Corriere del Trentino – 23 gennaio 2024

Meno disoccupati, più divario. Provincia e sigle a confronto

TRENTO Più occupati, sia rispetto al resto d’Italia che guardando alla media europea, ma un divario maggiore nelle retribuzioni di uomini e donne. Stipendi allineati al nordest per operai e apprendisti, ma con una forbice che si apre di più quando si guardano quelli di impiegati e dirigenti. Luci e ombre del mercato del lavoro trentino sono state, ieri, al centro del confronto che ha impegnato i vertici di piazza Dante e le segreterie sindacali, riuniti in sala Depero, nel palazzo della Provincia.
«La nostra volontà è di aprire un confronto partendo da questa fotografia per capire quali siano le sensibilità all’interno del sistema trentino — ha spiegato il governatore Maurizio Fugatti — Questo è l’inizio di un percorso che dovrà avere tempi definiti per vedere se i dati di cui siamo in possesso sono da voi ritenuti reali o migliorabili. Non dobbiamo dimenticare che la Provincia ha le sue responsabilità, a partire dal contratto del pubblico impiego».
A illustrare i numeri, la dirigente del dipartimento Sviluppo economico Laura Pedron: in termini di attivazione al lavoro si è raggiunto il 74%, superando il 66% dell’Italia; il tasso di occupazione è in crescita rispetto ai Paesi più evoluti e industrializzati d’Europa, al 71.8%, mentre il tasso di disoccupazione è basso, solo il 2.9%, in contrasto con il 7.3% a livello nazionale. Circa 7.400 persone sono alla ricerca di lavoro, ma il tasso di inattività parla invece di oltre 88 mila tra studenti e disoccupati che non sono attivi nel cercare occupazione. Il confronto sugli stipendi è partito da un’analisi comparata tra le retribuzioni nel nordest, Italia e Lombardia, evidenziando come il Trentino sia allineato agli altri territori quando si prendono in esame i salari di operai e apprendisti, ma presenti un divario significativo tarato verso il basso al momento di spostare l’attenzione su impiegati e dirigenti, una distanza che aumenta stringendo il confronto sull’Alto Adige e in generale rispetto sul nordest. Riguardo al «gender gap», si è notato come gli stipendi maschili siano più elevati, anche per ’effetto del part-time, che costituisce il 36% del totale femminile, in confronto al 33% del nordest e al 31% in Italia. Quando si esamina la dimensione delle imprese, infine, si conferma l’aumento delle retribuzioni medie al crescere delle realtà considerate.
Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil) hanno ricordato come il Trentino resti «il territorio con più lavoratori occupati a termine, riducendo così le retribuzioni complessive, fattore che rende impossibile a molti giovani la concretizzazione di un progetto di vita autonomo». Da qui la richiesta di eliminare stage e tirocini per qualificati, diplomati e laureati e disincentivare i contratti a tempo determinato. «Partiamo dalla situazione salariale e dal mercato del lavoro — ha sottolineato l’assessore allo Sviluppo economico Achille Spinelli — concentrandoci sulle aziende trentine, con un focus sugli investimenti e sull’internazionalizzazione».

 

Scarica il pdf: CORRIERE occupazione 230124