco, ad oggi, si prevede che i contributi sopra una certa soglia economica siano erogati sulla base di un patto tra Provincia e impresa, in cui si stabiliscono precisi vincoli. Secondo i sindacati il patto deve essere sottoscritto anche dai rappresentanti dei lavoratori ogniqualvolta ci siano vincoli occupazionali, come in passato. Mentre nel documento inviato ai sindacati — che probabilmente sarà approvato nei prossimi giorni dalla giunta — si dice che «al fine della definizione del Patto sono consultate le parti sociali».
Per i sindacati non è sufficiente una consultazione. «I livelli occupazionali sono materia sindacale — incalzano i segretari generali Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil) — Non sono i tecnici ma i delegati sindacali che conoscono le dinamiche interne di un’azienda e che possono vigilare sul rispetto delle intese. La giunta sembra voler evitare proprio questo così da permettere alle aziende di avere mani libere e rendere meno vincolanti gli impegni occupazionali. Ci si dimentica però che i contributi erogati dalla Provincia sono finanziati dalle tasse che pagano le lavoratrici ed i lavoratori, e dunque devono avere una ricaduta sociale. Non si può — concludono — spendere i soldi pubblici senza preoccuparsi della responsabilità sociale o farlo solo per finta». Le tre organizzazioni hanno messo per iscritto le osservazioni in una lettera indirizzata all’assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli.

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